Malala e Kailash sono la speranza del mondo. Il Nobel per la Pace ad un indiano induista e ad una pakistana musulmana.

di Umberto Mazzantini

Negli anni passati il Comitato norvegese per il Nobel non era certo stato sempre felice nella scelta del Nobel per la Pace, basti ricordare le contestate scelte di Barack Obama, forse il presidente Usa che ha bombardato più Paesi durante il suo mandato, e all’Unione europea invischiata attraverso i suoi Stati membri in diversi conflitti e “missioni”, ma questa volta la scelta non solo è felice, ma è un giusto risarcimento per i più indifesi del mondo: i bambini, e proprio perché sembra una scelta “non politica” è forse la scelta più pesantemente politica degli ultimi anni.

La decisione di assegnare il Premio Nobel per la Pace a Kailash Satyarthi e Malala Yousafzay «per la loro lotta contro la soppressione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione» è infatti sostenuta da una considerazione tanto ovvia quanto rivoluzionaria nel mondo della globalizzazione ipercapitalista: « I bambini devono andare a scuola e non essere sfruttati finanziariamente. Nei paesi poveri del mondo, il 60% della popolazione attuale ha meno di 25 anni di età. Che i diritti dei bambini e dei giovani siano rispettati è un prerequisito per lo sviluppo globale della pace. Nelle zone di conflitto, in particolare, la violazione dei bambini porta alla continuazione della violenza di generazione in generazione».

Kailash Satyarthi, un attivista indiano per i diritti dei bambini, da noi è certamente meno noto di Malala, ma nella motivazione del Nobel si legge che «mantenendo la tradizione di Gandhi, ha guidato varie forme di proteste e manifestazioni, tutte pacifica, concentrandosi sul grave sfruttamento dei bambini a scopo di lucro. Ha inoltre contribuito allo sviluppo di importanti convenzioni internazionali sui diritti dei bambini».

Malala Yousafzay è ancora una ragazza ma «ha già combattuto per diversi anni per il diritto delle bambine all’istruzione, ed ha dimostrato con l’esempio che sia bambini che i giovani, possono contribuire molto a migliorare la propria situazione. Ha fatto questo nelle circostanze più pericolose. Con la sua eroica lotta è diventata una portavoce di primo piano del diritto alle bambine all’istruzione».

La scelta di Kailash e Malala è un preciso segnale al mondo ed anche ai governi ed ai capi religiosi dei loro Paesi, dove ormai politica e religione si intrecciano in un rapporto non certo virtuoso. Il Comitato per il Nobel considr era infatti questo riconoscimento «Un punto importante per un indù e una musulmana, un indiano e una pakistana, quello di unirsi in una lotta comune per l’istruzione e contro l’estremismo».

Un Nobel per la Pace che è un riconoscimento anche per le tante persone, Ong e istituzioni della comunità internazionale che cercano di fare qualcosa per i 168 milioni di bambini lavoratori di tutto il mondo e che hanno fatto in modo che fossero bel 78 milioni in meno che nel 2000.

Grazie a persone come Kailash e Malala ed all’oscuro lavoro quotidiano di migliaia di attivisti dei diritti umani e sindacalisti, il mondo si sta piano piano avvicinando all’obiettivo di eliminare il lavoro minorile e il Comitato Norvegese per il Nobel può concludere questa volta a ragione: «La lotta contro la repressione e per i diritti dei bambini e degli adolescenti contribuisce alla realizzazione della “fraternità tra le nazioni” che Alfred Nobel cita nel suo testamento come uno dei criteri per il Premio Nobel per la Pace».

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