Più investimenti per lavoro e crescita. Questo è il tema del sesto "Forum sulla coesione di Bruxelles", che ogni tre anni chiama a raccolta leader e politici Ue per fare il punto sui risultati raggiunti dalla politica di coesione negli Stati membri. L'appuntamento, 8-9 settembre, cade proprio all'inizio del nuovo ciclo di investimenti 2014-2020. (http://www.euractiv.it/it/news/regioni/9851-f.html)

Francesca Russillo

La coesione, in sostanza una politica di solidarietà comune attuata dalla Unione attraverso lo stanziamento di aiuti economici, è la maggiore fonte di investimenti pubblici in Europa. Investimenti comunque calati del 20% rispetto al precedente ciclo 2007-2013, per via della crisi, ma che sarebbero calati del 50% - ha detto il presidente del Comitato delle regioni, Michel Lebrun - in sua assenza.

"Questo tipo di politica, che consiste fondamentalmente nel fare scelte intelligenti con le limitate risorse disponibili, ha contribuito ad arginare gli effetti devastanti della crisi in Paesi come la Grecia e la Spagna" ha sostenuto Johannes Hahn, commissario per la Politica regional, "e a promuovere la competitività tra le imprese nelle regioni".

In Lettonia, ad esempio, entrata nella zona euro soltanto dall'inizio dell'anno, il finanziamento europeo è stato importante, circa il 70% di quelli pubblici", ha riferito il premier, signora Laimdota Straujuma, "e ha incentivato la competitività nel Paese baltico, prossimo alla presidenza del Consiglio dell'Unione europea. E l'investimento pubblico favorisce la crescita perché", ha concluso Straujuma, "decide dove la gente, in futuro, sceglie di vivere".

Parole d'ordine: ricerca, sviluppo, occupazione, innovazione, inclusione sociale, efficienza energetica. I numeri: 352 miliardi, 16 accordi di partenariato adottati su 28 (l'Italia lo formalizzerà entro il 30 settembre) e oltre 100 programmi operativi attivi per la fine dell'anno.

"Il presidente della Commissione, Jean-Claude Junker, ha annunciato già nei prossimi 3 anni investimenti per 300 miliardi di euro, ma bisogna andare avanti con le riforme strutturali", ha riferito Sandro Gozi, in rappresentanza della presidenza del Consiglio dell'Unione europea, "in Italia stiamo attuando importanti riforme, come quella costituzionale, della pubblica amministrazione, della giustizia, del mercato del lavoro e sono notevoli gli sforzi del sottosegretario Graziano Delrio per assicurare un uso migliore dei fondi europei, ma dobbiamo considerare la politica di coesione non come uno strumento di finanziamento o una spesa pubblica, ma come un percorso di crescita economica nel nostro Paese".

Nel periodo 2014-2020 l'Italia riceverà complessivamente circa 33 miliardi di euro (5 in più rispetto al periodo 2007-2013) e gestirà circa 50 programmi operativi nel quadro della politica di coesione della Ue.


Il caso Toscana

Regione virtuosa, ha registrato un successo, che si chiama "Giovanisì", un concentrato di risorse europee Fse, Fesr e Feasr, statali e regionali. Il progetto, iniziato nel 2011, ora costituisce la base per l'attuazione della "Garanzia giovani", serie di strumenti a disposizione dei giovani per qualificare le loro competenze e avvicinarli al mondo del lavoro. A oggi, sono 14 mila i giovani toscani registrati (il 14% del totale in Italia), oltre 6 mila i colloqui di orientamento effettuati e 4 mila i patti di attivazione siglati.

Solo che, a volte, l'Europa aiuta e ostacola contemporaneamente: "Non si comprende perché il cofinanziamento nazionale e regionale sia sottoposto ai criteri del Patto di Stabilità, mentre i fondi europei sono esclusi - ha detto il governatore della Toscana, Enrico Rossi - Per la mia regione, questo cofinanziamento vale circa 160 milioni all’anno, ossia quasi 1 miliardo per l’intero ciclo di programmazione. Se fossero tenuti fuori dal Patto di Stabilità, si potrebbe garantire praticamente un raddoppio degli investimenti".

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