800 bambini muoiono ogni giorno in Africa perché non possono accedere al servizio sanitario. Basterebbe circa un miliardo e mezzo di euro all'anno per consentire l'accesso gratuito ai servizi sanitari di base.I dati parlano chiaro: il bilancio dei bambini che hanno perso la vita a causa di malattie facilmente curabili o prevenibili dal vertice di due anni fa a Gleneagles è di 600.000.In occasione del vertice 2007, Save the Children sottolinea come alcuni paesi dell'Africa, come Angola, Sierra Leone, Repubblica Democratica del Congo, Niger, sono fra quelli che registrano i più alti tassi di mortalità materno-infantile ed esorta i Governi del G8 affinché supportino quelli del continente africano nella definizione e nell'implementazione di una strategia per creare e sostenere un servizio sanitario nazionale in grado di garantire l'accesso alle cure mediche per i bambini, facendo riferimento in particolare all'African Health Strategy 2007-2015 dell'Unione Africana.Attualmente, in molti Paesi africani, il sistema sanitario è sull'orlo del collasso: non ci sono abbastanza ospedali e quelli esistenti sono spesso strutture fatiscenti, senza acqua corrente o elettricità, troppo lontani e difficilmente raggiungibili, soprattutto per i pazienti che abitano in zone rurali.

La maggior parte del personale medico e paramedico è privo di un'adeguata formazione, lavora in condizioni difficili, è sottopagato e conseguentemente non è disposto ad operare in zone remote e rurali, dove risiede la maggior parte delle famiglie più vulnerabili. Nonostante la scarsa qualità dei servizi erogati, in molte delle strutture ospedaliere africane anche i servizi sanitari di base sono a pagamento, e pertanto non accessibili a tutti. Ad esempio, in Sierra Leone, partorire in ospedale costa circa 55.000 Leones, pari a circa 19 euro, cifra che però se messa in relazione col reddito medio della popolazione corrisponderebbe a circa 3.250 euro. Benché l'agenda del G8 che si riunirisce oggi a Heiligendamm indichi come priorità la risoluzione di alcune delle problematiche che affliggono il continente africano, prima tra tutte il miglioramento del suo sistema sanitario, non appare chiaro attraverso quali politiche si intenda giungere a questo risultato. Attualmente esistono numerose iniziative specifiche per la tutela della salute in Africa. Se ne contano 89 e benché alcune di esse, come quelle per combattere l'Hiv o la malaria, si siano rivelate di vitale importanza e salvare migliaia di vite, rischiano di essere troppe e soprattutto di non essere inserite in un sistema sanitario nazionale di riferimento, che è praticamente inesistente e che potrebbe sicuramente migliorare le loro performance.

Save the Children auspica che in occasione del G8 2007 si possa avviare un'iniziativa globale riguardo ai sistemi sanitari, al fine di consolidare e coordinare sia l'assistenza tecnica che quella finanziaria in relazione ai programmi nazionali, che i Governi Africani hanno promosso nella recente African Health Strategy 2007-2015.Save the Children nei giorni scorsi ha scritto al Presidente del Consiglio Romano Prodi, mettendo in evidenza alcune problematiche e chiedendo al Governo Italiano di farsi portatore di alcune istanze nei confronti degli altri Governi partecipanti al vertice di Heiligendamm, quali l'accessibilità ai servizi sanitari di prevenzione e cura per i minori e per le donne in gravidanza e la garanzia dell'istruzione primaria, in particolare nei paesi in conflitto o in post conflitto. Save the Children, inoltre, chiede al Governo Italiano e agli altri membri del G8 di:

- fornire gli aiuti necessari affinché i bambini africani non continuino a morire inutilmente, coerentemente con quanto previsto dal documento della Presidenza Tedesca "Growth and Responsibility - Leitmotiv for Germany's G8 Presidency", che sottolinea l'importanza di mantenere gli impegni precedentemente presi dai Paesi del G8 per combattere la povertà e per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio;

- supportare i Governi africani affinché definiscano il proprio modello di sistema sanitario nazionale, nel quale possano convergere ed essere ottimizzati i diversi progetti che vengono attualmente realizzati a sostegno della salute;

- adoperarsi per l'accesso gratuito alle cure sanitarie di base: l'iniziativa, Providing for Health, benché si proponga di armonizzare oltre 100 diversi sistemi sanitari e possa avere un forte potenziale, necessita di alcuni aggiustamenti affinché diventi un valido strumento per far fronte all'emergenza salute in Africa.

