Rapporto Ismu. Dai 550 mila del ‘94 ai 5,5 milioni di oggi, solo il 6% non è in regola. Sempre più le donne. Fenomeno sempre più familiare, ma resta il nodo della discriminazione sul lavoro. E alle elezioni gli stranieri non votano, ma fanno votare... (
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Milano. Negli anni Sessanta, gli immigrati in Italia stavano tutti comodamente nello stadio San Siro. Oggi sono tanti quanti gli abitanti del Veneto: 5,5 milioni (+500 mila rispetto all'anno scorso). Venti anni fa, gli stranieri d'Italia erano 500 mila. Ecco, in due scatti, l'immagine dell'immigrazione di oggi composta dal Ventesimo rapporto della Fondazione Ismu: l'immigrazione in Italia è stabile, sempre più femminile, ma ancora temuta e discriminata.
Sempre più regolari. Gli immigrati irregolari sono al minimo storico: si stima che pesino per il 6% del totale, 300 mila persone. In barba a chi negli anni Novanta sosteneva che "i clandestini" sarebbero stati il problema maggiore legato all'immigrazione. A questo risultato concorrono diversi fattori, come spiega il professor Gian Carlo Blangiardo, demografo dell'università Bicocca e responsabili del settore Monitoraggio dell'immigrazione per Ismu. Il primo sono le sanatorie, ufficiali e mascherate: "Negli anni Novanta, all'epoca della legge Martelli, la prima vera sanatoria, gli irregolari erano uno su due", commenta Blangiardo. Il loro effetto sommato ai decreti flussi, falliti come progetto per portare manodopera dall'estero ma riusciti se si guarda l'effetto sulla regolarizzazione dei lavoratori già presenti sul territorio, ha contribuito a diminuire gli irregolari.
Immigrazione formato famiglia. Il secondo fattore riguarda il modo in cui si emigra oggi. Chi parte all'avventura e prende il mare dalle sponde meridionali del Mediterraneo difficilmente ha in testa di rimanere in Italia. In questo il nostro Paese s'è trasformato in una tappa intermedia di una traversata ben più lunga. Chi arriva nel nostro Paese si ricongiunge a parenti già in Italia. Si vede l'effetto di questa tendenza nei numeri delle presenze femminili, che hanno superato per 300 mila unità i maschi, per il numero di nuovi nati, giunti a 78 mila. In tutto, i minorenni stranieri in Italia hanno raggiunto il milione. Le famiglie con tutti i componenti stranieri sono 1,3 milioni, dato record: nel 1991 erano 235 mila.
Le contraddizioni del lavoro. "In Italia l'immigrazione è continuata ad aumentare nonostante la recessione. Questo ha evidenziato ancora di più i pregi e i difetti del nostro mercato del lavoro", spiega Laura Zanfrini, sociologa dell'Università Cattolica di Milano e responsabile del Centro di Documentazione e del settore Economia e Lavoro della Fondazione Ismu. Nonostante la crisi, infatti, gli occupati in Italia sono 22 mila in più rispetto a due anni fa, al contrario degli italiani che sono mezzo milione in meno. Questo non significa che per gli stranieri sia più facile ottenere un impiego. E chi lo trova è costretto ad accettare condizioni al di sotto dello standard del mercato del lavoro italiano. La richiesta di manodopera non specializzata resta molto alta e viene soddisfatta anche da migranti che in patria avevano titoli di studio e lavori più di prestigio. Altra motivazione è la richiesta di manodopera degli imprenditori stranieri (tra il 2012 e il 2013 gli imprenditori internazionali sono aumentati oltre quota 708 mila).
"Non votano ma fanno votare". Senza gli immigrati, l'Italia avrebbe 918 consiglieri comunali in meno. A fare il conto è stato il professor Gian Carlo Blangiardo che ha osservato come ben 53 Comuni sono passati alle elezioni con doppio turno proprio per l'aumento della popolazione straniera. Tra questi Comuni, 13 sono in Lombardia, regione che si conferma capofila per la presenza di immigrati (1,3 milioni), e nove in Veneto. (lb)