Il Dott Abu Abed è un palestinese di Gaza che ha lavorato per Medici Senza Frontiere (MSF) durante gli ultimi dieci anni. Da quando Israele ha lanciato la sua offensiva, i primi di luglio, Abu Abed è stato Coordinatore delle attività mediche di MSF a Gaza. Da quando il cessate il fuoco è entrato in vigore, martedì, lui e la sua famiglia sono tornati alla tranquillità, e sperano che la tregua durerà.
“Finalmente posso dormire di nuovo nel mio letto. Mia figlia di cinque anni è felice di poter bere il suo latte prima di andare a letto e di dormire bene. Sono fortunato, la mia casa non è stata molto danneggiata. Ma non c’è elettricità né acqua corrente. Io ho un piccolo generatore che ci fornisce energia per due ore al mattino e due ore la sera. E per l’acqua possiamo attingere dal pozzo. Spero solo che la tregua durerà.
Mia figlia è ancora spaventata; non capisce perché è stato tutto distrutto. Ieri ci ha detto: ‘Non uscite, potrebbero interrompere la tregua.’ I miei figli, di 11 e 12 anni, hanno perso la loro infanzia. Si può solo sperare che non perderanno anche la loro adolescenza.
Abbiamo vissuto momenti terribili. Un giorno – non ricordo la data, ma so che era il ventunesimo giorno di guerra – il bombardamento è iniziato alle 23:00 e non si è fermato fino alle 5:30 del mattino. Nessuno ha dormito quella notte. Mia figlia era in stato di panico – non riuscivamo a calmarla. La mia casa è in un quartiere di Gaza City, vicino alla spiaggia ma anche vicino a un campo d’addestramento della polizia. Ogni cinque minuti piovevano bombe ovunque. Correvo da una finestra all’altra per cercare di farmi un’idea di cosa stesse accadendo. Ma era impossibile, non si riusciva neanche ad ottenere qualche informazione via radio.
Più tardi, quella mattina, Nicolas, il Capo progetto di MSF a Gaza, mi ha telefonato. Mi ha suggerito di portare la mia famiglia e di rimanere nell’ufficio di MSF. Ho accettato immediatamente. Altri membri di MSF si erano già rifugiati lì – un chirurgo, alcune delle guardie – e abbiamo dormito lì anche noi. E’ stato un gran sollievo. Almeno i miei figli avrebbero potuto vedere altre persone e giocare all’aperto, perché avevano trascorso gli ultimi venti giorni chiusi in una stanza. Mia moglie è stata l’unica ad avventurarsi in cucina per prendere ciò di cui avevano bisogno. Nel frattempo io andavo a lavoro: una vettura di MSF veniva a prendermi ogni mattina e mi riportava a casa la sera. E mentre ero via, ero preoccupato per loro.
L’ufficio di MSF si trova a cinque minuti a piedi dall’ospedale Al Shifa, il principale ospedale dell’intera Striscia di Gaza. MSF ha inviato un’équipe chirurgica per supportare il personale dell’ospedale locale, completamente esausto. A Gaza, MSF gestisce anche una clinica che fornisce cure post-operatorie. Dall’inizio della guerra, circa una dozzina di pazienti sono giunti alla clinica ogni giorno per cambiare le medicazioni. Abbiamo fornito kit per le medicazioni a tutti i pazienti per i quali era troppo pericoloso muoversi. Da ieri, con il cessate il fuoco, i pazienti sono aumentati. Abbiamo avuto 45 pazienti durante il corso della giornata, per le medicazioni e la fisioterapia. Se la tregua continuerà, il loro numero aumenterà, visti tutti i feriti che sono stati operati e che hanno bisogno di cure post-operatorie.”
LE ATTIVITA' DI MSF
Attualmente 9 operatori internazionali e 30 operatori locali lavorano con MSF nella Striscia di Gaza.
Ospedale di Al Shifa a Gaza City
Al-Shifa, con 600 posti letto, è il principale ospedale di riferimento dell'intera Striscia di Gaza. MSF lavora ad Al Shifa dal 17 luglio: nel Pronto soccorso, Sala operatoria, nell'Unità di terapia intensiva e Reparto ustioni. A seconda dell'intensità dei bombardamenti, arrivano nell'Ospedale di Al Shifa tra gli 80 e i 180 pazienti. La gravità dei casi è variabile, ma due terzi dei pazienti sono generalmente donne e bambini. Da quando Israele ha lanciato l'Operazione “Margine Protettivo” circa 2.000 sfollati interni si sono rifugiati nell'ospedale. Il 17 luglio, inoltre, MSF ha donato farmaci e rifornimenti all'ospedale.
Il 28 luglio l'ospedale è stato colpito da una bomba mentre l'équipe di MSF lavorava al suo interno. L'attacco è stato fortemente condannato da MSF.
Clinica per le cure post - operatorie a Gaza City
Aperto dal 2007, questo progetto ha trattato centinaia di pazienti al giorno prima del conflitto. Oggi le équipe trattano solo 20 o 30 pazienti al giorno. Infatti, la maggior parte dei pazienti non riescono a raggiungere la clinica durante i bombardamenti.
Ospedale Nasser a Khan Younis
Nel 2010, è stato aperto un programma di chirurgia specializzata presso l'ospedale Nasser, a Khan Younis, a sud di Gaza, ma è stato sospeso a causa del conflitto.
L'ospedale Nasser, con una capacità di 100 posti letto, è attualmente sovraffolato. MSF ha installato una piccola équipe di emergenza il 4 agosto - composta da un logista, un anestesista e un chirurgo - per aiutare lo staff dell'ospedale a causa del sovraccarico di lavoro per tre giorni Inoltre, il 12 e il 30 luglio, MS, ha donato forniture mediche per supportare l'ospedale.
Altre donazioni sono state fatte: per l'ospedale di Kamal Edwan a Beit Lahya (zona nord della Striscia di Gaza) il 30 luglio, al magazzino di farmaci del Ministero della Salute per il sud e il nord della Striscia di Gaza il 15 luglio, oltre ad altre donazioni ad hoc fatte al Ministero dall'inizio della crisi.
Cisgiordania
MSF gestisce un programma regolare medico-psico-sociale a Nablus, Hebron e Gerusalemme Est per coloro che soffrono a causa di traumi psicologici legati alla guerra. Lo scorso anno, sono stati effettuati un totale di 6368 consulti psicologici. A Nablus, 993 visite mediche e 859 consulti sociali sono stati condotti lo scorso anno.
Quest'anno, 2240 visite psicologiche sono state fornite a Hebron. Attualmente, 10 operatori internazionali e 41 operatori locali lavorano per MSF in Cisgiordania.