A sei mesi dal cessate il fuoco che ha posto fine all’operazione Protective Edge, l’allarme di Oxfam sugli effetti del blocco israeliano sulla ricostruzione nella Striscia: ancora 100.000 gli sfollati, la metà sono bambini
Roma. Senza la fine del blocco israeliano a Gaza ci vorrà oltre un secolo per completare la ricostruzione di case, scuole e ospedali. A sei mesi dal cessate il fuoco che ha messo fine all’operazione Protective Edge, Oxfam lancia l’allarme sulla disperata situazione in cui ancora versano gli 1,8 milioni di persone che vivono nella Striscia, a causa delle carenze e progressive riduzioni delle quantità di materiali da costruzione in entrata a Gaza. A farne le spese sono le circa 100.000 persone, di cui la metà bambini, che ancora sono costrette a vivere in rifugi e sistemazioni temporanee, mentre decine di migliaia di famiglie vivono in abitazioni gravemente danneggiate dai bombardamenti della scorsa estate.
Con meno dello 0,25% del materiale da costruzione essenziale arrivato a Gaza negli ultimi tre mesi, il processo di ricostruzione si è praticamente fermato. Ecco perché Oxfam chiede alla comunità internazionale di attivarsi con urgenza, per mettere fine al blocco di Gaza, che ormai dura da quasi 8 anni.
Secondo quanto riportato dalle organizzazioni umanitarie che lavorano nella regione, sono necessari oltre 800.000 carichi di camion di materiale da costruzione per rimettere in piedi case, scuole, ospedali e altre infrastrutture distrutte durante i ripetuti conflitti e gli anni di blocco. A gennaio, solamente 579 camion sono entrati a Gaza, ancora meno dei già pochi (795) entrati a dicembre.
“Solo con la fine del blocco di Gaza sarà possibile permettere alla popolazione di ricostruire la propria vita. – spiega Umiliana Grifoni, responsabile Ufficio Mediterraneo e Medioriente di Oxfam Italia - Le famiglie vivono da sei mesi in case senza soffitti, pareti o finestre. Molte abitazioni hanno solo sei ore di elettricità al giorno e non hanno acqua corrente. Ogni giorno che passa senza che abbia inizio la ricostruzione, aumentano i rischi per la vita stessa delle persone. E’ inaccettabile che la comunità internazionale abbandoni la popolazione di Gaza nel momento di maggior bisogno”.
Nessun progresso si registra a livello diplomatico; a differenza di quanto previsto dopo il cessate il fuoco, infatti, non si registrano passi avanti nei negoziati per trovare una soluzione a lungo termine alla crisi di Gaza. Oxfam chiede che Israele e Autorità palestinese si attivino per accelerare una soluzione pacifica, inclusa la fine del blocco di Gaza che rimane attivo e continua ad avere un impatto devastante sull’economia e gli abitanti di Gaza. Le tensioni all’interno del governo di unità palestinese inoltre non accennano a diminuire, complicando ulteriormente il quadro di riferimento.
A causa del blocco sulla Striscia, lo scorso anno le esportazioni di prodotti agricoli sono crollate al 2,7% rispetto al livello registrato prima dell’imposizione delle restrizioni. Pesca e agricoltura – settori vitali per l’economia di Gaza – sono in ginocchio a causa del divieto di pesca fino a oltre sei miglia nautiche dalla costa e di accesso ai terreni più fertili, perché nell’impedire la circolazione delle merci, si è limitata quella delle persone, con il risultato che Gaza continua a essere separata dalla Cisgiordania e la maggior parte delle persone non può lasciare la Striscia. Anche il confine con l’Egitto è rimasto chiuso per gran parte degli ultimi due mesi, impedendo a migliaia di persone di viaggiare.
Oxfam e i suoi partner stanno cercando di far fronte a questa drammatica situazione e stanno fornendo acqua potabile, voucher alimentari e cure mediche a migliaia di abitanti di Gaza.
NOTE:
- Il multi-agenzia Shelter Cluster e le Nazioni Unite stimano che Gaza abbia bisogno di 800.000 camion di materiali da costruzione ABC. Con “ABC” si definisce l’insieme dei più essenziali materiali da costruzione: aggreganti, barre d’acciaio e cemento. Questo dato include le riparazioni alle case danneggiate nel recente conflitto del 2014, durante il quale più di 16.000 case sono state distrutte o rese inabitabili e oltre 133.000 danneggiate; le migliaia di case distrutte e mai ricostruite nei precedenti conflitti; i bisogni legati all’aumento della popolazione a Gaza, cresciuta di 300.000 abitanti durante i quasi otto anni di blocco. Gaza ha inoltre bisogno di più di 200 nuove scuole, strutture sanitarie e altre infrastrutture.
- Secondo quanto riportato da PalTrade, partner di Oxfam, e da altre associazioni umanitarie, a gennaio sono entrati a Gaza soltanto 595 camion di materiali ABC rispetto ai 795 del dicembre 2014 e ai 287 del novembre 2014. Ciò significa che solo 1.661 camion di materiale edile sono entrati a Gaza negli ultimi tre mesi, da quando si è tenuta la conferenza internazionale dei donatori per la ricostruzione di Gaza a Il Cairo. A questo ritmo, ci vorranno più di 100 anni per raggiungere le quantità di materiale necessario.