Occupazione in Europa. La capacità del piano Juncker della Commissione Europea a creare posti di lavoro e a stimolare la competitività dell'Europa dipende dalla sua progettazione e dalla ripartizione dei fondi. (http://www.ilo.org/rome/risorse-informative/per-la-stampa/comunicati-stampa/WCMS_340508/lang--it/index.htm)

Ginevra (ILO News). Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), il piano di investimenti su tre anni avviato dal Presidente della Commissione Europea (CE) Jean-Claude Juncker potrebbe portare alla creazione di oltre 2,1 milioni di nuovi posti di lavoro entro la metà del 2018.

Il rapporto dell’ILO An Employment-Oriented Investment Strategy for Europe («Una strategia di investimenti orientata verso l’occupazione per l’Europa») dimostra che una combinazione di investimenti pubblici e privati del valore di 315 miliardi di euro potrebbe favorire la competitività dell’Europa e contribuire a risolvere la crisi dell’occupazione. Il successo dipende tuttavia da come il programma è stato progettato.

Il Direttore del Dipartimento della Ricerca dell’ILO, Raymond Torres, indica che il piano «può essere complementare alle misure monetarie recentemente annunciate dalla Banca Centrale Europea, favorendo gli investimenti delle imprese, la crescita e la creazione di posti di lavoro».

Ma per poter fare arretrare la disoccupazione in modo significativo, il piano deve includere anzitutto una importante quota di investimento privato, specie fra le piccole imprese che spesso creano occupazione. Secondo, il piano dovrebbe affrontare le ampie disparità in materia di disoccupazione che esistono tra paesi della UE, in modo che le economie che più ne hanno bisogno possano beneficiare di questo fondo. In assenza di queste due condizioni, il piano porterà poco o nessun miglioramento alla situazione dell’occupazione nella UE.

Inoltre, è fondamentale che il piano sia accompagnato da una strategia per l’occupazione di lungo termine incentrata su posti di lavoro di qualità e riforme equilibrate.


Prospettive occupazionali deboli e irregolari

Il piano di investimenti arriva in un momento in cui la situazione occupazionale europea rimane debole e irregolare.

In media, il tasso di disoccupazione si accerta intorno al 10 per cento, quasi 3 punti percentuali in più rispetto al livello raggiunto prima della crisi globale nel 2008. Inoltre, metà dei disoccupati sono rimasti senza lavoro per più di un anno. Le donne e i giovani sono colpiti in modo sproporzionato.

Esistono anche importanti disparità tra paesi, con la persistenza di alti tassi di disoccupazione in Europa del Sud e in alcune parti dell’Europa centrale. Al terzo trimestre del 2014, il tasso di disoccupazione superava il 23 per cento in Spagna e il 25 per cento in Grecia. Tre anni prima, i due paesi registravano tassi di disoccupazione pari all’8 per cento.

«Una tale evoluzione comporta ingenti costi economici e sociali; le conseguenze più grave si sono avvertite nei paesi dell’Europa del Sud, ma con danni alle famiglie e ai lavoratori in tutta la regione», ha detto Sandra Polaski, Vice Direttore Generale dell’ILO per le Politiche. «Diventa ogni giorno più forte l’urgenza di porre rimedio a queste perdite».

Le persone rimaste disoccupate per lunghi periodi hanno maggiore probabilità di essere scoraggiate e di uscire dal mercato del lavoro. La debolezza della domanda in Europa colpisce gli investimenti delle imprese e indebolisce quindi la loro competitività.

E con l’erosione delle competenze, si indebolisce anche l’occupabilità — rendendo sempre più difficile per i lavoratori di trovare un nuovo lavoro nel momento in cui riparte il mercato del lavoro. Questa costatazione vale particolarmente per i giovani.


Evitare di fare «come se niente fosse»

La sfida è quella di garantire che, a livello UE, i responsabili politici evitino uno scenario di preservazione dello status quo, nel quale i fondi verrebbero finalmente distolti ai paesi e ai settori che più ne hanno bisogno.

Ad esempio, tra il 2007 e il 2013, i paesi con alti tassi di disoccupazione hanno beneficiato di meno di un terzo dei finanziamenti della Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Gli investimenti privati sono deboli nei paesi colpiti dalla crisi. In questi paesi, un afflusso di risorse incoraggerebbe il riorientamento dei finanziamenti dai settori a basso valore aggiunto verso le attività più strategiche e di maggiore impatto.

Il rapporto dell’ILO sottolinea l’importanza della decisione di accelerare il processo legislativo in modo che l’attuazione possa iniziare fin dalla metà del 2015.

Le soluzioni equilibrate, sostenibili e credibili hanno più possibilità di essere raggiunte qualora i governi e le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori collaborino tra di loro. Il coordinamento e il dialogo sono indispensabili sia nei singoli paesi sia tra paesi diversi.

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