L’esigenza di definire nuove ed efficaci politiche di welfare è una costante della nostra storia recente e la crisi non ha fatto altro che rendere più evidente l’inadeguatezza del nostro sistema di protezione sociale nella sua forma convenzionale. (http://www.acli.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=9650:dossier-le-frontiere-del-welfare-italiano&Itemid=772#.VOGgPS6zk4A)

Marta Simoni

Un modello incentrato più su aiuti monetari diretti alla domanda (pensioni, sussidi vari, redditi di cittadinanza, ecc.) che sull’offerta di servizi non solo è diventato insostenibile da un punto di vista economico, ma è anche inefficace.

La continua differenziazione dei bisogni a tutti i livelli (per fasce d’età, genere, ambiti territoriali, etc.) rende, infatti, sempre più improduttive le risposte standardizzate. In particolare, l’invecchiamento della popolazione e la contrazione della popolazione attiva sono fattori trainanti nella definizione di nuovi bisogni.

Questo non significa che dobbiamo rinunciare allaprotezione sociale pubblica: con tutti i suoi difetti, lo stato sociale rappresenta comunque una risorsa; un importante perno di sviluppo su cui investire e un elemento imprescindibile per una società equa, in grado di garantire uno standard minimo di benessere e di pari opportunità.

La sfida per il welfare del futuro sarà dunque quella di riuscire ad intercettare i bisogni dei cittadini, valorizzandone la dimensione partecipativa, territoriale e di prossimità.

Il dossier proposto dalla Fondazione Achille Grandi per il Bene Comune, “Le frontiere del welfare italiano: nuovi modelli e prospettive future”, attraverso una breve analisi di contesto e una disamina del funzionamento del sistema di protezione sociale italiano a livello normativo e finanziario, è stato pensato come uno strumento di riflessione per discutere dell’evoluzione e delle conseguenze economiche, culturali e sociali che sta attraversando il nostro sistema di welfare al fine di sviluppare proposte politiche e di azione sociale.

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