"Viva soddisfazione" dell'Unicef per l'accordo di smobilitazione dei bambini soldato dalle fila del Movimento di liberazione del Sudan, in Darfur. Il movimento di liberazione del Sudan (Slma) - uno dei firmatari dell'Accordo di pace per il Darfur - ha annunciato l'imminente liberazione dei bambini coinvolti nelle operazioni militari dei vari gruppi armati presenti nel Darfur. Lo Slma ha dichiarato di aver già identificato un certo numero di bambini all'interno delle sue fila nel sud e nel nord del Darfur e che nel giro di un mese sarà avviato il processo di identificazione ufficiale. L'accordo siglato ieri tra lo Slma e l'Unicef impegna il primo a identificare, entro un mese, i luoghi in cui i bambini partecipano alle attività armate, a cui farà seguito una seconda verifica congiunta Slma - Nazioni Unite
Sono stati necessari mesi di trattative tra l'Unicef e lo Slma prima di giungere a questo accordo. Ted Chaiban, rappresentante dell'ufficio Unicef sul campo, ha dichiarato con soddisfazione che "oggi per molti bambini in Darfur, può cominciare la ricostruzione delle loro vite. Ogni giorno trascorso con i gruppi armati è stato un giorno rubato alla loro infanzia". L'Unicef, in collaborazione con il Governo e le ONG - Organizzazioni Non Governative locali ed internazionali, sosterrà i programmi per il ricongiungimento e l'integrazione dei bambini sia all'interno delle proprie famiglie che delle comunità di appartenenza, insieme a programmi di formazione dei comandanti dello Slma sui diritti dell'infanzia e sugli standard di protezione internazionali.
L'Unicef valuta che siano almeno 7.000 i bambini che potrebbero essere collegati alle fila armate presenti nella regione. Il reclutamento e l'impiego dei bambini durante i conflitti armati sono proibiti da una serie di risoluzioni ONU e dal Protocollo opzionale alla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia, del quale il Sudan è firmatario. Anche la bozza del documento stilato dalle forze armate sudanesi (Armed Forces Act) criminalizza il reclutamento dei minori di 18 anni.
E oggi, dopo mesi di netti rifiuti, il governo del Sudan ha accettato il dispiegamento in Darfur di una forza di pace ibrida Onu-Unione Africana (Ua) per garantire la sicurezza e l'incolumità dei civili. Il Sudan "ha accettato la proposta di un'operazione ibrida in Darfur" dopo avere ottenuto delucidazioni e chiarimenti da entrambi gli organismi internazionali.
La settimana scorsa il vertice del G8 a Heiligendamm, in Germania, aveva minacciato di imporre sanzioni al Sudan se Khartum avesse continuato a opporsi al dispiegamento di una forza di peacekeeping composta da 'caschi verdi' e 'caschi blu'. Secondo le agenzie delle Nazioni Unite che operano nella tormentata regione occidentale del Sudan, dall'inizio del conflitto nel 2003 sono stati oltre 200mila i morti e due milioni gli sfollati. Khartum parla invece di 9.000 morti e respinge l'accusa di genocidio.
L'anno scorso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che autorizza il dispiegamento di una forza di pace "ibrida" Onu-Unione africana (Ua) di 23.000 uomini. Ma finora il presidente del Sudan, Omar Hassan al-Bashir, ritenendo "eccessivo" il numero di 'caschi blu' aveva autorizzato soltanto un contingente di 3.000 uomini tra forza di polizia Onu e personale militare in aiuto al dispositivo Ua di circa 7.000 effettivi.
Nei giorni scorsi Amnesty International ha annunciato l'impiego di riprese satellitari per controllare la situazione dei villaggi della martoriata regione sudanese del Darfur. L'organizzazione per i diritti umani chiede a tutti di visitare il sito www.eyesondarfur.org, per far sapere in questo modo al governo sudanese che il mondo sta controllando quanto accade sul terreno. [GB]