Gli economisti più ortodossi potrebbero stracciarsi le
vesti ma nel terzo millennio la risposta alla crisi viene dalla
condivisione. Dallo sharing economy.
Bla bla car permette
alle persone innanzitutto di conoscersi on line, incontrarsi,
condividere le spese. L'ho sperimentato più volte ed ho avuto la
piacevole occasione d'incontrare il lavativo, il prete, molti studenti,
l'immigrato. Una bella storia. Purtroppo questo dare l'auto in affitto
ha creato più di qualche problema in quel di Milano per la contrarietà
dei tassisti contro l'app di uber.
Ma è come maledire le rotaie ad inizio dell'età moderna. Non v'è spazio
pro futuro per una delle categorie più compatte e temute dai governi.
E' sufficiente uno smartphone con GPS per sapere, attraverso Enjoy di Eni, dove c'è un auto nelle vicinanze da prendere a prestito; figuratevi il domani.
I GAS Gruppi di Acquisto Solidali, questione di pochi anni, andranno a sostituire i supermarket o, meglio, le cooperative alimentari. Sono
gruppi di persone che acquistano insieme, seguendo il principio della
solidarietà, che li porta a preferire produttori piccoli e locali,
rispettosi dell'ambiente e delle persone, con cui entrare in relazione
diretta. E' stato un boom della "filiera corta". I membri di questa
community entrano in casa di uno di loro che, a turno, fa da magazzino.
Grossista pro tempore. Acquista dal contadino, piccolo produttore e
rivende senza guadagnarci sopra. A turno ed on line si fa la spesa a
km. zero, bio, equo, natural etc. etc. La gente si reincontra e con la
scusa dei prodotti relaziona. Tutt'altro dall'anonimato dei centri
commerciali.
Poi il singolo può cucinare i cibi mettendo a disposizione, sempre on line attraverso Gnammo e Eatwith,
la propria casa e trasformarla in ristorante. Fatti due conti ci
guadagna qualcosa senza pagar tasse, peraltro come quasi tutto nello
sharing economy. Perché? Qual'è il problema? Non si può invitare gente
on line a casa propria?
Volete fare un viaggio in un'altra città con pochi euro? Airbnb
ha connesso, dal 2008 ad oggi, 25 milioni di viaggiatori per 190 paesi.
Sia che si tratti di un appartamento per una notte, di un castello per
una settimana o di una villa per un mese, questa piattaforma mette in
contatto le persone con autentiche esperienze di viaggio a qualsiasi
prezzo in oltre 34.000 città. Insomma, il mondo in un smartphone.
L'avvento di massa della Sharing Economy,
coinvolge i gruppi sociali più disparati, grazie all'utilizzo di
piattaforme digitali. La svolta è arrivata con la georefenziazione e
l'e-mail - alert che ti avvisa in tempo reale su ciò che si cerca. Case,
letti, divani,
barche, castelli, spazi sui camion... Ormai ogni cosa si prende in
affitto on line e si paga con credit card. Ciò rende dei potenziali
venditori anche i molti disoccupati, causa crisi, che hanno beni da
affittare al mondo intero. Apre i confini più della Ryanair che fa
volare i proletari di tutto il mondo; anzi, di tutti i cieli ma,
soprattutto, rende meno impattante l'impronta ecologica dell'uomo sulla
terra. Un camion viaggia pieno sia in andata che in ritorno.
Ma non tutti ce la fanno. La Banca del Tempo di Trento,
per esempio, ha compiuto 18 anni. E' diventata maggiorenne, funziona
egregiamente vecchio stile, ma non è strutturata su una piattaforma per
cui, dal mondo on line, è out. O interagisce con il mio smartphone e,
quindi, è in grado di trovarmi una persona “qui ed ora” che venga a
tenermi il pupo perché devo scappare all'ospedale dalla nonna, oppure
non mi serve più. Non ho certo il tempo di spedire una mail ed
attenderne il ritorno. Sceglierò la persona on line che è subito
disponibile a me più vicina (georeferenziata), referenziata e connessa.
E' il person 2 person (p2p).
Ma la sharing economy da anche
l'opportunità di trovare manager all'altezza per un progetto; lo
sappiamo bene che con i mediocri non si va da nessuna parte. Da
l'opportunità di stampare in 3D condividendo la stampante che,
altrimenti, come l'auto, rimarrebbe per lo più sottoutilizzata. Poche
cose ed a tempo pieno; dalla culla alla bara (c2c). It's the future.
Altro esempio: i partner
di Unimondo e migliaia di onlus puntano sempre più sul crowdfunding a
sostegno delle proprie attività basandosi su quasi 40 piattaforme.
Poche settimane fa è terminata la seconda edizione di Sharitaly. Sembra che vi sia desiderio di riconoscimento e, quindi, di accettare una certa tassazione. Staremo a vedere.
Fabio Pipinato