Strategie globali. I poveri sono ancora 1,2 miliardi. E 863 milioni di persone vivono negli “slum”. L’Onu, nel 2000, aveva individuato otto Obiettivi del Millennio, da raggiungere entro fine 2015. Alcuni sono stati centrati, altri restano ancora lontani. La fame, ad esempio, è ancora un problema per una persona su 8, sul Pianeta. Nelle infografiche di "Altreconomia" tutti i Millenium Development Goals. (http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=4937)

di Pietro Raitano

“Noi, capi di Stato e di Governo, ci siamo riuniti nella sede delle Nazioni Unite di New York dal 6 all’8 settembre 2000, all’alba di un nuovo millennio, per riaffermare la nostra fiducia nell’Organizzazione e nella sua Carta come indispensabile fondamenta per un mondo più pacifico, prospero e giusto”.

Comincia così la “United Nation Millennium Declaration”, firmata l’8 settembre 2000 da 189 membri dell’Onu. Le foto di allora ritraggono il Segretario, Kofi Annan, accanto ai potenti dell’epoca: Jiang Zemin per la Cina, Fidel Castro per Cuba, Jacques Chirac per la Francia, Gerhard Schroeder per la Germania, Atal Vajpayee per l’India, il nostro Giuliano Amato, Ehud Barak per Israele, Vladimir Putin per la Russia, Bill Clinton per gli Usa.

Il mondo era diverso: un anno dopo sarebbero crollate le Torri Gemelle, non distanti dalla sede dove erano riuniti. “Siamo determinati a stabilire una giusta e duratura pace in tutto il mondo”, scrissero. E ancora: “Crediamo che la sfida centrale che oggi affrontiamo è di assicurare che la globalizzazione diventi una forza positiva per le persone di tutto il mondo”. E infine: “Gli attuali modelli di produzione e consumo sono insostenibili [dal punto di vista ambientale, ndr.] e vanno cambiati nell’interesse del benessere futuro nostro e dei nostri discendenti”.

La dichiarazione (che si può leggere qui www.un.org/millennium/declaration/ares552e.htm) includeva impegni per sconfiggere la povertà, garantire sviluppo, proteggere l’ambiente. Un anno dopo, la “road map” elaborata dal Segretariato Generale dell’Onu per l’attuazione della “Dichiarazione del Millennio” comunicò per la prima volta otto obiettivi, spiegati attraverso 18 target misurabili nel tempo e nella quantità attraverso 48 indicatori, che divennero noti come i “Millennium Development Goals” (MDGs). Gli obiettivi focalizzavano gli sforzi della comunità mondiale nel raggiungere significativi e misurabili miglioramenti nella vita delle persone, entro il 2015. Da allora, molte campagne sono state lanciate per sostenere -a ogni livello- il raggiungimento degli obiettivi. Una delle più significative, e forse la più conosciuta, rimane la UN Millennium Campaign (http://www.endpoverty2015.org), lanciata nel 2002 proprio da Kofi Annan per sostenere la partecipazione dei cittadini allo “sforzo globale”.

Gli MDGs li vedete elencati sotto queste pagine, e adesso che rimane solo un anno per raggiungere gli obiettivi (“goals”), è possibile fare il punto su ciò che è stato fatto, sui risultati ottenuti, e su quello che invece sarà necessario. A guardarli oggi, alcuni sono più attuali che mai, altri forse riflettono sensibilità nel frattempo cambiate. In particolare l’obiettivo 8, quello più specificamente “economico”: “Sviluppare al massimo un sistema commerciale e finanziario che sia fondato su regole, prevedibile e non discriminatorio” era il primo dei 6 target dell’obiettivo. “Occuparsi in maniera globale del problema del debito dei Paesi in via di sviuppo attraverso misure nazionali ed internazionali tali da rendere il debito stesso sostenibile nel lungo termine”: il quarto target, che oggi potrebbe essere invocato anche da Paesi “sviluppati”.

Soprattutto, nel mezzo del cammino si è scatenata la peggiore crisi economico-finanziaria del secolo, che ha cambiato le carte in tavola, i rapporti di forza, i punti di vista e le interpretazioni. Tanto che quello che chiamiamo “crisi” -che di per sè dovrebbe essere una fase transitoria- in realtà è ordinaria normalità.

Il 2015 sarà costellato di iniziative inerenti ai Millennium Development Goals: si comincia a gennaio con il World Economic Forum, mentre ad aprile si terranno i consueti incontri primaverili di Banca mondiale e Fondo monetario internazionale. L’ultimo report Onu sugli MDGs sarà pubblicato a luglio 2015, mese durante il quale si terrà anche la terza conferenza internazionale sulla “finanza per lo sviluppo”.

A settembre, 15 anni dopo la “Dichiarazione del Millennio”, il rapporto sugli MDGs verrà portato all’attenzione di un nuovo summit dei Capi di Stato e di Governo. Il loro compito, con la conclusione del 2015, sarà definire la strada per il “post-2015”, e significativamente già si parla ormai di “Sustainable Development Goals”.

Una prima traccia è stata delineata lo scorso agosto, nel corso della 65esima conferenza Onu per le organizzazioni non governative, intitolata proprio “2015 e oltre: la nostra agenda”. Nella dichiarazione finale dei lavori, si legge: “Riconoscendo e lodando i progressi compiuti fino ad oggi per raggiungere gli Obiettivi del Millennio, prendiamo atto con preoccupazione che questo progresso è certamente lontano da quello che ci serve e dobbiamo collettivamente raggiungere”. Sono passati 15 anni, e si sente.

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