Aprendo la 69esima Assemblea generale dell’Onu, il suo presidente, Sam Kutesa, ha chiesto agli Stati del mondo di «unire i loro sforzi per promuovere uno sviluppo sostenibile nei settori economico, sociale ed ambientale. In quanto organismo unitario, dobbiamo far fronte alle sfide che minacciano le fondamenta delle nostre società e dobbiamo farlo con coraggio e senza perdere tempo».
di Umberto Mazzantini
Kutesa ha detto che negli ultimi 15 anni ci sono stati progressi notevoli dopo l’adozione della Dichiarazione del Millennio per migliorare la vita dei più poveri del mondo. «Alcuni obiettivi sono stati raggiunti, altri sono in fase di esserlo, mentre altri ancora non saranno sicuramente raggiunti prima della data limite del 2015. Molto resta da fare l’obiettivo sui servizi igienici è lontano dall’essere raggiunto, troppe donne muiono ancora di parto e le ineguaglianze nei e tra i Paesi rstano considerevli. A meno di 470 giorni della data fiale degli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo, dobbiamo raddoppiare gli sforzi per accelerare i progressi e per raggiungere il maggior numero di obiettivi possibili nel tempo restante».
Infatti nei prossimi mesi i governi del mondo dovranno mettersi d’accordo sul Programma di sviluppo post-2015, «E questo programma dovrà essere ambizioso, per fornire ad ognuno dei miglioramenti – ha sottolineato il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu – Centrato sull’eradicazione della povertà e della fame, il nuovo programma dovrebbe promuovere una crescita sostenibile ed inclusive, assicurare il future del pianeta e portare verso o sviluppo sostenibile».
Kutesa ha evidenziato che «I cambiamenti climatici figurano tra le minacce più urgenti alle quali fa fronte il mondo» ed ha annunciato l’intenzione di organizzare un summit di alto livello contro i cambiamenti climatici nel giugno 2015, «per mobilitare il sostegno politico agli sforzi per arrivare ad un accordo mondiale entro la fine del 2015, sotto gli auspici dell’United Nations Framework Convention on Climate Change. E’ tempo di riconoscere che i cambiamenti climatici sono una realtà ed un pericolo che deve essere urgentemente neutralizzato per preservare il pianeta per le generazioni a venire».
All’Assemblea Onu è naturalmente intervenuto anche il segretario generale Ban Ki-moon, fresco reduce dal successo del Climate Summit, che ha deplorato amaramente «une situazione mondiale nella quale la diplomazia è sulla difensiva». Ban ha chiesto ai leader mondiali di «ritrovare il senso di responsabilità e di unirsi per far fronte alle numerose crisi e tragedie che scuotono il pianeta».
Aprendo il dibattito dell’Assemblea generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha sottolineato che «Quest’anno, l’orizzonte si è oscurato; siamo rattristati per degli atti inqualificabili e la morte di numerosi innocenti; io fantasmi della Guerra Fredda sono di ritorno e le Primavere arabe sono in gran parte degenerate sotto i nostri occhi in una spirale di impotenza- La diplomazia è sulla difensiva, indebolita da coloro che credono nella violenza. La diversità è minacciata da estremisti che insistono per imporre la loro visione a tutti. Il disarmo è considerato come un sogno lontano, sabotato da coloro che traggono profitto da uno stato di guerra perpetuo».
Mentre Ban tracciava questo quadro oscuro dello stato del mondo a non pochi di quelli che lo ascoltavano devono essere fischiate le orecchie, ma il segretario generale dell’Onu ha continuato nella sua impietosa disamina: «L’anno trascorso è stato terribile per i principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite» ed ha ricordato «il ricorso ai barili riempiti di esplosivo, le decapitazioni, le tattiche consistenti nell’affamare deliberatamente delle popolazioni civili e gli attacchi agli ospedali, ai rifugiati dell’Onu ed ai convogli di aiuti umanitari. Dopo l’ultima tragedia di Gaza, il fossato tra palestinesi ed israeliani sembra più profondo che mai. Se non preserviamo la soluzione dei due Stati, dobbiamo attenderci ostilità permanenti».
