Nel 2013 155 operatori umanitari uccisi, il 66% in più rispetto all'anno
precedente. Trend confermato anche per il 2014 in cui le morti sono
state 79 da gennaio. "Il problema sono le sue violazioni ripetute". (
http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/466517/Sempre-piu-operatori-umanitari-uccisi-cattiva-applicazione-del-diritto)
Roma.
Il Diritto internazionale umanitario ha compiuto 150 anni, e nonostante
sia stato ratificato da quasi tutte le nazioni, le violazioni dei suoi
articoli sono sistematiche nei vari conflitti in corso. Nel 2013 si sono
registrate 155 uccisioni di operatori umanitari - persone espressamente
tutelate dal Diu - arrivando ad un aumento del 66% rispetto all’anno
precedente, e la tendenza nel 2014 si conferma la stessa, con 79
uccisioni a partire da gennaio come riporta il
quotidiano francese Le Monde.
Il
Diritto internazionale umanitario - un insieme di regole da rispettare
nei conflitti armati, nato nel 1984 con la ratifica della prima
convenzione di Ginevra - oltre a regolamentare i metodi di guerra,
riguarda la tutela dei civili, dei feriti e dei prigionieri di guerra,
il divieto di trattamenti degradanti e di tortura, ma anche la
protezione del personale sanitario, medico e delle ong che si occupano
dei feriti e della popolazione civile. Il testo è stato redatto dal
Cicr, Comitato internazionale della croce rossa, che ne è al tempo
stesso promotore e garante e ne verifica le violazioni sulla base di tre
principi fondamentali: indipendenza, neutralità ed imparzialità.
Purtroppo
uno dei limiti maggiori del Diu è la sua cattiva applicazione. “Il
problema di questo Diritto, non riguarda l’essere obsoleto, ma la
cattiva applicazione. Firmato da 195 Stati, può essere considerato quasi
universale, però, paradossalmente, è oggetto di violazioni ripetute”,
spiega Frédéric Joli, porta voce del Cicr in Francia. Anche l’assenza,
fino al 2002, di strumenti per sanzionare le violazioni nei conflitti
interni ha posto un serio limite alla sua applicazione.
Nella
pratica ogni conflitto armato crea un nuovo scenario, in cui si è
costretti ad aprire delle difficili negoziazioni per farlo applicare,
con le fazioni in lotta che lo invocano in funzione dei propri
interessi. Le organizzazioni umanitarie si trovano così nella difficile
posizione di dover negoziare con le parti in conflitto per poter
applicare il Diu. “Ogni parte interpreta il Diritto a proprio vantaggio,
bisogna dunque resistere imperativamente a queste interpretazioni in
cattiva fede. Se non si negoziano i soccorsi, non si ottiene nulla. Il
diritto si reclama” dichiara Françoise Bouchet-Saulnier, direttrice
giuridica di
Medici senza frontiere.
Intanto il Cicr e la Svizzera, nell’intento di porre rimedio alla
cattiva applicazione del testo, portano avanti dal 2012 varie
consultazioni con gli Stati e con i rappresentanti dei servizi sanitari,
nell’ottica di trovare i mezzi per meglio far rispettare il Diritto
umanitario.
Helene D’Angelo