MSF da Pozzallo: “Drammatica routine degli sbarchi. Non cambierà senza vie legali e sicure verso l’Europa”.

Parla Chiara Montaldo, coordinatrice dei progetti MSF in Sicilia

L’équipe di MSF a Pozzallo ha assistito oggi 183 persone tratte in salvo da una petroliera nel Canale di Sicilia, mentre tentavano la via del Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Si tratta di una parte soltanto delle quasi mille persone salvate nelle ultime ore, mentre per l’ennesimo incidente del mare dieci persone hanno perso la vita.

“Nel centro di Pozzallo abbiamo assistito circa 180 persone, tutti uomini, provenienti da paesi dell’Africa Subsahariana. Le loro condizioni di salute sono buone, se si escludono piccole ferite e traumi legati al lungo viaggio e alle violenze imposte dai trafficanti” racconta Chiara Montaldo, coordinatrice dei progetti MSF in Sicilia. “Niente di nuovo, quindi: è la solita, drammatica routine degli sbarchi, che vediamo ripetersi ormai da mesi e che non migliorerà finché queste persone, che attraversano il mare in cerca di salvezza, non potranno viaggiare legalmente verso l’Europa senza rischiare la loro vita.”

Proprio in questi giorni il direttore di Frontex ha ribadito che l’operazione dell’Unione Europea non ha né il mandato né la competenza legale per fare attività di ricerca e soccorso in mare, rimandando questa responsabilità ai singoli governi nazionali. Ma per MSF, nell’attesa che vengano finalmente costituite vie legali e sicure per raggiungere l’Europa, il soccorso in mare è assolutamente necessario per salvare vite umane.

"Non è possibile che la vita di centinaia di persone dipenda da mercantili, imbarcazioni private, petroliere che passano di lì quasi per caso” ha concluso Chiara Montaldo di MSF. “La violenza ormai cronica nei paesi d’origine non diminuirà e migliaia di persone continueranno a fuggire in cerca di protezione. Servono serie misure a lungo termine per garantire vie legali e sicure verso l’Europa. Fino ad allora, le operazioni di ricerca e soccorso in mare devono riprendere."

A causa delle politiche restrittive sul controllo delle frontiere da parte degli stati membri dell’UE, la via del mare è l’unica alternativa possibile per migliaia di persone in fuga per sopravvivere. MSF chiede all’Unione Europea di rivedere le proprie politiche sulla migrazione e il controllo delle frontiere e chiede all’Italia, come agli altri stati membri, di assumersi le proprie responsabilità per affrontare la situazione ed evitare morti inutili.
MSF ha lavorato a Lampedusa per assistere migranti e rifugiati dal 2002 al 2013. Oggi MSF lavora nel centro di Pozzallo e nella provincia di Ragusa per supportare le autorità sanitarie italiane nel fornire cure mediche a rifugiati, migranti e richiedenti asilo in arrivo sulle coste italiane.

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