Amman/Roma. Mentre la guerra in Siria sta per entrare nel suo quinto anno, gli aiuti umanitari, disperatamente necessari, non riescono a raggiungere milioni di persone bloccate dal conflitto. Serve un imponente aumento dell’assistenza sanitaria. Lo afferma l’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) alla vigilia dell’anniversario del conflitto siriano, il 13 marzo.
“A quattro anni dall’inizio del conflitto in Siria, questa guerra continua a vivere di una violenza brutale che non fa distinzione tra civili e combattenti, né rispetta lo status di protezione del personale e delle strutture sanitarie” ha dichiarato Joanne Liu, presidente internazionale di MSF. “È inaccettabile che l’assistenza umanitaria sia così limitata, quando il bilancio dei morti e la sofferenza dei civili hanno raggiunto livelli così insostenibili.”
Il sistema sanitario siriano è devastato da quattro anni di conflitto. L’accesso ai trattamenti medici di base è diventato praticamente impossibile, per la mancanza di forniture e personale medico qualificato o per gli attacchi contro le strutture mediche.
Dei circa 2.500 medici che prima del conflitto lavoravano ad Aleppo, la seconda città della Siria, meno di cento lavorano ancora negli ospedali rimasti aperti in città. Gli altri sono fuggiti, sono sfollati in altre aree del paese, sono stati rapiti o perfino uccisi.
“La nostra organizzazione dovrebbe gestire in Siria alcuni dei più importanti programmi medici dei suoi 44 anni di storia” dichiara Joanne Liu. “Ma non è così. Perché?”
Il graduale deterioramento della situazione nel paese e l’incidente di sicurezza che ha visto cinque membri dello staff di MSF prelevati dal gruppo dello Stato Islamico nel gennaio 2014 hanno costretto MSF a ridurre le proprie attività nel paese.
“Il grave incidente di sicurezza che ha coinvolto i nostri colleghi ha non solo imposto la chiusura delle strutture sanitarie nelle aree controllate dal gruppo dello Stato Islamico, ma anche costretto MSF a ritirare lo staff medico internazionale dalla Siria, perché non abbiamo più la certezza che le nostre équipe siano al sicuro” ha detto Joanne Liu.
Oltre a dover lasciare le aree della Siria controllate dal gruppo dello Stato Islamico, MSF a oggi non è riuscita ad aprire progetti medici nelle aree sotto il controllo del governo.
MSF continua comunque a gestire sei strutture mediche nel paese e ha costruito una rete di supporto per oltre 100 strutture mediche nelle aree controllate dal governo o dai gruppi non governativi. Queste reti consentono al personale medico siriano di lavorare, spesso in condizioni estremamente rischiose, per fornire un minimo di assistenza alla popolazione bloccata dal conflitto. Ma quest’azione di supporto, per quanto importante, è possibile solo in occasioni limitate ed è ben lontana dal rispondere agli enormi bisogni che devono affrontare le équipe mediche in Siria.
“In Siria è disperatamente richiesto un intervento umanitario internazionale su ampia scala. MSF è pronta a parlare con tutte le parti del conflitto, come abbiamo fatto con successo in molti altri contesti, per garantire che gli aiuti arrivino ai civili e consentire a MSF di lavorare in modo sicuro ed efficace nel paese. Fino ad allora, le uniche ancore di salvezza a disposizione della popolazione sono le reti di medici e attivisti civili. Possiamo e dobbiamo fare molto di più per tutte le persone siriane coinvolte dal conflitto” ha concluso Joanne Liu.