A Port-Harcourt il capo progetto italiano Francesco Segoni.
Dopo l’attacco di Boko Haram il 3 gennaio a Baga, nello stato di Borno (Nigeria del Nord), 5.000 sfollati sono arrivati al campo chiamato “Teacher Village” nella capitale Maiduguri, dove Medici Senza Frontiere (MSF) sta fornendo assistenza medico-umanitaria. Purtroppo con le elezioni presidenziali di febbraio non c’è alcuna speranza che la situazione nel paese migliorerà. MSF si sta preparando a rispondere alle violenze che potranno verificarsi in vista delle elezioni.
In Nigeria nord-orientale la situazione è in costante peggioramento. Boko Haram ha bombardato la capitale Maiduguri due volte nel 2014 e una nel gennaio 2015, uccidendo e ferendo moltissime persone. Tutte le principali vie di accesso alla città, tranne una, sono chiuse.
Con le elezioni presidenziali di febbraio non c’è alcuna speranza che la situazione generale possa migliorare. Per questo MSF sta preparando un piano di emergenza – coordinato dal capo progetto italiano Francesco Segoni – per rispondere al potenziale afflusso di feriti negli ospedali e rafforzare la propria capacità di assistenza chirurgica. Verranno allestiti un pronto soccorso, una sala operatoria e un’unità di cura post-operatoria presso un ospedale nel Rivers State, in Nigeria meridionale. Se dovessero scoppiare le violenze, saranno allestiti due centri medici in altri Stati secondo necessità. Nel frattempo, lo staff del Ministero della Salute e i membri delle equipe di MSF vengono formati per fornire assistenza medica nel caso di un massiccio afflusso di feriti, mentre un’equipe chirurgica “itinerante” è pronta ad allestire una sala operatoria temporanea e un centro di cura specializzato qualora fosse necessario.
Dopo l’attacco di gennaio a Baga, le condizioni di insicurezza hanno impedito gli spostamenti nella regione di tutti gli operatori umanitari compresa MSF. Ma immagini da satellite della distruzione mostrano l’ampiezza dell’attacco e le testimonianze dei sopravvissuti raccontano di una città svuotata e deserta.
Oggi si conta circa un milione di persone sfollate in tutta la Nigeria (dati della National Emergency Agency, NEMA). La maggior parte di loro si trova nell’area nord-orientale del paese, con circa 500.000 sfollati stimati nello stato di Borno, di cui 400.000 nella città di Maiduguri. Questi ultimi sono soprattutto persone in fuga dai villaggi nell’area circostante gli attacchi di Boko Haram. Il numero crescente di sfollati sta creando una pressione notevole sulle risorse disponibili e i pochi servizi esistenti, in particolare i servizi di assistenza sanitaria, che spesso non funzionano adeguatamente. La situazione penalizza anche le comunità che hanno accolto le persone sfollate, creando necessità di cibo e cure mediche in entrambe le popolazioni. La paura degli attacchi ha comportato anche sfollamenti “preventivi”, in particolare dalla città di Mongono, un’area isolata con una popolazione di 300.000 a circa 100 chilometri da Maiduguri. Qui MSF sta supportando l’ospedale locale tramite la donazione di forniture mediche.
MSF lavora nei campi più affollati di Maiduguri (da 10.000 a 15.000 persone per sito). Ha effettuato circa 10.000 consultazioni mediche in due mesi. Dopo l’arrivo degli sfollati da Baga, le nostre equipe hanno valutato i bisogni nel campo Teacher Village. Come negli altri due campi, è stato avviato un centro medico, attività ambulatoriali (per il trattamento della malnutrizione e le visite prenatali) e un sistema per trasferire i casi più gravi agli ospedali. Abbiamo anche avviato attività legate all’igiene e costruito sistemi di raccolta dell’acqua nei 10 campi allestiti da luglio nell’area di Maiduguri. Un centro sanitario con 10 posti letto sarà presto attivo in un altro quartiere di Maiduguri.
Altri 100.000-150.000 rifugiati in fuga dalla violenza hanno raggiunto la città di Diffa, in Niger. Le persone che fuggono dalla Nigeria sono in prevalenza donne, bambini e anziani. Per la maggior parte provengono dalla vicina città nigeriana di Damassak. Hanno attraversato il Lago Chad e il fiume Komadougou per rifugiarsi nelle città e nei villaggi nigeriani sull’altro lato del confine. Nel picco degli arrivi a Diffa, il loro numero era stimato tra i 100.000 e i 150.000. A dicembre, MSF ha avviato attività di assistenza medica in questa città del Niger sud-orientale, a pochi chilometri dal confine con il Borno State e a 1.500 chilometri dalla capitale del Niger, Niamey, per rispondere a un’epidemia di colera a Diffa e Chatimari. La risposta ha visto l’allestimento di centri di trattamento per il colera, con la fornitura di tende, latrine, docce, aree per lavare e asciugare, aree per la gestione dei rifiuti e stazioni per la somministrazione del trattamento reidratante preventivo. MSF ha anche formato il personale locale dei centri sanitari sulla purificazione dell’acqua, la reidratazione preventiva e l’igienizzazione delle case. Ha iniziato a supportare i centri medici di N’Garwa e Gueskerou e gestito la distribuzione di beni di prima necessità alle persone appena arrivate nell’area di Diffa. Date le condizioni precarie dei rifugiati e il gran numero di famiglie con bambini che continuano ad arrivare, MSF avvierà anche una campagna di vaccinazione a Diffa nelle prossime settimane.
NOTA: Dopo gli ultimi attacchi di Boko Haram a Maiduguri e Monguno, rispettivamente sabato 24 e domenica 25 gennaio, e l’occupazione di Monguno, MSF ha valutato i bisogni nelle strutture sanitarie di Maiduguri, e ha poi ripreso le proprie attività nell’area.