E' entrato in venerdì vigore il Regolamento europeo Reach, la normativa che racchiude in un corpus unico 40 direttive riguardanti il settore chimico europeo e che disciplinerà la registrazione di sostanze chimiche (vernici, pesticidi, colle, plastica, benzene, disinfettanti, ecc.) prima della loro immissione sul mercato. L'obiettivo del Reach è anche quello di stabilire il rischio e la pericolosità delle sostanze chimiche sull'ambiente e sull'uomo, a partire da 30.000 sostanze chimiche già esistenti sul mercato, per le quali si ritiene non siano diffuse sufficienti notizie riguardanti la loro tossicità.La discussione del Regolamento ha mobilitato associazioni ambientaliste e animaliste di tutta Europa, inclusa la LAV, dal momento che solo per testare le 30.000 sostanze già esistenti si presagiva l'utilizzo di circa 50 milioni di animali.

Nei mesi scorsi la LAV aveva raccolto molte migliaia di firme affinché il Regolamento potesse prevedere:

- la completa sostituzione dell'uso di animali con avanzati test sostitutivi, etici e sicuri, incentivandone la ricerca e lo sviluppo;

- rendere obbligatoria la condivisione, tra le industrie, di dati riguardanti la tossicità;

- tenere fuori dal Reach gli ingredienti cosmetici, salvando così la già esistente Direttiva UE sui cosmetici (2003/15) che prevede il bando totale di test su animali a fini cosmetici entro il 2013.

"Il provvedimento Reach approvato avrebbe potuto essere un significativo passo verso la sostituzione dell'uso di animali nei test di tossicità - dichiara Roberta Bartocci, Responsabile Nazionale LAV Settore Vivisezione - ma i principi enunciati in favore del ricorso ai metodi alternativi non hanno trovato poi conferma nelle procedure di test che saranno utilizzati ai fini della verifica delle sostanze. Chiediamo al Ministero della Salute e alle istituzioni scientifiche chiamate a dare piena attuazione della normativa Reach in Italia, che vi sia un forte e inequivocabile impegno a sostituire i test animali in favore dei metodi alternativi e che i dossier relativi ai test siano valutati ricorrendo anche a specifiche professionalità nel campo dei metodi alternativi."

Allo stato attuale non è possibile stimare con precisione il numero di animali che saranno utilizzati a scopo sperimentale per testare le sostanze chimiche, sicuramente non la cifra inquietante prevista, ma comunque si pensa a un totale tra i 5 ed i 12 milioni secondo una stima della Coalizione Europea Contro gli Esperimenti su Animali. La sperimentazione animale è estremamente crudele e non permette di ottenere risultati applicabili all'uomo, con potenziali gravissimi rischi per la salute collettiva, perché ogni specie animale risponde in modo diverso alle sostanze con cui entra in contatto, così quello che risulta innocuo per un ratto, un coniglio, un cane o per una scimmia può essere nocivo per l'uomo. Molte sostanze sperimentate sugli animali, ritenute sicure e immesse sul mercato, si sono rivelate pericolose per l'uomo.

Di seguito si riportano alcuni esempi:
Amianto : il ratto si è dimostrato 300 volte meno sensibile dell'uomo all'insorgenza del cancro per inalazione delle fibre d'amianto, ma nonostante questo rimane la specie più utilizzata nei test di inalazione.

Benzene: impiegato nei combustibili, nelle plastiche e nelle vernici è innocuo per il ratto mentre è altamente tossico per l'uomo.

Metanolo: rende cieche le persone ma non gli animali su cui è stato sperimentato.Le industrie saranno obbligate a condividere i dati sulla tossicità in loro possesso e questo eviterà l'uso di migliaia di animali.

Se due o più industrie dovranno testare la stessa sostanza, dovranno rendere pubblici i dati in loro possesso e, qualora non sufficienti, dovranno consorziarsi per eseguire i test, evitando che essi vengano ripetuti. Purtroppo, però, le sanzioni previste per chi non rispetterà l'obbligo di condivisione dei dati non rappresentano un deterrente sufficiente.

Sebbene il Reach preveda che non ci sarà alcuna invasione di campo della Direttiva UE sui cosmetici (2003/15), va sottolineato però che questa Direttiva copre solo quei test volti a garantire la sicurezza ai consumatori, e non, ad esempio, la tossicità ambientale, così è possibile in teoria che un ingrediente cosmetico possa essere testato a questo scopo secondo il Reach.Il Reach sarà gestito dalla nuova Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche ad Helsinki, supportata da Agenzie nazionali - quella italiana è presso l'Istituto Superiore di Sanità ed è stata nominata CSC, Centro delle Sostanze Chimiche - e avrà il compito di controllare le domande di registrazione delle sostanze inviate dalle industrie chimiche.

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