L’emendamento al Jobs Act approvato all’unanimità dalla commissione Lavoro del Senato scatena le reazioni delle famiglie. “Non vogliamo solidarietà e buonismo, ma i diritti che ci spettano”. E ancora: “Perché solo minori? I figli disabili non necessitano di cure dopo i 18 anni?” (
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Roma. Se ne parla da più parti come di una “buona notizia”, ma non tutti la considerano tali: l’arrivo in Italia delle “ferie solidali”, sancito ieri dall’approvazione dell’emendamento al “Job Acts” da parte della commissione Lavoro del Senato, innesca immediatamente le reazioni di chi, soprattutto, dovrebbe beneficiarne. Grazie a questo provvedimento, infatti, i genitori di minori gravemente malati o disabili potranno godere delle ferie eccedenti di colleghi “solidali” che vorranno cederle loro. Il testo, in particolare, prevede “il riconoscimento, compatibilmente con il diritto ai riposi settimanali e alle ferie annuali retribuite, della possibilità di cessione fra lavoratori dipendenti dello stesso datore di lavoro di tutti o parte dei giorni di riposo aggiuntivi spettanti in base al contratto collettivo nazionale in favore del lavoratore genitore di figlio minore con necessità di presenza fisica e cure costanti per le particolari condizioni di salute”.
I “requisiti”. Due quindi i “requisiti” richiesti per accedere a questa nuova possibilità, ispirata al modello francese: per il “donatore”, la condizione è che abbia ferie “eccedenti” rispetto al contratto nazionale di riferimento; per il “ricevente”, che abbia un figlio minorenne gravemente malato o disabile e bisognoso di cure costanti”. Su quest’ultimo punto, in particolare, “siamo di fronte alla solita platea indefinita di disabili – commenta Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento nazionale famiglie disabili - Chi sono i ‘minori inclusi nel provvedimento e quali invece gli esclusi? Gli autistici ne fanno parte? I bambini Down? I paraplegici? E poi, perché limitarsi ai minori? Forse un figlio diciottenne gravemente disabile non ha bisogno di una continua assistenza? Il rischio è che si scateni la solita ‘guerra tra poveri’. E il sospetto è che alimentare questa guerra serva a distogliere l’attenzione dai diritti”.
“Non solidarietà, ma diritti”. Diffidenza e scetticismo riguardano però anche l’impianto generale del provvedimento e il fondamento teorico su cui esso si basa: “Lo Stato continua pilatescamente a lavarsi le mani e, invece di dare risposte istituzionali a diritti fondamentali, sollecita la beneficenza – osserva ancora Bellini - Ma in fondo le doccette estive avrebbero dovuto farci capire in che direzione stiamo andando, no? Non manca molto: presto alle persone con disabilità verrà concesso solamente di tornare a chiedere l'elemosina davanti alle Chiese, come nel Medioevo!”. Un’opinione condivisa da molti genitori: “Non mi piace, ci pone sempre in una posizione di ricevere un favore, un piacere… Non mi piace per nulla. Qui si devono affermare i diritti, non il buonismo dei colleghi Ma come si permette questa gente di offenderci in questa maniera? Difendiamo i nostri diritti, i diritti dell'uomo riconosciuti in tutti i paesi civili”.
“Basta contentini, vogliamo il prepensionamento”. Accanto alle critiche sul “metodo”, ci sono poi quelle nel merito del provvedimento: “A mio marito già fanno difficoltà per i giorni della 104 – riferisce Samantha - Il datore dice che lo ha assunto perché gli serviva un operai: se manca, l’azienda perde soldi. Noi genitori siamo tutelati in nulla, come pure i nostri figli: siamo lasciati soli in una marea di problemi burocratici. O hai la possibilità di pagare facendo i salti mortali, o tuo figlio si arrangia”. Una simile denuncia, soprattutto in merito alle difficoltò di fruire dei giorni di congedo, arriva da Emanuela: “In ufficio, già per prendermi la 104 sembra di dover fare do,manda al Papa… Ogni volta che mi assento, quando torno sento intorno a me il commento ‘poverina’… Ma se noi abbiamo dei diritti, non è perché siamo poverini! Allora basta ‘contentini’: se vogliono aiutarci, lo facciano sul serio, innanzitutto permettendoci di andare in pensione ad una età adeguata perché possiamo aiutare i nostri ragazzi. E poi aumentando le pensioni d’invalidità: 270 euro sono una vergogna!”. (cl)