Nel corso di un'audizione in commissione Ambiente del Parlamento europeo, eurodeputati e stakeholders sollevano dubbi circa la decisione dell'Esecutivo comunitario di ritirare il dossier sull'economia circolare. (http://www.euractiv.it/it/news/ambiente-energia/10629-pe-critiche-a-ritiro-dossier-economia-circolare.html)

Marta Bonucci

Nel mirino del Parlamento europeo, il dossier sull'economia circolare che impone un giro di vite sugli obiettivi di riciclaggio dei rifiuti (70% per quelli municipali e 80% per quelli da imballaggi entro il 2030), vietando anche di gettare in discarica qualunque materiale riciclabile. Norme ritirate dal programma della Commissione 2015, con la promessa da parte di Juncker di "farne di migliori il prossimo anno".

Non è la prima volta che gli europarlamentari criticano tale proposta della Commissione europea: nel corso della plenaria di dicembre, durante la presentazione del programma di lavoro dell'Esecutivo comunitario per il 2015, l'idea si era scontrata con il malcontento dell'Aula – come riportato da EurActiv.

Ora la proposta di ritirare il pacchetto sull'economia circolare attira anche le critiche degli stakeholders, chiamati ad esprimersi in materia nel corso di un'audizione organizzata in commissione Ambiente del Parlamento europeo dall'eurodeputata Pd Simona Bonafé per portare avanti, da un lato, una “riflessione generale sull'economia circolare, di cui la direttiva rifiuti è parte integrante”, dall'altro “discutere le criticità presenti nella proposta della Commissione con i maggiori stakeholder”.

Fra questi, Peter Kurth, vicepresidente della Fead, la federazione europea che rappresenta circa 3000 compagnie che si occupano del riciclaggio e dei compostaggio dei rifiuti, che definisce quello lanciato dalla Commissione “un segnale errato: oltre ad aver gli obiettivi, bisognerebbe avere gli strumenti e i fondi adeguati”. Risorse, nota ancora, “che finora sono state usate soprattutto per interventi di ammodernamento delle discariche, mentre non si è pensato a creare le infrastrutture adeguate”. Se il pacchetto sull'economia circolare venisse ritirato, dichiara ancora Kurth, “a rimetterci non saranno tanto paesi come la Scandinavia, il Benelux o la Germania, che non subirebbero un danno notevole, ma i nuovi paesi membri dell'Unione europea, che difficilmente” hanno le capacità infrastrutturali “per raggiungere gli obiettivi indicati”.

“Nessuna delle argomentazioni” dell'Esecutivo comunitario “può reggere alle critiche”, dichiara Piotr Barczak dell'Ufficio europeo dell'Ambiente. “Il messaggio del Parlamento europeo è chiaro, ed è contro il ritiro del pacchetto. Il comitato delle regioni e il comitato economico e sociale europeo hanno iniziato a occuparsene, così come i comuni, l'industria, le ong. Tutte queste voci sono state ignorate e tutti dovremmo opporci. La Commissione europea non può fare orecchie da mercante”. Preferibile, secondo Barczak, “mantenere il livello di ambizione attuale aggiungendo buone iniziative sulla comunicazione. Abbiamo bisogno di un'economica circolare in Europa quanto prima, abbiamo tutti gli ingredienti, dobbiamo avere anche la volontà politica”.

Fra gli stakeholders invitati a esprimersi sul tema, anche un italiano, Filippo Brandolini di Municipal Waste Europe, Federazione europea che rappresenta l'industria per il trattamento dei rifiuti. “Il pacchetto sull'economia circolare rappresenta passo importante. E la necessità di target ambiziosi si deve accompagnare alla necessità di rendere questi obiettivi realistici, adeguati al contesto”. E' necessario dunque tenere conto del fatto che “ci apprestiamo a definire nuovi metodi di calcolo, a considerare in modo diverso il rifiuto urbano” ed è necessario tenere conto “dei risultati finora ottenuti dagli stati membri”.

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