Lo scoppio di un conflitto, l’inizio delle violenze e degli scontri armati sconvolgono irrimediabilmente l’esistenza di migliaia di persone: una guerra rappresenta sempre un punto di non ritorno per un intero popolo. (http://intersos.org/notizie/news/qui-i-bambini-giocano-fare-la-guerra?utm_source=Intersos&utm_campaign=9668813ef1-&utm_medium=email&utm_term=0_ecb2d4227b-9668813ef1-289074233&ct=t%28%29)

Le prime vittime dello stato di guerra sono le generazioni più giovani, coloro che hanno meno difese. I bambini subiscono le conseguenze peggiori delle guerre: portano perenni cicatrici sociali e psicologiche che ne condizioneranno l’intera esistenza.

Come i bambini nel campo di Malakal, in Sud Sudan, nello stato dell’Upper Nile, uno dei più martoriati dal conflitto che insanguina il paese da Dicembre 2013. A migliaia vivono nel campo, la città fuori è completamente distrutta: sorvolando la zona non si vedono che macerie. I combattimenti tra l’esercito governativo e le milizie ribelli per il controllo della zona hanno costretto alla fuga oltre 20.000 persone, che adesso vivono sfollate nella base delle Nazioni Unite.

I nostri operatori, che lavorano e vivono nel campo, raccontano che per oltre un mese hanno sentito i colpi di proiettile fuori dal campo sempre più intensi e vicini, spesso i proiettili sono caduti anche all’interno del campo.

E qui, nel campo, vivono migliaia di bambini che con la guerra, i proiettili, la violenza, le armi hanno imparato a convivere. Per questi bambini la brutalità e la morte sono diventate costanti quotidiane.

Chuol è un operatore INTERSOS, lavora nel campo di Malakal per garantire ai bambini strutture scolastiche d’emergenza e attività educative. “Una mattina sono arrivato presto alla tenda dove facciamo lezione” racconta “I bambini erano lì davanti che giocavano “a fare la guerra”: divisi in due gruppi, simulavano un combattimento, impugnando armi che si erano costruiti con il fango e pezzi di legno. Bambini tra cinque e sette anni che si rivolgevano gli uni agli altri urlando con il linguaggio militare. Questa scena mi ha fatto pensare come il conflitto etnico e politico abbia impregnato la mente di questi bambini, che persino nei giochi rivivono la violenza.” E questa è la realtà dei bambini che vivono in zone di guerra: quando sopravvivono agli scontri, ai rapimenti, all’arruolamento forzato portano dentro di se i traumi indelebili della guerra.

INTERSOS interviene nelle aree di conflitto, come in Sud Sudan, per proteggere e assistere bambini e adolescenti. Con i nostri progetti creiamo spazi sicuri, “scuole in emergenza” dove i bambini possono fare lezione, continuare a ricevere un’istruzione, partecipare ad attività sportive e ricreative e ricevere sostegno psico-sociale. Tutto questo perchè possano ritrovare una normalità e un equilibrio nella vita quotidiana, che il conflitto ha distrutto.

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