Una volta valutate le ricadute ambientali e sociali, le fonti fossili diventano molto più costose. L’eolico è già più economico di carbone.
Costano meno le fonti rinnovabili come l’eolico o le energie fossili? Agli ambientalisti che protestano contro le centrali a carbone la risposta che viene data è più o meno questa: «Il carbone può essere sporco e dannoso per l’ambiente e la salute ma ha un vantaggio, è a buon mercato». Ma leggendo attentamente il documento “riservato” rilasciato dalla Commissione europea- Directorate-General for Energy il 10 ottobre, come hanno fatto The Guardian e Moterboard che ne sono entrati in possesso, si scopre che l’eolico è in realtà già ora la fonte di energia più economica in Europa, battendo di gran lunga non solo lo sporco carbone a buon mercato ma anche il più “pulito” gas.
Brian Merchant, senior editor di Motherboard, scrive che «l’opinione comune sostiene che l’energia pulita sia più costosa rispetto alle sue controparti dei combustibili fossili; i politici che si oppongono normalmente agli incentivi per il solare e l’eolico indicano nel loro costo un ostacolo onnipresente. Eppure, confronti dei costi veramente onesti dimostrano che le fonti energetiche rinnovabili sono spesso più economiche rispetto ai loro competitori ad alta intensità di carbonio».
Il rapporto della Commissione europea dimostra che se si dovesse tener conto dell’estrazione mineraria, dell’inquinamento e degli impatti negativi sulla salute di carbone e gas, sul lungo periodo l’energia eolica sarebbe la fonte più economica di energia.
La copia del rapporto “riservato” della quale è entrato in possesso The Guardian integra lo studio “Subsidies and costs of EU Energy – An interim report”, che invece è stato presentato ufficialmente il 13 ottobre dalla Commissione Ue, ma secondo i due giornali «è stato vistosamente omesso dal final draft». Forse perché il rapporto dice che «per ogni megawattora (MW/h) di elettricità prodotta, l’eolico onshore costa circa 105 euro per MW/h, rispetto al gas e carbone, che può costare rispettivamente fino a circa 164 € e 233 € per MW/h. L’energia nucleare, eolica offshore e l’energia solare sono generatori relativamente poco costosi, a circa € 125 per MW/h».
Il problema è che le esternalità, cioè i costi sanitari e ambientali più elevati, non vengono pagate dalle imprese dei combustibili fossili (e del nucleare) ma dai contribuenti, e questo le rende molto difficili da “intercettare”. Merchant ci va giù duro: «Le companies dei combustibili fossili sono abituate ad usare l’atmosfera come una fogna e a farci pagare il conto. Se vivi vicino a una centrale elettrica a carbone e hai malattie polmonari o l’asma, la coal company non sta pagando per le tue visite mediche. Lo stai facendo tu, o la tua compagnia di assicurazione, o lo Stato».
Quello che la Commissione europea ha tenuto pudicamente “riservato” non è un segreto: già nel 2011 Paul Epstein, direttore associate dell’Harvard Center for Health and the Global Environment, aveva pubblicato su Annals of the New York Academy of Sciences lo studio “Full cost accounting for the life cycle of coal”, dimostrando che il carbone aveva provocato all’economia statunitense danni per 345–500 miliardi di dollari, in gran parte per le ragioni opposte per le quali il rapporto “riservato” della Commissione Ue svela che l’eolico è così a buon mercato. Epstein spiego alla Reuters che i danni «non sono pagati dall’industria del carbone, sono a carico nostro, delle nostre tasse. Il costo pubblico è di gran lunga superiore al costo del carbone stesso. Gli impatti di questa industria vanno ben oltre la semplice illuminazione delle nostre lampade».
Alle stesse conclusioni arriva un altro studio, “Economic value of U.S. fossil fuel electricity health impacts” pubblicato nel 2013 su Environment International da ricercatori dell’Environmental Protection Agency Usa, i quali hanno confermato che i combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) costano agli Usa fino a 886,5 miliardi dollari all’anno.
E’ più o meno la scoperta dell’acqua calda, ma non si pensava che fosse così ustionante per l’intera industria fossile che sta pesantemente danneggiando la salute pubblica, lasciando una pesante eredità alle generazioni future e intanto godendo degli appoggi, delle “riservatezze” e dei sostanziosi finanziamenti delle istituzioni europee e nazionali.
«Questo è ciò che i politici hanno cercato di correggere con i carbon prices – dice Merchan – che sono stati messi in atto in una manciata di luoghi, come l’Unione europea, la città di Vancouver e da una coalizione di Stati Usa del nord-est. Una pratica che non è ancora sufficientemente diffusa o aggressiva».
Nonostante la vulgata politica comune, l’eolico, anche senza contare le enormi esternalità dei combustibili fossili, è già più economico di carbone in diverse aree, come ad esempio l’Australia – grande produttrice/esportatrice di carbone – o nella stessa Unione europea dove EDP, una grossa utility, dice che ormai eolico e solare sono più economici rispetto ai combustibili fossili. Per non parlare della Danimarca, dove, secondo il governo, entro pochi anni il costo dell’energia eolica sarà la metà di quello dei combustibili fossili.
Merchan invita a ragionarci sopra: «Una società sensata, quando sceglie su che fonti contare per alimentarsi, avrebbe preso in considerazione tutti i costi che sopportano e dovranno sopportare i suoi cittadini. Ecco perché l’eolico e il solare sembrano essere sempre le fonti di energia pulita a costi più competitivi».
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