Giornata internazionale della donna 2015. Sono stati compiuti molti progressi in materia di uguaglianza di genere dopo la firma, nel 1995, della Dichiarazione di Pechino sui diritti delle donne, ma molte sfide rimangono aperte, in particolare quella del «divario di retribuzione legato alla maternità». (http://www.ilo.org/rome/risorse-informative/per-la-stampa/comunicati-stampa/WCMS_348637/lang--it/index.htm)

Ginevra (ILO News). Vent’anni dopo che la più grande riunione di donne mai convocata abbia adottato una vasta agenda per far progredire l’uguaglianza di genere e l’assunzione di responsabilità da parte delle donne, la situazione delle donne rispetto all’uguaglianza sul lavoro registra solo miglioramenti marginali.

«La situazione delle donne è migliore oggi di 20 anni fa?», si chiede il Direttore Generale dell’ILO Guy Ryder. «La risposta è affermativa, ma con riserva. Il progresso è all’altezza delle attese? La risposta è un no categorico. Dobbiamo essere innovativi per reimpostare il dibattito e per concentrarci con più decisione sui diritti delle donne sul lavoro e sulla promozione dell’uguaglianza di genere e dell’assunzione di responsabilità da parte delle donne».

Secondo la nota informativa preparata dall’ILO per la Giornata internazionale della donna , i progressi realizzati dopo l’adozione della Dichiarazione e della Piattaforma per l’azione durante la IV Conferenza mondiale sulle donne a Pechino nel 1995 sono limitati.

Nella stessa occasione, l’ILO pubblica anche un nuovo documento di lavoro sul «divario di retribuzione legato alla maternità», una diminuzione del salario che si somma spesso al divario di retribuzione che già colpisce le donne in tutto il mondo. Secondo il documento The motherhood pay gap: A review of the issues, theory and international evidence («Il divario di retribuzione legato alla maternità. Il punto sui problemi, sulle teorie e sui dati internazionali»), le donne con figli guadagnano spesso meno delle donne senza figli, con variazioni in funzione del paese e del numero dei figli.


Alcuni progressi, ma ancora tante sfide

Sono stati compiuti progressi notevoli in termini di politiche, di legislazione e di ratifica delle norme internazionali del lavoro. Ad esempio, nel 1995, erano 126 gli Stati membri dell’ILO che avevano ratificato la Convenzione (n. 100) sull’uguaglianza di remunerazione del 1951 , e 122 quelli che avevano ratificato la Convenzione (n. 111) sulla discriminazione (impiego e professione) del 1958 . Oggi, si registrano rispettivamente 171 e 172 ratifiche delle stesse convenzioni.

Ma le donne continuano a subire discriminazioni e disuguaglianze sul lavoro. In molte parti del mondo, le donne sono spesso relegate a lavori sottovalutati e poco retribuiti; hanno accesso limitato all’educazione, alla formazione e al reclutamento; hanno accesso limitato alla contrattazione e al processo decisionale; e si assumono ancora la responsabilità della maggior parte del lavoro di cura non retribuito.

A livello mondiale, il divario tra tasso di attività maschile e femminile è diminuito solo in modo marginale dal 1995. Attualmente, le donne che lavorano sono circa il 50 per cento, rispetto al 77 per cento degli uomini. Nel 1995, le cifre erano rispettivamente 52 per cento e 80 per cento. Viene stimato che una riduzione del 25 per cento del divario tra tasso di attività maschile e femminile nei paesi del G20 entro il 2025 porterebbe oltre 100 milioni di donne nella forza lavoro (vedere il Comunicato dei leader del G20 al vertice di Brisbane [in inglese] ).

È migliorato l’accesso alla protezione della maternità, anche se molte donne ne sono tuttora escluse. La percentuale dei paesi che offrono almeno 14 settimane di congedo per maternità è aumentato dal 38 al 51 per cento, tuttavia, a livello mondiale, oltre 800 milioni di lavoratrici, il 41 per cento delle donne, sono tuttora sprovviste di una adeguata protezione della maternità.

