Pubblicato il report del Social Inclusion Monitor, che incrocia dati qualitativi e quantitativi sui problemi sociali all'interno degli Stati membri dell'Ue. Scandinavia e Europa del nord guidano la classifica. Italia al 23esimo posto su 28 paesi. Sotto la media in ogni indicatore e con dati pessimi sulla giustizia tra diverse generazioni.
David Gallerano e Luigi Cruciani
Come siamo messi in Italia con la giustizia sociale? Male, molto male. Stando al report
EU Social Justice Index 2014, risultato di un progetto della London School of Economics e della fondazione tedesca Bertelsmann Stiftung, siamo dietro a quasi tutte gli stati europei, a parimerito con la Lettonia in 23esima posizione su ventotto paesi. Dietro di noi solo Ungheria, Romania, Bulgaria e Grecia.
Il report incrocia dati forniti dall'Unione Europea e da esperti selezionati riguardanti prevenzione alla povertà, opportunità educative, accesso al mercato del lavoro, coesione sociale, lotta alle discriminazioni, sanità e pari opportunità tra diverse generazioni.
Il primo dato importante e preoccupante è che in Europa il 25% della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale, con una crescita dell'1,7% rispetto all'anno scorso.
In generale – ed è questa la conclusione principale del report - aumenta il gap tra i paesi con sistemi di welfare molto sviluppati e quelli con un welfare più primitivo, sebbene il report metta in luce che anche le nazioni europee meno colpite dalla crisi presentano dei problemi, soprattutto per quanto riguarda l'ingresso nel mondo del lavoro, con i paesi scandinavi che vedono aumentare il loro dato sulla disoccupazione.
Nel welfare italiano – sottolinea il report – funziona soprattutto la famiglia. Rispetto al 2008 e al 2011 facciamo registrare un calo sensibile. In queste due rilevazioni, riuscivamo quantomeno a superare Portogallo e Spagna. Nel 2014 i due paesi iberici ci sono sopra. Dal 2007 al 2013, il dato percentuale che indica il tasso di grave privazione materiale è addirittura quasi raddoppiato, oltrepassando la già preoccupante media europea. Solo Cipro, Grecia e Ungheria hanno fatto peggio.
Siamo al ventesimo posto per lotta alla povertà, ventitreesimo per accesso al mercato del lavoro, ventunesimo per opportunità educative (su cui pesa tra le altre cose la nostra altissima disoccupazione giovanile), ancora ventitreesimo per coesione sociale, diciannovesimo per salute e addirittura ventisettesimo per la cosiddetta giustizia intergenerazionale. Siamo il paese più vecchio dell'Unione e quello che offre meno possibilità alle generazioni più giovani. Addirittura, mentre cresce il rischio di povertà ed esclusione sociale per il totale della popolazione italiana, e parallelamente anche per quella della fascia d'età 0-17 anni, i nostri seniors sono gli unici a godere di un miglioramento. E se l'accesso al lavoro continua a rimanere quasi un miraggio per i giovani italiani, anche il dato sulla povertà – già di per sé preoccupante – rischia negli anni e decenni futuri di diventare assai più rilevante, forse tragico.
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