Un medico beninese ha brevettato il primo farmaco per la cura dell'anemia falciforme, malattia genetica diffusa soprattutto in Africa. E' anche il primo brevetto riconosciuto ad un medico africano. Forse c'è un rimedio alla drepanocitosi, meglio conosciuta come anemia falciforme. Una malattia genetica che si manifesta con un'anemia cronica, febbre, disfunzioni della milza o dolori articolari e addominali, fino a generare ictus e sindrome polmonare acuta. Si caratterizza per la deformazione dei globuli rossi e per la conseguente alterazione dell'emoglobina, la proteina che assicura il trasporto dell'ossigeno al sangue.
È una patologia particolarmente diffusa in Africa, e pericolosa anche per colpa della malaria, che attacca proprio i globuli rossi.Ma proprio dall'Africa è arrivato il primo rimedio: Jérôme Fagla Médégan, medico beninese, ha messo a punto un farmaco che permette di prevenire questa malattia. Il VK 500, così è stato denominato il nuovo farmaco, permetterebbe ai globuli rossi di riprendere la forma originale, e potrebbe quindi salvare la vita ogni anno a 200mila africani. Un rimedio a base di piante, che al momento è però stato utilizzato solo in vitro. Presto inizierà la produzione del farmaco: un laboratorio francese ha accettato di produrlo dopo che l'Istituto francese della proprietà industriale (INPI) ha assegnato al dottor Fagla Médégan il brevetto per la sua scoperta.
È un doppio successo: per la prima volta viene messo a punto un trattamento contro la malattia e per la prima volta il brevetto viene concesso ad un medico africano. "L'INPI - dice infatti il comunicato del Consiglio dei ministri beninese - accredita la scoperta fatta ad un ricercatore d'origine africana".L'anemia falciforme prende il nome dalla forma assunta dai globuli rossi (a falce): mentre la vita media di un globulo rosso normale è di circa 120 giorni, quella dei globuli rossi falciformi non supera in genere i 20 giorni. Questo provoca pallore, fiato corto, fatica.
Il ruolo della prevenzione nel trattamento di questa anemia è fondamentale: spesso i bambini africani, ancora molto piccoli, piangono disperatamente per ragioni apparentemente sconosciute: l'anemia provoca infezioni e tumefazioni del dorso delle mani e dei piedi, e occludendo i capillari può causare il blocco del flusso di sangue verso organi o arti. Il dolore che ne deriva può durare anche molte ore.Finora non esisteva una terapia risolutiva alla drepanocitosi: si usavano farmaci antidolorifici e, soprattutto, regolari trasfusioni di sangue, che non risolvevano però il problema alla radice.