Al contempo, gli Stati riconoscono sempre di più le responsabilità degli uomini nella cura dei bambini (vedere Maternity and paternity at work: law and practice across the world [«Maternità e paternità sul lavoro, legislazione e prassi nel mondo»] - 2014). Nel 1994, il 28 per cento dei paesi oggetti di una inchiesta offrivano qualche forma di congedo di paternità. Nel 2013, questi paesi rappresentano il 56 per cento.

Oggi, oltre il 30 per cento dell’insieme delle imprese sono possedute e dirette da donne, ma si tratta soprattutto di micro e piccole imprese. Le donne rappresentano il 19 per cento dei membri dei consigli di amministrazione a livello mondiale, ma non più del 5 per cento degli amministratori delegati delle principali imprese mondiali.

Anche se gli uomini iniziano a assumere più responsabilità nella cura dei figli, le donne prendono ancora in carico la maggior parte delle responsabilità domestiche, il che rappresenta spesso un limite al loro accesso all’occupazione pienamente retribuita (vedere Global Wage Report 2014/15 [«Rapporto globale sui salari»] ), o relega loro a posizioni a tempo parziale generalmente retribuite meno bene. Ad esempio, nell’Unione Europea (UE), le donne passano in media 26 ore settimanali in attività di cura e in faccende domestiche, rispetto alle 9 ore degli uomini (vedere Progress on equality between women and men [«Progressi nell’uguaglianza tra donne e uomini»], Commissione Europea, 2013 ).

La violenza rimane uno dei principali fattori che minano la dignità delle donne e compromettono il loro accesso al lavoro dignitoso. Circa il 35 per cento delle donne sono vittime di violenze fisiche o sessuali, con conseguenze sulla loro presenza al lavoro.

Persiste un divario di retribuzione, sia per le donne con figli che per quelle senza figli. In generale, le donne guadagnano in media il 77 per cento di quello che guadagnano gli uomini, con uno scarto assoluto in aumento per le donne che guadagnano di più. L’ILO ha rilevato che, in assenza di un’azione mirata, al ritmo attuale, non verrà raggiunta l’uguaglianza di retribuzione tra donne e uomini prima del 2086, cioè fra 71 anni (vedere Equal pay, An Introductory Guide [«Uguaglianza di retribuzione. Guida introduttiva»], ILO, 2013).

Inoltre, secondo l’ILO, il divario di retribuzione legato alla maternità tende ad essere superiore nei paesi in via di sviluppo rispetto ai paesi industrializzati. A livello mondiale, il divario di retribuzione legato alla maternità aumenta con il numero dei figli; in diversi paesi europei, ad esempio, con un figlio solo, l’effetto negativo rimane limitato, ma a partire da due e soprattutto tre figli, la differenza di retribuzione diventa significativa. Nei paesi in via di sviluppo, i dati suggeriscono che è necessario tener conto anche del sesso dei figli: in effetti, le femmine hanno più probabilità che i maschi di aiutare nei compiti domestici e di cura, contribuendo così a ridurre il divario legato alla maternità.

«A vent’anni da Pechino, la principale conclusione è che, nonostante si registrino limitati progressi, ci vogliono ancora anni o addirittura decenni perché le donne possano beneficiare degli stessi diritti e degli stessi sussidi degli uomini», dice Shauna Olney, responsabile del Servizio di genere, dell’uguaglianza e della diversità dell’ILO.

«L’ILO ha lanciato l’iniziativa del centenario delle donne al lavoro e intende sostenere più attivamente l’azione globale per raggiungere un tale obiettivo con risultati concreti nell’agenda sull’uguaglianza di genere e l’assunzione di responsabilità da parte delle donne promossa dalla Nazioni Unite come uno degli Obiettivi dello sviluppo sostenibile. Un tale cambiamento non avverrà da solo. Ci vogliono interventi specifici mirati e politiche coraggiose».

Partner della formazione

ConfiniOnline fa rete! Attraverso la collaborazione con numerosi enti profit e non profit siamo in grado di rivolgere servizi di qualità a costi sostenibili, garantendo ampia visibilità a chi supporta le nostre attività. Vuoi entrare anche tu a far parte del gruppo?

Richiedi informazioni