Ban ha ricordato i punti caldi dei conflitti: Ucraina, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Mali e Sahel, Somalia e Nigeria, dove negli ultimi 12 mesi ha prevalso la violenza, poi è passato a quel che sta accadendo tra Siria ed Iraq dove l’Onu ha non poche colpe, vecchie e recenti) dicendo che «assistiamo ogni giorno a nuovi vertici di barbarie , con una potenziale estensione devastatrice nei paesi vicini. Non c’è niente di islamico nella maniera in cui le organizzazioni terroristiche devastano la regione. E’ chiaro che questi gruppi estremisti costituiscono una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale che richiede una risposta internazionale multiforme . Il dramma è che Ban ha detto tutto questo di fronte agli impassibili finanziatori dei tagliagole islamisti e che l’Onu ha lasciato che le armi sostituissero la diplomazia sia in Siria che in Iraq.
Nessuno ha battuto ciglio nemmeno quando Ban ha deplorato «la fragilità delle istituzioni in numerosi Paesi, la corruzione, le politiche di esclusione e la cattiva governance» e quando ha sottolineato che «E’ compito degli Stati non venir meno alla loro responsabilità di governare e questo per l’insieme della loro popolazione».
Ma nonostante che il cielo dell’Onu sia oscurato da nubi pesanti, Ban si è rifiutato di cedere al pessimismo ed ha chiesto alle nazioni del mondo di «mettere I diritti dell’uomo al centro della loro azione. Esorto gli Stati membri ad onorare le loro responsabilità verso i loro popoli. La Comunità internazionale deve fare molto di più per prevenire i problemi e trovare un consenso politico per affrontarli. L’unità del Consiglio di sicurezza è cruciale. Quando il Consiglio di sicurezza è cruciale è unito, otteniamo dei risultati come l’eliminazione del programma siriano delle armi chimiche, l’accordo sull’invio di una forza per il mantenimento della pace nella Repubblica Centrafricana ed il sostegno necessario ad un accordo quadro per la pace nella regione dei Grandi Laghi africani. Al contrario, la disunione persistente del Consiglio sulla Siria ha comportato delle grvi sofferenze umane e la perdita di credibilità del Consiglio e della nostra istituzione».
Ma per il segretario generale dell’Onu, «Esistono le ragioni per sperare, anche se sono difficili da discernere», come i progressi nella lotta alla povertà ottenuti nel quadro degli obiettivi del millennio per lo sviluppo e il confronto appassionante in corso sul Programma di azione post-2015. Ma Ban è soprattutto soddisfatto per la risposta che ha avuto da parte dei leader mondiali al Climate Summit di New York: «Dobbiamo trasformare questo slancio in un accordo universale significativo sul clima a dicembre a Lima e l’anno prossimo a Parigi».
Ban non si dimenticato della «crisi senza precedenti causata dall’epidemia di Ebola in Africa Occidentale, che richiede una risposta coordinata e massiccia- E’ per questo che o creato un’operazione senza precedenti nel settore della sanità, la Mission des Nations Unies pour une réponse urgente au virus Ebola (UNMEER), per mobilitare tutte le risorse necessarie per rafforzare il lavoro effettuato dai Paesi e dalle comunità colpite».
Poi il capo dell’Onu è tornato a parlare di guerra: «Quest’anno segna il centenario della Prima Guerra Mondiale e le Nazioni Unite hanno 70 anni di esperienza. Mi dispiace che il mondo non sia più pacific. Oggi ci confrontiamo con più crisi causate dall’uomo che con le calamità naturali. Senza dubbio non possiamo controllare la Natura, ma è nostra responsabilità assicurare la pace e la giustizia nel mondo. La guerra, la povertà, l’ignoranza: le crisi causate dagli uomini possono essere regolate dagli uomini».
Ban ha concluso con un appello ai delegati dei 193 Stati membri dell’Onu a «ritrovare il senso di responsabilità e ad unirsi su degli obiettivi comuni. Possiamo far fronte a qualunque sfida ed è quello che faremo, a condizione di essere realmente delle Nazioni Unite».
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