Passaggio da Mare Nostrum a Triton, dialogo con i paesi terzi e leggi antidiscriminazione. Sono solo alcuni degli aspetti legati ai fenomeni migratori su cui Amnesty International boccia il lavoro svolto dall'Italia durante il semestre di presidenza del Consiglio dell'Unione europea. (
http://www.euractiv.it/it/news/sociale/10709-immigrazione-amnesty-presidenza-italiana-delude.html)
Chiara Teofili
A poco più di un mese dalla conclusione del semestre italiano di presidenza Ue, Amnesty International rende pubblico un documento di analisi in cui giudica complessivamente “deludente” quanto fatto dall'Italia in materia di diritti umani durante i sei mesi di mandato.
Asilo e Migrazione
Pur trovando incoraggiante l'attenzione generalmente dimostrata dalla presidenza italiana sulle questioni legate al fenomeno migratorio e riconoscendo gli sforzi messi in campo per sollecitare gli stati membri a sfruttare appieno i mezzi del Regolamento di Dublino per il ricongiungimento familiare, Amnesty International sottolinea la sua “grande preoccupazione” rispetto alla decisione di terminare gradualmente l'operazione Mare nostrum e di istituire l'operazione Triton, coordinata da Frontex.
Quella che per l'organizzazione era un'operazione “chiave per garantire la protezione in mare” è stata sostituita da uno strumento che, si legge nel rapporto, “non garantisce livelli simili di protezione”. Più che di ricerca e soccorso, continua Amnesty, Triton ha “chiare competenze di gestione delle frontiere, concentrandosi sul pattugliamento delle coste e sul controllo dell’immigrazione”. Inoltre, rileva l'organizzazione, l'operazione non si spinge al largo nelle acque internazionali, operando più vicino alle coste europee, e “non ha le risorse necessarie a pattugliare l'alto mare in modo efficace”.
In questo contesto, Amnesty International ricorda all'Italia “il perdurare dell’obbligo di salvare vite in mare e garantire accesso alle procedure di protezione internazionale per quanti ne abbiano bisogno” e invita, dunque, il paese a “rinforzare le risorse e le operazioni nazionali di ricerca e soccorso, così da coprire le lacune lasciate da Triton, fino a quando gli stati membri dell'Ue non saranno in grado di realizzare di concerto un'operazione più ampia nel Mediterraneo centrale”.
Per quanto riguarda, invece, il dialogo con i paesi di origine e transito, Amnesty riconosce gli sforzi fatti dalla presidenza italiana con la quarta Conferenza mnisteriale euro-africana e con il lancio della prima conferenza sul processo di Khartoum, “che ha segnato l'inizio di una cooperazione più stretta tra i paesi europei e quelli del Corno d'Africa”; tuttavia l'organizzazione giudica questi processi non sufficientemente trasparenti e radicati in una cornice di diritti umani. Rappresenta “ulteriore fonte di allarme” il fatto che tali processi aspirino a “coinvolgere paesi terzi dove molte violazioni di diritti umani si verificano e dai quali molti rifugiati fuggono, quali l'Eritrea e l'Etiopia”.
Al riguardo Iverna McGowan, direttrice ad interim dell'Ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee, ha commentato che “il dibattito con i paesi terzi è stato dominato ancora una volta dall'esigenza di rafforzare la sicurezza delle frontiere piuttosto che dai bisogni reali dei migranti e dalle ragioni che costringono molte persone a scappare dal proprio paese".
Altri dossier
In parte legato al tema delle migrazione è quello della violenza contro le minoranze. A fronte dell'aumento in tutto il continente di fenomeni di xenofobia e intolleranza, in particolare nei confronti dei migranti, comunità rom e persone Lgbti, Amnesty sottolinea nel suo rapporto che “la presidenza italiana non ha incoraggiato abbastanza gli stati membri dell'Unione europea ad adottare e attuare una legislazione orizzontale antidiscriminazione, che avrebbe assicurato la protezione delle persone da ogni forma di discriminazione e di violenza”.
Il rapporto commenta poi gli sforzi dell'Italia in sede europea su altre macroaree legate al tema dei diritti umani, quali diritti delle donne, stop alla tortura e pena di morte. In generale, McGowan ha commentato che "l'Italia ha mancato un'importante occasione per promuovere una strategia complessiva europea sui diritti umani" e per sviluppare azioni positive e di protezione in grado di assicurare il rispetto di tali diritti da parte degli stati membri sul loro territorio"