Ci sono forme di investimenti destinati a scompaginare le regole economiche classiche. La crisi porterà a scegliere qualcosa di diverso e di funzionante, come gli Ibridi organizzativi. E' il pensiero contenuto in un libro sulla recente forma di impresa sociale, che garantisce occupazione e crescita. Ecco dunque l'economia che avanza. (http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2014/11/15/news/rizzo_la_crisi_porta_scelte_nuove_gli_ibridi_organizzativi_nella_finanza_etica-100632693/)

di MARTA RIZZO

Roma. Sono ormai quasi dieci anni che si nomina una parola di cui spesso sfugge il vero significato: la crisi è un passaggio necessario e un motivo di ricerca. La ricerca dell'economia contemporanea dice che stiamo evolvendo verso nuovi traguardi di pensiero e di azione. Un esempio ne sono gli ibridi organizzativi, spiegati e ben analizzati da un economista, Paolo Venturi (direttore dell'Aiccon), e da Flaviano Zandonai (direttore di Iris Network e ricercatore Euricse), che raccontano l'efficace forma d'imprese portatrici di lavoro e dunque di crescita: Ibridi organizzativi. L'innovazione sociale generata dal Gruppo Cooperativo Cgm, Il Mulino 2014, 21,00 euro.

Il lavoro produttivo nelle imprese sociali. Il consorzio Cgm riunisce le oltre 10.000 imprese sociali sparse nel nostro territorio e dall'osservazione di questa grande rete di servizi sono emersi risultati notevoli, che hanno spinto i due autori di questo libro a dedicarsi all'evoluzione dell'imprenditoria. I dati sulle imprese sociali, parte integrante del Terzo Settore, sono tutti positivi: secondo l'Istat, in Italia ne esistono circa 13.000, di cui 12.000 sono cooperative. Il valore di produzione è di oltre 10 miliardi di euro con investimenti pari a 8,3 miliardi. La cooperazione sociale occupa più di 500.000 lavoratori, di cui il 75% donne, il 63% è assunto a tempo indeterminato e i giovani sotto i 35 anni che lavorano nel settore sono il 28%. In definitiva, le imprese sociali occupano più di 30.000 lavoratori svantaggiati.

La crisi come travaglio di passaggio . Per essere chiari, bisogna comprendere le parole che si usano. "Crisi" è "scelta", dal greco krisis. Scelta è conflitto, travaglio, passaggio. Quello che stiamo vivendo è un conflitto dolente e lungo, ma che porterà ad una nuova forma di scelta di vita economica, sociale, lavorativa, individuale. "L'occidente sta attraversando una crisi epocale, che porterà a cambiare le regole - asserisce Venturi - Perché il modello economico-sociale dominante è di fatto imploso. Si reggeva su Stato (tasse) e mercato (garantire lavoro e produrre ricchezza). L'impresa sociale è un antidoto al cambiamento di modello". E anche se si parlerà, per lo più e ancora per alcuni decenni, della forma classica di economia legata a stato, finanza che specula sul cibo, banche che hanno per clienti imprese d'armi, in questi stessi anni continuerà a farsi strada una "crisi" in cui Terzo Settore, banche etiche e imprese sociali, compresi gli ibridi organizzativi, saranno la via di fuga, in termini di lavoro e di crescita.

Dare dinamicità all'economia. "Nella gara alla ricerca della misura migliore contro la crisi - afferma Flaviano Zandonai - c'è la dimensione relativa ai cambiamenti degli assetti istituzionali e dei modelli organizzativi, in particolare quelli di natura imprenditoriale. Servono impalcature diverse per produrre beni e servizi che incorporino in maniera stabile la dimensione dell'impatto sociale. Il nostro libro cerca di leggere fenomeni di "institution building" nell'ambito del settore non profit, ovvero nell'ecosistema più dinamico della società. Organizzazioni aperte a processi di ibridazione che combinano in forme inedite componenti diverse: affari, pubblica amministrazione, economia informale".

