A circa 63 milioni di adolescenti tra i 12 e i 15 anni viene negato il diritto all'istruzione, secondo il nuovo rapporto congiunto elaborato dall'Istituto per le Statistiche dell'UNESCO e dall’UNICEF (grazie al finanziamento della Global Partnership for Education) “Fixing the Broken Promise of Education for All: Findings from the Global Initiative on Out-of-School Children”, lanciato oggi nel corso dell’Education World Forum che si tiene a Londra dal 18 al 21 gennaio 2015. (http://www.unicef.it/doc/6035/scuola-secondaria-nel-mondo-63-milioni-restano-fuori-dalla-aula.htm)

Nel mondo, 1 adolescente su 5 non va a scuola: un tasso doppio rispetto a quello dei bambini in età di scuola primaria (1 su 11). Il rapporto evidenzia che, al crescere dell'età, aumentano per i bambini i rischi di elusione e dispersione scolastica.

Sommando ai 63 milioni di adolescenti i 58 milioni di bambini esclusi dalla scuola primaria - sono complessivamente 121 milioni i bambini e ragazzi che non hanno mai iniziato la scuola o che l’hanno abbandonata, nonostante l'impegno preso dalla comunità internazionale (Obiettivo di Sviluppo del Millennio n. 2) di conseguire l’istruzione per tutti entro il 2015.

I dati mostrano che dal 2007 non sono stati registrati progressi nella riduzione di questo fenomeno.


Raggiungere gli esclusi, la sfida post-2015

A essere più penalizzati sono i ragazzi che vivono nei paesi in guerra, quelli che lavorano e quelli che devono affrontare discriminazioni su base etnica, per di genere o per disabilità.
«Le strategie abituali basate sull'incremento nel numero degli insegnanti, delle aule e dei libri di testo non sono sufficienti per raggiungere i bambini più svantaggiati» afferma il Direttore generale dell'UNESCO Irina Bokova. «C'è bisogno di interventi mirati per raggiungere le famiglie sfollate a causa dei conflitti, le ragazze costrette a rimanere a casa, i bambini con disabilità e i milioni di altri costretti a lavorare.

Ma queste politiche hanno un costo. Il rapporto presentato oggi è un appello a mobilitare le risorse necessarie per garantire l'istruzione di base per ogni bambino, in modo definitivo.»

Mentre cresce il consenso a includere l'istruzione secondaria universale nell'agenda per lo sviluppo globale post-2015, il rapporto "Education For All" indica la via da seguire per rompere le barriere che tengono i bambini fuori dalla scuola.

Se le attuali tendenze continueranno, 25 milioni di bambini – 15 milioni dei quali bambine e ragazze – non metteranno mai piede in un'aula scolastica.

«Per realizzare la promessa dell’istruzione per tutti, abbiamo bisogno di un impegno globale a investire in queste tre aree:
1) inserire più bambini nella scuola primaria;
2) fare in modo che più bambini – e in primo luogo le bambine – proseguano nel ciclo scolastico secondario;
3) migliorare la qualità dell'apprendimento che ricevono» sottolinea il Direttore generale dell'UNICEF Anthony Lake.

«Non dovremmo essere costretti a rinunciare a nessuna tra queste tre priorità: dobbiamo realizzarle tutte, perché il successo e l'impatto del nostro investimento dipendono da tutti e tre questi interventi.»

I più alti tassi di abbandono scolastico si registrano in Eritrea e Liberia, dove rispettivamente il 66% e il 59% dei bambini non frequentano la scuola primaria. In Pakistan, il 58% delle adolescenti (12-15 anni) non frequenta la scuola, rispetto al 49% dei coetanei maschi.

Secondo il rapporto, la povertà è il più grande ostacolo all'istruzione. Ad esempio, in Nigeria 2/3 dei bambini appartenenti alle famiglie più povere non vanno a scuola, e quasi il 90% di loro probabilmente non sarà mai iscritto. Al contrario, solo il 5% dei bambini più ricchi non frequenta la scuola, ma si prevede che la maggior parte di loro entrerà nel sistema scolastico in futuro.


L'importanza di avere dati affidabili

UNESCO e UNICEF ritengono che le nuove politiche per l'istruzione devono concentrarsi sui bambini più emarginati, nell’ambito di più ampi sforzi per migliorare l'accesso e la qualità dell'istruzione.

Per fare questo, i governi hanno bisogno di dati affidabili su chi sono questi bambini, dove vivono, se hanno mai frequentato la scuola e se è probabile che lo facciano in futuro. Purtroppo, molti di questi bambini rimangono invisibili agli attuali metodi di indagine statistica.

I bambini con disabilità sono tra i meno visibili – a dirla tutta, su di loro semplicemente non esistono dati affidabili – e quindi vengono regolarmente trascurati nelle politiche statali sull'inclusione scolastica.

Il rapporto invita ad investire nel miglioramento della raccolta dei dati statistici, sottolineando che lo sforzo per raggiungere i più emarginati può inizialmente costare di più, ma produce anche i migliori benefici.

Migliori statistiche e strumenti innovativi possono aiutare i governi e i donatori ad allocare i loro investimenti per l’istruzione in maniera più efficace ed efficiente.

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