E' quanto sostiene e raccomanda Save the Children che, nella Giornata Internazionale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, diffonde un Documento con "La posizione di Save the Children sul lavoro minorile".
Si stimano in 218 milioni i minori lavoratori nel mondo fra i 5 e i 17 anni, di cui 126 milioni coinvolti in lavori pericolosi . Il maggior numero di bambini lavoratori - 122 milioni - si concentra in Asia e nell'area del Pacifico. Segue l'Africa Sub-Sahariana che ne conta quasi 50 milioni mentre in America Latina sono 5,7 milioni. Ma il lavoro minorile riguarda anche bambini e adolescenti di altre regioni, compresi i paesi industrializzati dove circa 13 milioni di bambini lavorano. In Italia, in mancanza di dati esaustivi e aggiornati sul fenomeno, si fa riferimento a ricerche che stimano fra i 144 mila e i 500 mila di età compresa fra i 10 e i 14 anni, i minori costretti a lavorare precocemente e vittime di sfruttamento economico.
Secondo il Documento di Save the Children "la povertà è spesso la causa principale del lavoro dei minori ed è evidente come molti ragazzi e ragazze siano costretti a lavorare per contribuire al loro sostegno e a quello della propria famiglia". Ciò va di pari passo con "l'impossibilità di accedere ad un'istruzione scolastica adeguata. In molti casi i ragazzi e le ragazze lavorano perché non ci sono scuole da frequentare o perché il sistema educativo non è di qualità e in grado di dare risposte alle loro necessità di sopravvivenza". Inoltre "l'atteggiamento negativo e la mancanza di preparazione tra gli insegnanti, nonché gli abusi nella scuola sono altri fattori che contribuiscono a fare sì che i ragazzi e le loro famiglie considerino il lavoro una valida alternativa all'educazione". Infine "disuguaglianze strutturali, basate su genere, casta, ceto sociale, religione e disabilità, sono elementi che possono determinare sia il tipo di lavoro che l'impegno lavorativo dei bambini. Per esempio i minori discriminati in base al genere, appartenenza etnica o disabilità, sono spesso esclusi dall'accesso scolastico, andando incontro a limitate possibilità di impiego ad eccezione delle forme di lavoro dannose e pericolose".
Per quanto riguarda l'Italia anche nel nostro paese la povertà e l'istruzione sono tra le cause determinanti del coinvolgimento in attività lavorative o di grave sfruttamento economico di tanti minori, soprattutto al Sud. In particolare in Italia si registrano elevati livelli di povertà minorile, ampie fasce di popolazione con titoli di studio medio-bassi, la presenza soprattutto nel Sud di famiglie numerose con più di un minore a carico, un fenomeno di dispersione scolastico-formativa rilevante soprattutto fra i minori stranieri, una notevole diffusione del lavoro nero. In tale contesto sono migliaia i bambini e gli adolescenti che lavorano, occasionalmente o in maniera continuativa, collaborando spesso ad imprese a conduzione familiare, o presso terzi. Particolarmente esposti al rischio di grave sfruttamento lavorativo sono i minori stranieri, soprattutto se giungono in Italia soli: nel loro caso si va dalle violazioni della normativa sul lavoro a situazioni estreme come la tratta e la riduzione in schiavitù a scopo di prostituzione, accattonaggio, attività illegali.
Forme di grave sfruttamento economico e lavorativo rispetto alle quali manca un adeguato sistema di monitoraggio e idonee misure di prevenzione e tutela per i minori coinvolti. L'Italia, infatti, pur avendo ratificato nel 2000 la Convenzione ILO 182 sulle forme peggiori di lavoro minorile (1999), non ha ancora predisposto il Piano d'Azione in materia, così come stabilito dalla Convenzione e dalla Raccomandazione 190 ILO ad essa allegata. Il Piano d'Azione è uno strumento di fondamentale importanza per sviluppare strategie in grado di affrontare il problema delle peggiori forme di lavoro minorile, a partire dalla raccolta e sistematizzazione dei dati sul fenomeno fino ad approntare interventi concreti di prevenzione e di contrasto, così come previsto dalla Convenzione ILO 182.
Nella Giornata Internazionale contro lo sfruttamento del lavoro minorile Save the Children raccomanda:
- la definizione e adozione del Piano d'Azione sulle forme peggiori di lavoro minorile. Tale Piano, oltre a prevedere un sistema di monitoraggio del fenomeno, dovrebbe individuare e affidare responsabilità, compiti ed obiettivi specifici ai soggetti preposti al controllo e al contrasto del fenomeno stesso, ed insieme sviluppare azioni di sensibilizzazione e di prevenzione. In linea con la Raccomandazione 190 allegata alla Convenzione ILO 182, nell'elaborazione del Piano deve inoltre essere previsto il coinvolgimento e la partecipazione dei minori vittime di sfruttamento lavorativo;
- di rafforzare gli interventi finalizzati a identificare e proteggere i minori vittime di sfruttamento o di tratta, in particolare incrementando gli interventi di contatto su strada, di accoglienza e di integrazione;
- di perseguire i soggetti che sfruttano i minori e ne organizzano la tratta;
- di sensibilizzare le famiglie sui diritti dei minori affinché non si rendano responsabili direttamente o indirettamente del loro sfruttamento;
- di assicurare la possibilità ad ogni minore di intraprendere e compiere con successo un percorso di formazione, finalizzato all'acquisizione di competenze spendibili sul mercato del lavoro e insieme commisurate alle sue aspettative e istanze, così da prevenire e impedire l'abbandono e la dispersione scolastica.
La versione integrale de "La posizione di Save the Children sul lavoro minorile" è scaricabile dal link: www.savethechildren.it/pubblicazioni
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