Ci sono anche 4 milioni di euro da spendere per l’inclusione sociale e la lotta alla povertà all’interno dell’
Accordo di partenariato 2014-2020 stipulato tra Commissione europea e Italia sull’utilizzo dei fondi europei, che complessivamente riguarda l’utilizzo di 44 milioni di fondi europei cui si aggiungono 20 milioni di finanziamento nazionale. (
http://www.uneba.org/firmato-l-accordo-di-partenariato-ueitalia-sostegno-agli-investimenti-privati-nelle-strutture-per-anziani-nel-mezzogiorno/)
Dopo la firma dell’Accordo, bisogna ora stilare i Programmi Operativi nazionali e regionali.
Per quanto riguarda inclusione sociale e povertà, gli obbiettivi indicati sono:
- riduzione della povertà, dell’esclusione sociali e innovazione sociale
- incremento dell’occupabilità e della partecipazione al mercato del lavoro, attraverso percorsi integrati e multidimensionali di inclusione attiva delle persone maggiormente vulnerabili, vittime di violenza o grave sfruttamento e a rischio discriminazione
- aumento/consolidamento/qualificazione dei servizi di cura socio-educativi rivolti ai bambini e cura rivolti a persone con limitazioni dell’autonomia e potenziamento della rete infrastrutturale e dell’offerta di servizi sanitari e sociosanitari territoriali
- riduzione del numero di famiglie in condizioni di disagio abitativo
- riduzione della marginalità estrema e interventi di inclusione a favore delle persone senza dimora e delle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti in coerenza con la strategia nazionale di integrazione dei Rom
- aumento della legalità nelle aree ad alta esclusione sociale e miglioramento del tessuto urbano nelle aree a basso tasso di legalità
Per il punto 3, ed in particolare i servizi sociosanitari, tra i
risultati attesi ci sono:
- presa in carico multiprofessionale per progetti di inclusione lavorativa di persone con disabilità, anche attraverso promozione del modello Icf
- diffusione di buoni servizio per favorire l’accesso ai servizi sociosanitari, in modo anche da aumentare prestazioni fornite, fasce orarie di servizio, posti di lavoro nel settore
- aiuti agli investimenti privati (anzitutto di imprese e organizzazioni del terzo settore di piccole dimensioni) in strutture per anziani, dalle residenze sociosanitarie ai centri diurni
- investimenti pubblici per potenziare i servizi territoriali sociosanitari, non ospedalieri
- creazione di registri di accreditamento e albi di fornitori di servizi di cura a persone non autosufficienti
- definizione dei contenuti delle professioni sociali e loro riconoscimento uniforme in tutta Italia
L’Accordo sottolinea che è necessario “riqualificare l’offerta di servizi socio assistenziali, in particolare nel Mezzogiorno, per garantire diritti ai cittadini, ma anche per gli auspicabili riflessi sul mercato del lavoro”.
L’Accordo di Partenariato è stato presentato all’incontro dell’11 novembre 2014 della Consulta Ecclesiale degli Organismi socio-assistenziali, di cui fa parte anche Uneba, e a cui siamo debitori dello spunto per questo articolo.