Circa 50 miliardi di metri cubi d'acqua sono ogni anno a disposizione di cittadini, industrie, aziende agricole e per tutti gli altri utilizzi. L'Italia è un paese ricco d'acqua, ma con un territorio vulnerabile dove alluvioni e siccità, che si sono moltiplicate negli ultimi 15 anni, rendono spesso troppa o troppo poca la risorsa. Il tutto in una situazione di dispersione delle competenze, con 15.000 enti che a vario titolo gestiscono la risorsa acqua, anche per la totale assenza di pianificazione a scala di bacino. Partendo da questo scenario WWF e Associazione Nazionale Bonifiche ed Irrigazioni (ANBI) hanno scelto di allearsi per realizzare un comune percorso per gestire questa risorsa in modo sostenibile e programmato e richiedere la pianificazione a scala di bacino idrografico. Obiettivo: ridurre la frammentarietà delle competenze e ridare capacità d'azione alle Autorità di Bacino, ora progressivamente delegittimate. La collaborazione nasce da un progetto realizzato recentemente da WWF con il Consorzio Bonifica Muzza Bassa Lodigiana che ha dimostrato come i canali, le rogge, i fossi e i piccoli corsi d'acqua possano diventare facilmente ottimi habitat ideali per uccelli e anfibi, ma anche pesci d'acqua dolce.
Non solo, grazie alla gestione sostenibile della risorsa acqua e della rete irrigua si è dimostrato come si possano sfruttare le caratteristiche di fitodepurazione (l'effetto naturale di alcune piante nel contrastare gli inquinanti) per abbassare i livelli di inquinamento. Infine ripristinare l'equilibrio in aree che storicamente convivevano con l'acqua ma che ultimamente subiscono danni da siccità e alluvioni: oggi è possibile ripristinare i fontanili, o agevolare la presenza dei pesci mettendoli in grado di risalire il corso d'acqua laddove sono esistono barriere artificiali, oppure individuare aree per allagamenti guidati riuscendo così a ridurre l'ammontare dei danni arrecati dalle alluvioni."L'acqua è un bene primario, che garantisce la vita dell'uomo e degli ecosistemi: è utilizzata da molti comparti economici a partire dall'agricoltura. Il futuro, condizionato dai cambiamenti climatici, ci obbligherà a ripensare il nostro rapporto con l'acqua e a dirimere i conflitti per la spartizione di questo bene" - dichiara Fulco Pratesi, presidente WWF Italia -"Oggi si suggella così l'incontro di due realtà, solo apparentemente diverse, impegnate nella ricerca di soluzioni adeguate per la gestione sostenibile dell'acqua e per mitigare i disagi connessi alla crisi idrica che affligge il centro-nord del nostro Paese".
WWF e ANBI si impegneranno a una costante collaborazione finalizzata a realizzare sul territorio azioni sinergiche, a individuare, d'intesa, situazioni dove poter promuovere progetti congiunti per definire modalità di gestione sostenibile della risorsa idrica e realizzare interventi sperimentali secondo i principi della Direttiva Quadro Acque. Provvederanno anche a redigere linee guida di buone pratiche per la gestione integrata e polifunzionale delle acque.Po, alluvione del 2002"Tra il 40% e il 54% dell'acqua disponibile è destinata all'agricoltura, un dato che ben delinea il ruolo e la potenzialità in questo settore di un'associazione come l'ANBI. Ci preme di sottolineare alle istituzioni l'urgenza di favorire l'efficace integrazione tra le politiche internazionali di gestione e tutela della risorsa idrica, rappresentate dalla Direttiva 2000/60/CE e quelle agricole (PAC) " - dichiara Massimo Gargano, Presidente ANBI - "Oggi la Direttiva Quadro ?Acqua' 2000/60/CE è recepita parzialmente: in sede di revisione del Testo Unico dell'Ambiente sarà possibile rilanciare il ruolo delle Autorità di distretto che, in applicazione della Direttiva Europea dovevano essere identificate già dal 2003, per permettere una ripartizione e gestione razionale".
WWF Italia e ANBI ritengono importante e prioritario che le istituzioni preposte si impegnino a:
1. applicare compiutamente i principi e le norme sanciti dalla Direttiva Quadro Acqua 2000/60/CE, garantendo una reale partecipazione attiva dei soggetti portatori di interesse e dei soggetti rappresentanti degli utenti, ai processi pianificatori e negli organi collegiali; definendo una strategia di azione chiara, coerente ed efficace per recuperare il ritardo accumulato;
2. rilanciare il ruolo delle Autorità di Bacino e/o distrettuali come soggetto centrale per garantire il governo delle acque, per la redazione del Piano di gestione di bacino idrografico oltrechè dei piani di bacino e piani stralcio;
3. favorire una efficace integrazione tra le politiche internazionali di gestione e tutela della risorsa idrica, rappresentate dalla Direttiva 2000/60/CE e quelle agricole (PAC);
4. eliminare la situazione di incertezza connessa alla preannunciata verifica e revisione del D.Lgs. 152/2006, per la quale auspicano un adeguato coinvolgimento degli organismi rappresentativi dei soggetti interessati alla gestione delle acque ed alla conservazione e tutela del suolo e dei soggetti portatori di interessi diffusi sul territorio.