"Il primo sorso della scienza ti fa ateo, ma in fondo al bicchiere c’è Dio’....". (
http://www.benecomune.net/articolo.php?notizia=1795)
Alessandro Giuliani
Adaequatio intellectus et rei può essere tradotto in Italiano come ‘adeguamento della teoria ai fatti’ dove la parola intellectus (intelletto) che indica proprio l’attività di ‘leggere dentro’ oltre che con ‘teoria’ può essere tradotta con modello, spiegazione, ricostruzione, descrizione…a seconda dei livelli di profondità a cui si spinge la nostra comprensione. Questa frase è di
San Tommaso d’Aquino e corrisponde alla sua definizione di verità. Come tutte le sentenze del grande santo e filosofo ciociaro (si veda ad esempio la sua definizione di Arte), essa unisce densità di senso e precisione.
Non faremo quindi troppa difficoltà a vedere come si adatti perfettamente ai casi più disparati: i giudici di un tribunale cercano di corrobare una certa ricostruzione (intellectus) di un evento cercando delle prove fattuali (res), di fronte al grave compito di montare una scarpiera dell’IKEA il primo passaggio è quello di controllare la consistenza (adaequatio).tra l’elenco dei pezzi riportato nelle istruzioni (intellectus) con ciò che è realmente presente nello scatolone aperto sul pavimento del nostro soggiorno (res).
Dove però troviamo l’applicazione più rigorosa dello spirito profondo della definizione tomista di verità è nelle scienze: qui esistono metodi quantitativi che ci permettono di ottenere una misura quantitativa dell’adattamento (adaequatio) di un insieme di risultanze sperimentali (res) a un modello di spiegazione espresso in termini di una funzione matematica (intellectus). Il metodo più diffuso si chiama ‘ai minimi quadrati’: il modello che più si avvicina alla verità è quello in cui il grafico della funzione (intellectus) rende minima la somma delle distanze dai punti (fatti realmente osservati) da ciò comprendiamo come la vera scienza dia la preminenza ai risultati sperimentali piuttosto che alle nostre ipotesi (per quanto esse possano essere intelligenti e acute).
La cosa non ci dovrebbe stupire, se si tralascia la perniciosa leggenda di una supposta opposizione tra scienza e fede propalata ad arte alla fine dell’Ottocento, la scienza moderna nasce e si sviluppa coerentemente con il pensiero cristiano: è proprio la fede in un Dio razionale di cui siamo figli e con cui condividiamo la ragione ci dà la certezza che lì fuori ci sia un cosmo ordinato e insieme la faccia tosta che possiamo comprenderlo (anche se mai del tutto se non alla fine dei tempi).
La meraviglia che si è svelata alla maggioranza degli scienziati veramente creativi (che sono stati e sono tuttora credenti) della contemporanea presenza della nostra capacità di comprendere l’armonia del mondo e insieme del fatto che a ogni passo in avanti il mistero si approfondisca svelando nuovi aspetti della natura che non avremmo mai immaginato prima, ha ispirato la bellissima frase del grande fisico tedesco
Werner Heisenberg "il primo sorso della scienza ti fa ateo, ma in fondo al bicchiere c’è Dio" e il pensiero del grande orientalista
Giuseppe Tucci "gli avanzamenti della scienza non si misurano dalla quantità di luce che da essi emana ma dalla lunghezza delle ombre che essi proiettano".
Solo chi trasforma la scienza nel suo contrario (ideologia, preminenza dell’intellectus sulla res) ha paura delle crepe che si aprono nelle nostre teorie da cui invece per lo scienziato traspare il mistero, noi continueremo a dire con
Niels Bohr - un altro grande fisico del Novecento - "che bello, abbiamo trovato un paradosso, possiamo andare avanti con la conoscenza".