Roma. Oxfam accoglie favorevolmente il cessate il fuoco, ma le condizioni umanitarie a Gaza sono tragiche. Il numero di morti tra i palestinesi è salito a quasi 2.000, di cui quasi il 25% sono bambini e l’84% sono civili. I feriti sono quasi 8.000 in prevalenza civili. Il 30% della popolazione di Gaza è sfollata. La questione più allarmante in queste ore è l’emergenza sanitaria. I bombardamenti hanno distrutto dozzine di pozzi, condutture e serbatoi, provocando l’inquinamento dell’acqua. 15.000 tonnellate di rifiuti solidi hanno invaso le strade, le scorte di carburante stanno per esaurirsi e molti quartieri sono senza corrente elettrica da giorni.

“Lavoriamo in un territorio dove le reti idriche sono completamente distrutte, il che impedisce alle persone di Gaza di cucinare, scaricare i bagni, o semplicemente lavarsi le mani. Il rischio di emergenza sanitaria è altissimo, e se le 72 ore di cessate il fuoco rappresentano un passo positivo, le infrastrutture di Gaza avranno bisogno di mesi o anni per un totale recupero,” ha detto Riccardo Sansone, responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia.

Anche prima delle violenze dell’ultimo mese, gli abitanti di Gaza vivevano in una condizione di estrema vulnerabilità per via del blocco israeliano, una punizione collettiva imposta a tutta la popolazione civile, che impedisce alle persone e ai beni materiali di circolare, distruggendo l’economica e sgretolando i diritti fondamentali.

“Le condizioni della salute pubblica di Gaza peggiorano ogni ora, e con l’esaurimento delle risorse d’acqua la minaccia di malattie si sta diffondendo velocemente. Questo cessate il fuoco è sicuramente utile, ma non deve essere temporaneo, deve diventare permanente. Tuttavia ribadiamo nuovamente che la sola interruzione delle ostilità non sarà sufficiente per porre termine alla sofferenza di Gaza – anche il blocco deve cessare perché vengano stabiliti i presupposti per un vero recupero e una pace duratura sia per gli israeliani che per i palestinesi,” ha concluso Sansone.

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