Le priorità della Rete della Pace. La Rete della Pace, composta da una miriade di associazioni grandi e piccole, ha presentato a Roma le sue idee per il rilancio del movimento per la pace italiano, cominciando col «Mantenere alta la soglia di attenzione sui drammi che vivono i popoli a noi vicini e costruire una politica di pace e di soluzioni nonviolente alle guerre».
Nel mezzo di una crisi sanguinosa che dalla guerra a Gaza passa per quelle in Iraq e Siria, per la ripresa della guerra civile in Sud Sudan e per la crisi tribale/religiosa in Libia, con i profughi che muoiono nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, la Rete della Pace lancia un ambizioso programma sul piano culturale e politico, «Non per addetti ai lavori bensì in una dimensione popolare, che entra nel comune sentire della gente».
Secondo Sergio Bassoli, responsabile politiche globali della Cgil e componente della segreteria della Rete della Pace, accanto a questo programma, che prevede fra l’altro l’apertura di un dibattito per riscrivere la costituzione europea e il superamento della Nato a favore di una politica di difesa veramente multilaterale sotto l’egida dell’Onu e per l’istituzione di un Servizio Civile Europeo, «Sentiamo la pressione dell’attualità, degli eventi bellici del Sud Est dell’Ucraina e della Striscia di Gaza».
La Rete della Pace chiede un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, condannando «Sia le operazioni militari di Israele a Gaza che stanno mietendo un alto numero di vittime civili, fra cui molti bambini, che i lanci di missili su Israele», e, come ha detto Luisa Morgantini dell’Associazione Pace Palestina, «Chiede al governo la sospensione della cooperazione militare e la vendita di armi nella regione mediorientale con le parti in guerra».
La Rete della Pace dice che è necessario mettere fine dell’occupazione militare della Palestina ed alla colonizzazione dei territori da parte di Israele. Gianni Bottalico, presidente delle Acli, ha detto: «Come atto concreto per rendere più pressante la fine delle ostilità e il ritorno alle trattative per la pace chiediamo al governo italiano l’immediato riconoscimento dello Stato Palestinese», quella che Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, ha ricordato essere «La prospettiva dei “due Popoli e due Stati”».
La Piattaforma presentata a Roma sarà oggetto di iniziative, incontri ed assemblee in tutta Italia, unendo sforzi ed esperienze con le altre reti, come è stato fatto a Verona il 25 aprile per l’Arena di Pace, restituendo continuità e protagonismo al movimento per la pace e non violento italiano. Saranno i risultati di queste mobilitazioni e propostea caratterizzare la partecipazione della Rete della Pace ai prossimi appuntamenti, a partire dalla Marcia per la Pace Perugia Assisi.
Intanto la tragedia umanitaria di Gaza sta spoingendo a muoversi anche le istituzioni. In una lettera indirizzata a tutti i Presidenti delle Regioni e della Province autonome, Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria che coordina la Commissione Speciale “Attività di Cooperazione e iniziative per il Dialogo e la pace in Medio Oriente” della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, scrive che «Di fronte ai drammatici avvenimenti di Gaza di questi giorni e alla escalation di combattimenti che già ha fatto registrare un numero inammissibile di morti e una terribile condizione delle popolazioni civili che si trovano intrappolate nella “Striscia”, sentiamo la necessità e l’urgenza di rivolgere a tutte le Regioni d’Italia la richiesta di una mobilitazione straordinaria in soccorso delle popolazioni e per reclamare un “cessate il fuoco” immediato».
La Presidente dell’Umbria, che su questi temi si è già confrontata con il Presidente della Toscana, Enrico Rossi, propone un’ipotesi di lavoro basata su due punti. Prima di tutto, l’adesione ad un comune appello in cui si sottolinea l’impossibilità a «Restare insensibili di fronte alla tragedia di Gaza» e la necessità di interpretare la «Rivolta morale dei nostri cittadini per il numero inaudito di morti, tra cui soprattutto civili e bambini, prodotto dai combattimenti in atto nella “Striscia”. La sicurezza di Israele e delle popolazioni palestinesi va garantita col cessate il fuoco immediato da ogni parte. Nell’appello si chiede la costruzione immediata di «Un corridoio umanitario che permetta l’afflusso urgente di soccorsi e risorse primarie per le popolazioni civili di Gaza. Il tutto prima che si inneschi in Palestina e poi nel più vasto Medio Oriente una ulteriore, incontrollabile spirale di odio».
Il secondo punto proposto dalla Marini è quello di «Un impegno immediato in un’azione di solidarietà concreta rivolta alle popolazioni civili. L’idea operativa proposta è quella di lavorare per la costituzione di un fondo nazionale speciale delle Regioni Italiane per il soccorso alle popolazioni civili di Gaza».
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