Da febbraio MSF lavora all’interno del Centro di Primo Soccorso e Accoglienza.
Mentre
la situazione in Libia continua a deteriorarsi, sulle coste siciliane
arrivano centinaia di persone che sfidano il mare per sfuggire alla
violenza. All’indomani degli ultimi sbarchi, la testimonianza di Chiara
Montaldo, coordinatrice dei progetti di Medici Senza Frontiere (MSF) in
Sicilia, da Pozzallo. Dall’inizio di febbraio MSF lavora all’interno del
Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA) di Pozzallo, in
collaborazione con il personale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di
Ragusa, per rispondere ai bisogni medico umanitari di migranti,
rifugiati e richiedenti asilo che attraversano il Mediterraneo in cerca
di salvezza.
“Negli ultimi giorni a Pozzallo ci sono stati tre
sbarchi: domenica sono arrivate 280 persone e lunedì due sbarchi
rispettivamente da 100 e 150. Quindi in poco tempo abbiamo visto più di
500 persone, che ci raccontano di una situazione in grave peggioramento
in Libia.”
“Erano tutti adulti, la maggioranza uomini ma anche
diverse donne e un solo bambino, anzi una bambina di due anni arrivata
ieri con la mamma, in stato di gravidanza.”
“Le condizioni
generali di salute di queste persone, tutte provenienti dall’Africa
Sub-sahariana, sono per così dire discrete nel senso che non ci sono
malattie importanti. Ma il dato che emerge dalla grande maggioranza è
quello delle violenze subite, di cui tantissime nelle carceri libiche.
L’80-90% delle persone ci dice di essere stata in carcere per diversi
mesi e infatti hanno dolori, lesioni traumatiche, oltre a malattie come
la scabbia, anch’essa sintomo di una detenzione in condizioni igieniche
molto precarie, come quelle delle carceri libiche. Ci hanno anche
riferito di violenze fuori dal carcere, che in questi ultimi giorni si
sono intensificate.”
“Medici Senza Frontiere offre supporto a
tutte queste persone. Abbiamo medici e infermieri per questo. E nei
centri di seconda accoglienza forniamo loro supporto psicologico per i
diversi eventi traumatici che hanno subito. Ma oltre a fornire un
supporto medico, sanitario e culturale, cerchiamo anche di essere la
voce di tutte le persone che arrivano. Siamo testimoni diretti, è un
privilegio per noi, ed è un dovere portare le loro storie fuori da lì.”
“Già
prima dell’ulteriore degrado della situazione in Libia ci aspettavamo
un aumento dei flussi. Con questi ultimi sviluppi gli sbarchi
sicuramente non si arresteranno, ma sono destinati ad aumentare, sulle
coste della Sicilia ma probabilmente anche della Calabria e della
Puglia.”
“Finché non si trova la reale soluzione, che è quella di
rendere più facile e sicuro l’accesso all’Europa, le operazioni di
salvataggio vanno intensificate.”
A causa delle politiche
restrittive sul controllo delle frontiere da parte degli stati membri
dell’Unione europea, la pericolosa via del mare è per i migranti l’unica
alternativa possibile. MSF ribadisce l’assoluta necessità di attività
di soccorso in mare, dal momento che non esistono alternative legali per
raggiungere l’Europa. L’Italia e gli altri stati membri devono
assumersi le loro responsabilità per affrontare la situazione.