Le imprese sociali non fanno volontariato, creano lavoro. "Le imprese sociali tengono insieme la dimensione di pubblica utilità e quella produttiva ed economica (vendita di beni e servizi) - spiega Paolo Venturi - Non si parla di volontariato, ma di imprese che producono beni e servizi con interesse generale (per interesse generale s'intende l'interesse della comunità e dei portatori cui i servizi si rivolgono: sono beni meritori che vanno a favore dei più svantaggiati. L'interesse generale coincide con l'interesse della comunità e dei soggetti svantaggiati). Le imprese sociali si occupano di minori, inserimento lavorativo, progetti e attività culturali e sociali, ambiente, sostenibilità, riuso, riciclo".

Ibridi organizzativi, i buoni "bastardi". Di per sé, la parola "ibrido" non depone bene: "bastardo" è il suo significato, perché consiste nel mettere insieme parti di diversi generi, assemblati in un organismo nuovo, in un modo che esso risulti difficile da definire ed eterogeneo. Sebbene gli ibridi organizzativi siano non una commistione di pezzi differenti, ma piuttosto un'evoluzione consapevole delle imprese sociali, la provocazione di essere definiti "bastardi" appare interessante: nascono dal Terzo Settore, da cooperative sociali, però non sempre mantengono il vestito della cooperazione sociali. Cambiano tipologia giuridica (schemi societari diversi, non più solo non profit, ma S.p.a., o S.r.l. sociali) ed hanno un maggiore investimento in termini di capitali. Sono più orientate verso l'utente come cliente pagante che non verso lo Stato, come le imprese classiche. E poi, la caratteristica che rende queste forme societarie "bastarde", è che guardano al for profit: solitamente sono infatti in partnership con le aziende for profit.

La collaborazione che funziona. "La fase di passaggio che stiamo vivendo è lunga - spiga infatti Venturi - La differenza dal passato è che mentre nei periodi di crisi precedenti a quello attuale si tornava al sistema capitalista, ora quelle condizione non sono più attuabili. L'economista americano Jeremy Rifkin già preannunciava la fine del capitalismo nei "commons collaborativi" (l'insieme di regole economiche alternative al consumismo: scambio e condivisione che si realizza in beni e servizi, trasporti, turismo, ecc.) . In questa profezia si colloca l'impresa sociale, che nasce da una collaborazione, solitamente tra profit non profit. Il libro prova a osservare l'impresa sociale che innova e s'innova".

Le vulnerabilità della crisi e le soluzioni possibili. "L'ibridazione si adegua alle necessità della crisi: solitudine, non autosufficienza, disoccupazione, famiglie mono componenti - conclude Venturi - Se 20 anni fa la cooperative sociale tutelavano manicomi o comunità di recupero, oggi crea una S.p.a, o S.r.l. sociali che dia vita ad un supermercato etico, il quale venda soltanto prodotti etici e biologici". Così facendo, dunque, la nuova impresa sociale-supermercato intraprende un lavoro che dà occupazione e risponde, non solo a chi ha bisogno dei beni, ma educa anche al consumo di cibo sano (l'esempio dell'"ape bianca" è tratto dal libro).

Il progresso sociale grazie agli ibridi. Leonardo Becchetti, professore di Economia dell'Università Tor Vergata di Roma, dedica la sua postfazione al libro ad un'attenta analisi dello sviluppo degli ibridi organizzativi all'interno di quella "rivoluzione copernicana" che è la finanza civile o etica. Nello specifico, l'importante puntualizzazione di Becchetti, definisce i meccanismi per i quali l'economia occidentale (capitalistica, dominante, classica) si è spostata, si sta spostando e si è sposterà ancora verso il Terzo Settore, verso le cooperative ed imprese sociali, in una commistione profit-non profit inevitabile e necessaria.

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