Roma. L’annuncio della chiusura di Mare Nostrum all’inizio di novembre arriva appena dieci giorni dopo le dichiarazioni del premier Renzi secondo cui l’operazione sarebbe continuata “finché non ci sarà un impegno dell’Unione Europea uguale o se possibile superiore”. Il primo ministro aveva detto che Mare Nostrum era stata avviata per rispondere a gravi sofferenze umane e non avrebbe avuto senso se non fosse continuata, ma è esattamente ciò che sta accadendo. È quanto afferma Medici Senza Frontiere (MSF).
Il Ministro degli Interni ha annunciato ufficialmente che l’operazione di ricerca e soccorso verrà chiusa all’avvio dell’operazione europea Triton da parte di Frontex. Ma poiché l’obiettivo principale di Triton sarà il controllo delle frontiere e non il soccorso attivo in mare, la chiusura di Mare Nostrum porrà fine a uno sforzo molto più esteso di salvare vite umane che raggiungeva anche le coste libiche, da cui proviene la maggior parte delle imbarcazioni.
“In un momento in cui le persone cercano in modo sempre più disperato di fuggire le guerre in Libia, Siria o Iraq, siamo scioccati e delusi nel sentire che Mare Nostrum chiuderà e che il soccorso nel Mediterraneo avrà da ora in poi una finalità limitata. L’annuncio del ministro degli interni Alfano è in diretta contraddizione con l’impegno dichiarato dal premier Renzi solo poche settimane fa” ha detto Manu Moncada, coordinatore delle operazioni in Italia. “Oggi il governo italiano, che detiene anche la presidenza del Consiglio europeo, sta ritirando una decisione politica volta a salvare vite umane.”
I tragici naufragi che dall’inizio dell’anno hanno già causato più di 3.000 morti dimostrano la necessità di operazioni di ricerca e soccorso continuative, mentre i disordini in Libia e le altre crisi nell’area aumentano il bisogno che queste operazioni vengano estese a tutto il Mediterraneo. Poiché oggi non ci sono alternative sicure per cercare protezione internazionale in Europa, la via del mare è l’unica opzione per migliaia di persone, vittime di violenza e torture, persone disabili, donne e bambini. Operazioni di ricerca e soccorso limitate alle acque sotto la giurisdizione italiana lasciano scoperta una grave lacuna, perché il 90% dei profughi che arrivano in Italia parte dalla costa libica. Questo significa che migliaia di vite saranno a rischio se le aree di mare aperto non saranno pattugliate attivamente.
“Forniamo cure mediche a migranti e rifugiati in Italia da 12 anni ormai e non abbiamo mai visto così tante donne e bambini, per la maggior parte provenienti dalla Libia” dichiara Stefano Di Carlo, capo missione di MSF in Italia. “Cosa succederà quando l’Italia e l’Unione Europea chiuderanno le operazioni di ricerca e soccorso in mare in queste aree? Quanti ‘naufragi di Lampedusa’ possiamo tollerare? Chiediamo al premier Renzi di confermare il proprio impegno e al parlamento italiano di prendere posizione per rispondere ai disastri umanitari che avvengono ai confini marittimi dell’Italia.”
Per MSF anche la risposta dell’Unione Europea alla tragedia umanitaria di profughi e migranti che muoiono in mare continua a essere inadeguata e deludente.
MSF è presente in due dei più grandi siti di approdo in Sicilia – Augusta e Pozzallo – dove fornisce cure mediche urgenti e sostegno psicologico a migliaia di persone che fuggono dalla guerra in Siria, dalle persecuzioni in Eritrea e dalle condizioni di povertà estrema nell’Africa Sub-Sahariana. Da gennaio a settembre, le equipe di MSF a Pozzallo hanno effettuato screening medici a circa 19.000 persone in occasione di 64 sbarchi. La maggior parte delle persone arriva in condizioni fisiche e psicologiche piuttosto buone, perché viene soccorsa tempestivamente da Mare Nostrum. La maggior parte dei loro problemi medici sono legati alle condizioni del viaggio prima che raggiungano il mare e includono traumi, malattie della pelle dovute alla mancanza di igiene nei centri di detenzione in Libia e infezioni del tratto respiratorio. Ad Agosto, MSF ha realizzato una struttura medica nel porto di Augusta che solo nel primo mese ha effettuato consultazioni mediche a 582 persone, di cui 71 hanno riportato di essere state vittime di violenza.
MSF ha lavorato sull’isola di Lampedusa dal 2002 al 2013. Oggi MSF supporta le autorità sanitarie italiane effettuando visite mediche ai migranti, richiedenti asilo e rifugiati nei centri sanitari locali delle province di Ragusa e Siracusa. In questi giorni le equipe di MSF stanno lavorando giorno e notte per affrontare il grande flusso di sbarchi nei porti siciliani di Pozzallo (Ragusa) e Augusta (Siracusa).
In Grecia, MSF ha lavorato nel nord del paese per fornire cure mediche e psicologiche ai migranti, rifugiati e richiedenti asilo nelle stazioni di polizia di confine e nei centri di detenzione, fino ad aprile 2014. MSF mantiene una preparazione all’emergenza nel paese per intervenire in qualunque momento sia necessario. Inoltre, MSF sta avviando attività di assistenza medica per le vittime della violenza ad Atene, in collaborazione con due organizzazioni greche.