Gli ecosistemi naturali si stanno degradando ad un ritmo impressionate, senza precedenti nella storia della specie umana. E' quanto riporta con grande chiarezza il "Living Planet Report 2006", l'ultimo rapporto del WWF, giunto alla sua sesta edizione, lanciato a livello mondiale lo scorso marzo in Cina e disponibile oggi nella versione italiana. Dopo due anni di studi gli esperti, che hanno analizzato lo stato naturale del pianeta ed il ritmo attuale di consumo delle risorse (quali il terreno fertile, l'acqua, le risorse forestali, le specie animali, comprese le risorse ittiche), indicano che la popolazione umana entro il 2050 raggiungerà un ritmo di consumo pari a due volte la capacità del pianeta Terra, un ritmo davvero insostenibile visto che il pianeta Terra è un sistema biologico chiuso.
Il Living Planet Report conferma anche una continua perdita di biodiversità, così come analizzato nelle precedenti edizioni. Il Living Planet Report del 2006 è il frutto di un lavoro di durato due anni durante i quali sono stati compilati due indicatori dello Stato di salute del pianeta. Il primo indicatore, l'Indice del Pianeta Vivente (Living Planet Index) si basa sui trend di oltre 3.600 distinte popolazioni di 1.300 specie di vertebrati in tutto il mondo. In tutto sono stati analizzate 695 specie terrestri, 344 di acqua dolce e 274 specie marine.
Negli oltre trent'anni presi in considerazione le specie terrestri si sono ridotte del 31%, quelle di acqua dolce del 28% e quelle marine del 27%.Il secondo indice, l'impronta ecologica, misura la domanda in termini di consumo di risorse naturali da parte dell'umanità. Il ?peso' dell'impatto-umano sulla Terra è più che triplicato nel periodo tra il 1961 e il 2003. Questo rapporto mostra che la nostra impronta ha già superato nel 2003 del 25% la capacità bioproduttiva dei sistemi naturali da noi utilizzati per il nostro sostentamento.
Nel rapporto precedente (quello pubblicato nel 2004 e basato sui dati del 2001) era del 21%. In particolare, l'Impronta relativa alla CO2, derivante dall'uso di combustibili fossili, è stata quella con il maggiore ritmo di crescita dell'intera Impronta globale: il nostro ?contributo' di CO2 in atmosfera è cresciuto di nove volte dal 1961 al 2003.I grafici degli andamenti delle popolazioni delle specie viventi dimostrano globalmente una pericolosa discesa: il rapporto dimostra che in 33 anni (dal 1970 al 2003) le popolazioni di vertebrati hanno subito un tracollo di almeno 1/3 e nello stesso tempo l'Impronta Ecologica dell'uomo - ovvero, "quanto pesa" la domanda di risorse naturali da parte delle attività umane - è aumentata ad un punto tale che la Terra non è più capace di rigenerare ciò che viene consumato. Siamo in un debito ecologico estremamente preoccupante, considerato che i calcoli dell'impronta ecologica sono per difetto.
"Consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra sia capace di rigenerarle e di "metabolizzare" i nostri scarti - ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia - E' tempo di assumere scelte radicali per quanto riguarda il mutamento dei nostri modelli di produzione e consumo. Siamo tutti consapevoli che i cambiamenti necessari per ridurre il nostro impatto sui sistemi naturali non saranno facili ma si basano su straordinarie qualità umane: la capacità di innovazione, la capacità di adattamento, la capacità di reagire alle sfide. E' da come impostiamo oggi la costruzione delle città, da come affrontiamo la pianificazione energetica, da come costruiamo le nostre abitazioni, da come tuteliamo e ripristiniamo la biodiversità, che dipenderà il nostro futuro".