Dal 2010 la giornata del Primo Marzo rappresenta un momento di riflessione e impegno contro le discriminazioni e lo sfruttamento nei confronti dei migranti. Esistono dei diritti, che valgono per tutti gli esseri umani che non possono essere differenziati o negati sulla base di confini territoriali o di appartenenze etniche, culturali e religiose. (
http://www.corrieredellemigrazioni.it/2015/02/16/appello-per-marzo-2015/)
La difesa e la tutela di questi diritti è premessa fondamentale nella costruzione di una società capace di riconoscere la dignità e l’autodeterminazione delle persone e il valore del dialogo come elemento fondante dell’evoluzione culturale, civile ed economica.
La crisi degli ultimi anni, invece di spingere le istituzioni a ripensare le politiche e la legislazione in materia di immigrazione, nel senso di una maggiore inclusione e di sostegno per i deboli, sembra avere indotto immobilismo e ulteriori chiusure. Ciò ha contribuito a accrescere diseguaglianze e disagio e, quindi, la distanza tra le diverse culture e tra i lavoratori che pure contribuiscono, ogni giorno, alla tenuta della nostra economia e del nostro sistema previdenziale. La ricattabilità a cui rimangono esposti i lavoratori stranieri, a causa del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, come è noto, favorisce lo sfruttamento, il caporalato, con ricadute che riguardano anche i lavoratori non stranieri, costretti ad accettare un rilancio al ribasso delle condizioni contrattuali.
Ma non è restringendo il riconoscimento dei diritti di cittadinanza e della persona che si promuove una convivenza civile e pacifica. Mentre la paura spinge all’isolamento e mina la coesione sociale, la garanzia dei diritti e il sostegno e la cura delle relazioni sociali costituiscono l’unico strumento attraverso cui realizzare una più soddisfacente qualità della vita per tutti.
A partire da queste considerazioni, richiamiamo ad una riflessione sulle politiche di accoglienza, chiedendo l’istituzione di corridoi umanitari per consentire ai migranti di raggiungere l’Europa senza mettere a repentaglio la vita e senza rivolgersi ai trafficanti di uomini. Chiediamo, inoltre, l’abrogazione del Regolamento di Dublino; la chiusura dei CIE e una riformulazione dell’intero sistema di accoglienza che garantisca il rispetto dei diritti dei richiedenti asilo ed eviti che l’attuazione dei piani di accoglienza si trasformi in un business.
E’ necessario che la politica tenga conto delle trasformazioni in atto nella nostra società sia in termini demografici sia economici, e che riconoscano il valore rappresentato dalla straordinaria mobilità umana che sta caratterizzando la nostra epoca. E’ per questo che, auspichiamo anche una legge che riconosca la cittadinanza per tutti i figli di migranti nati e cresciuti nel nostro Paese.
In dettaglio, le nostre richieste sono:
- 1. Una revisione della legislazione in materia di immigrazione centrata sul rispetto della persona e sulla partecipazione;
- 2. Una legge sullo ius soli che riconosca il diritto di cittadinanza alle seconde generazioni, la cui formulazione sia almeno in linea con gli altri paesi europei;
- 3. Il diritto di voto amministrativo per gli stranieri residenti;
- 4. Tutela e garanzia dei diritti dei lavoratori stranieri e contrasto ad ogni forma di sfruttamento anche attraverso una più piena ed efficacia ricezione della direttiva europea (52/2009);
- 5. Abolizione dei dispositivi di monitoraggio e di controllo del Mediterraneo privi di obiettivi umanitari (come Triton);
- 6. Instaurazione dei corridoi umanitari e revisione della legge sull’asilo politico ispirata a principi di solidarietà ed accoglienza effettiva e di trasparenza di gestione;
- 7. Chiusura dei CIE così come attualmente concepiti e riformulazione in termini di luoghi di facilitazione del percorso di accoglienza e indirizzo verso le destinazioni di possibile inclusione dei profughi;
- 8. Impegno e diffusione per una informazione oggettiva e completa sui temi dell’immigrazione.