Oltre al tema della salute con particolare focus sull'Africa, l'agenda del G8 2007 include altre problematiche che Save the Children ritiene essere di primaria importanza, come quella relativa all'educazione. La recente pubblicazione di Save the Children "Scuola, ultima della lista. Il finanziamento all'istruzione nei paesi in guerra e post conflitto in coda alle priorità dei donatori istituzionali" sottolinea che nel mondo attualmente 77 milioni di bambine e bambini non vanno a scuola e di questi più della metà, ovvero oltre 39 milioni, vivono in quei paesi resi fragili dallo stato di guerra (Conflict Affected Fragile States - CAFS). Ma se più della metà dei bambini che non vanno a scuola si trova in questi paesi, solo il 18% di tutti gli aiuti per l'educazione sono destinati ai CAFS, e l'Organizzazione auspica che il G8 si adoperi per aumentare tali fondi.Le testimonianze.La storia di Kamera: i risparmi di una vita per curare il figlio Il figlio di Kamera, Morie, è cieco e sordo e ha difficoltà di apprendimento: tutto ciò per aver contratto la malaria. Kamera ha speso tutti i suoi risparmi, che sarebbero dovuti servire a costruire la casa, e preso in prestito dei soldi, per pagare le cure necessarie a Morie."Io sono un agricoltore e ho del terreno. Due anni fa, a maggio, Morie si è ammalato.

Ci siamo precipitati in ospedale. Aveva la febbre molto alta e abbiamo scoperto che era per colpa della malaria. E' rimasto in ospedale 5 mesi. Subito dopo ha iniziato a non sentire più, vedere, parlare, ed era paralizzato. Il dottore ci spiegò che la malaria aveva colpito il suo cervello. Tuttavia Morie è poi migliorato e ora può camminare e l'oculista ci ha detto che potrà recuperare la vista. Un anno dopo quel lungo e drammatico ricovero, Morie si è nuovamente ammalato, febbre e perdita di sangue. Nuovamente siamo corsi in ospedale dove è rimasto per 3 mesi. Finora abbiamo speso 700.000 leones per curarlo. Tutti i soldi messi da parte per costruire la casa se ne sono andati e abbiamo dovuto chiedere un prestito. Anche i nostri amici ci hanno aiutato prestandoci del denaro. La seconda volta che Morie si è ammalato avevo appena finito di restituire il prestito precedente che ho dovuto chiederne uno nuovo. Adesso sto lottando per mettere da parte i soldi da restituire e sarò costretto a vendere quasi tutto il raccolto di manioca per pagare il debito, e chiedere di nuovo dell'altro denaro per pagarci da mangiare."

Cure sanitarie solo per chi può permettersele Clifford è un operatore sanitario di una piccola città nel distretto di Kailahun in Sierra Leone, responsabile e referente per l'intera comunità della locale struttura sanitaria che cura e serve 41.000 persone."Nella clinica non sono previsti costi per le visite e i consulti medici ma le persone pagano le medicine. Io sono l'unico membro dello staff ad essere retribuito, mentre gli altri sei vengono pagati con il ricavato della vendita dei medicinali. Questo è un grave problema: non esagero se dico che almeno un quarto della popolazione non può permettersi di comprare neanche il più economico dei farmaci, il che spiega perché abbiamo dei tassi così elevati di mortalità. Queste persone non vengono neanche a farsi visitare o a chiedere cure perché non hanno soldi per pagarle. Restano direttamente a casa. Bisogna che il governo ci dia più medicine da distribuire gratuitamente ai pazienti. Sarei ben felice di averne e di poterle dare senza costi a chi ne ha bisogno. Vorrei che il servizio sanitario fosse gratis per tutti".

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