Attraverso la partecipazione ad un bando queste aree tornano ad essere beni comuni. Tantissime aree stanno rinascendo grazie a progetti associativi, creativi, sociali e culturali. (http://www.labsus.org/2014/12/milano-si-da-nuova-vita-agli-spazi-pubblici/)

Serena Mangano

A Milano esiste dal 2011 un gruppo di lavoro sugli spazi sociali che, guidato dall’amministrazione comunale, si propone come obiettivo quello di redigere annualmente, con la possibilità di segnalazione da parte dei cittadini, una lista degli “spazi disponibili” in disuso cosicché possano essere concessi agli abitanti per essere rivitalizzati.

Le riunioni del gruppo di lavoro sono pubbliche e aperte ad ogni proposta da parte dei cittadini; le stesse sono poi sottoposte al vaglio e all’approvazione del Consiglio Comunale e della Giunta.

Numerose sono state, sin da subito, le associazioni e i comitati che hanno preso parte attivamente al progetto, collaborando dinamicamente a decidere le modalità di lavoro. Sono infatti stati creati due tavoli di attività: il primo dedicato all’individuazione delle modalità di partecipazione ai bandi pubblici di assegnazione; il secondo tavolo è invece dedicato all’individuazione di percorsi alternativi agli stessi bandi che tengano conto dei soggetti interessati all’utilizzo degli spazi.

Tra gli strumenti utilizzati vi è la delibera 1978 del 2012 , che ha fissato i criteri per le assegnazioni di territori di proprietà comunale, tenendo conto delle idee e dei progetti presentati dalla cittadinanza.


Le nuove realtà che prendono vita

In questo modo sono tante le aree che stanno rinascendo grazie a progetti associativi, creativi, sociali e culturali: come ad esempio Yatta! il primo spazio-laboratorio in Italia concesso gratuitamente da un’amministrazione per la condivisione di competenze, oppure le cascine in disuso che si stanno trasformando in centri per orti comuni o per l’accoglienza. O ancora proprietà che sono diventate appartamenti gratuiti per studenti, associazioni o custodi sociali. Insomma tanti sono i bandi avviati o in avviamento.

Un altro obiettivo che si è preposto l’amministrazione è quello di costruire una rete che coinvolga le persone e le associazioni che hanno costituito delibere simili in altre città, tenendo soprattutto conto delle modalità con cui i privati si possono attivare per la gestione degli spazi, e cercando di individuare modalità che facilitino sul piano fiscale, amministrativo e burocratico l’organizzazione delle attività all’interno degli spazi. L’intento è quello di creare in questo modo un’autonomia finanziaria che permetta agli stessi di mantenersi con le economie generate dalla gestione stessa delle aree loro concesse.

Infine, a novembre di quest’anno, nell’ultima riunione sono state definite le caratteristiche che la lista degli spazi deve avere, a partire dalla individuazione degli stessi come “disponibili”. In particolare, il report del tavolo di lavoro, disponibile a questo link, prevede i seguenti meccanismi:
  • “1) Annualmente, con procedura di evidenza pubblica e con possibilità di “segnalazione” da parte della cittadinanza, il Comune redige una lista degli “spazi disponibili” in cui rientrano automaticamente: a) Gli spazi pubblici abbandonati (cioè che non abbiano in essere una destinazione d’uso) che non presentino problemi statici (ndr per gli spazi pubblici non comunali il Comune si attiva per raggiungere accordi in tal senso con gli Enti proprietari)
  • b) Gli spazi privati abbandonati ridestinati a uso pubblico ai sensi del regolamento edilizio.
  • c) Gli spazi, di proprietà comunale, che, pur non essendo abbandonati si rendono, per vari motivi (scadenze di assegnazioni etc) disponibili.
  • 2) Viene redatta e pubblicata, in questo modo, un’unica lista di spazi che possono, conseguentemente, essere messi in attività sia tramite bando che tramite le modalità previste dalla delibera (modalità ancora da individuare ma che , in ogni caso, prevedono l’attivazione diretta da parte di gruppi di cittadine/i).
  • 3) Ogni spazio, una volta pubblicato sulla lista, diviene immediatamente “opzionabile” sia dall’Amministrazione Comunale per un bando sia da Gruppi di cittadine/i per le finalità della delibera.
  • 4) L’opzione con una delle due modalità rende “indisponibile” lo spazio per l’altra modalità.
  • 5) In attesa di definire le modalità di applicazione di uno spazio da parte della cittadinanza, si è definito che il Comune può opzionare uno spazio dichiarando l’apertura dell’istruttoria amministrativa del Bando e che, dal momento dell’opzione, a da uno a tre mesi di tempo (a seconda delle caratteristiche dello spazio) per pubblicare il bando. Scaduto tale tempo, in assenzo di un bando pubblicato, lo spazio torna nelle disponibilità della lista e torna opzionabile dalla cittadinanza.
  • 6) A presindere dall’iter che si prevederà in merito, anche per la cittadinanza varrà lo stesso limite temporale dall’opzione di uno spazio e l’espletamento dell’iter corrispondente”.
Dunque il proposito è chiaro: restituire alla collettività aree urbane abbandonate mediante la promozione di attività che impegnino tanto i cittadini quanto il Comune. Sebbene il percorso sia ancora lungo, questa esperienza rappresenta la dimostrazione tangibile che l’amministrazione condivisa per la cura dei beni comuni conviene a tutti.

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