La gran parte dei combattimenti si svolge nella zona centrale di Gaza City e nelle aree maggiormente popolate, come i campi profughi. I cecchini continuano a sparare sui combattenti dai tetti delle case, e costringono i civili a rifugiarsi nelle proprie abitazioni.
Sebbene si trovino in un'area lontana dalla zona, i collaboratori di SOS Villaggi dei Bambini vivono nella paura. Il dottor Kamil Al-Shami, che lavora al Villaggio SOS di Rafah, spiega che gran parte del personale non ha potuto allontanarsi da casa sin dall'inizio dei combattimenti, all'inizio della scorsa settimana, mentre altri sono bloccati nelle aree di maggior conflitto.
Al-Shami aggiunge che i cancelli del Villaggio SOS di Rafah sono stati chiusi, per evitare a chiunque di entrare senza autorizzazione. Il Villaggio SOS è situato in un quartiere pacifico, circondato a nord, sud e ovest da campi. Il lato est del villaggio è nei pressi di un campo profughi molto popolato, ma lontano dalla zona dei combattimenti. La maggioranza dei bambini è all'interno del villaggio; alcuni di loro, tuttavia, sono all'esterno, in visita alle proprie famiglie biologiche. E alcuni di queste si trovano in aree in cui il conflitto è intenso, come Khan Younis e Gaza City.
Ishan Redwan, collaboratrice SOS per il locale programma di rafforzamento familiare, spiega come da casa sua riesca a sentire il rumore degli spari, che da quando il conflitto è cominciato le impediscono uscire per andare a lavoro. La vita a Gaza, aggiunge, è piombata in uno stato di terrore e disperazione.
Le armi utilizzate per gli scontri sono soprattutto mitragliatrici e missili a corto raggio. Si contano già decine di morti.