“La roadmap dell’OMS per l’Ebola è la benvenuta, ma non deve dare un falso senso di speranza. Quando si elabora un piano occorre anche realizzarlo” ha detto Brice de le Vingne, Direttore delle Operazioni di MSF.
“Restano aperti enormi interrogativi su chi metterà in pratica gli elementi contenuti nella roadmap: chi ha la formazione adeguata per realizzare le diverse azioni che vi sono indicate, quanto ci vorrà per formare le organizzazioni a costruire e gestire un centro di trattamento per l’Ebola, quanto ci vorrà perché eventuali nuovi centri diventino operativi, chi si farà carico di attività di vitale importanza come l’educazione sanitaria, il tracciamento dei contatti e le sepolture nelle comunità colpite dalla malattia?”
“Abbiamo imparato una lezione spiacevole negli ultimi sei mesi: oggi nessuna delle organizzazioni presenti nei paesi più colpiti – UN, OMS, governi locali, ONG (compresa MSF) – è in grado di operare su scala sufficiente ad avere un impatto sostanziale sulla diffusione dell’epidemia. Per alcune si tratta di effettivi limiti di capacità – semplicemente non sono in grado di fare di più – mentre altre pare debbano essere spronate perché mostrino una maggiore volontà di agire e realizzino attività efficaci e su scala adeguata.”
“Non possiamo tirarci indietro, è necessario contenere in modo rapido ed efficace questa epidemia e fornire le cure necessarie ai pazienti, alle loro famiglie e alle comunità colpite. È un’emergenza sanitaria internazionale e gli stati che hanno la capacità di offrire aiuto hanno la responsabilità di mobilitare risorse verso i paesi colpiti, invece di osservare dalle retrovie con l’ingenua speranza che la situazione migliorerà.”