Ora anche gli operatori medici sotto tiro. Gaza/Parigi/Roma. Dall’inizio dell’operazione “Margine Protettivo”, la maggioranza dei morti e dei feriti a Gaza sono civili e anche gli operatori medici stanno diventando un obiettivo. Lo ha dichiarato l’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF).
Erano soprattutto donne e bambini i feriti arrivati domenica mattina al pronto soccorso dell’ospedale di Al Shifa a Gaza City, dove MSF sta lavorando, dopo i pesanti bombardamenti della notte precedente e della mattina stessa nel quartiere Ash Shuja’iyeh. Il personale di MSF ha visto centinaia di persone fuggire dalla zona.
MSF chiede a Israele di fermare i bombardamenti contro i civili, bloccati in una striscia di Gaza praticamente sigillata, e di rispettare la sicurezza degli operatori e delle strutture mediche.
“Bombardamenti e attacchi aerei non sono solo intensi ma anche imprevedibili e questo rende molto difficile per MSF, e per gli altri operatori medici, muoversi e fornire cure di emergenza estremamente necessarie” ha detto Nicolas Palarus, coordinatore del progetto MSF a Gaza.
Ci sono anche due fratelli di otto e quattro anni tra le centinaia di civili feriti nella notte ad Ash Shuja’iyeh. Ora sono ricoverati fianco a fianco nell’unità di terapia intensiva per ustionati ad Al Shifa, con gravi ustioni provocate da un missile che ha colpito la loro casa.
Solo all’alba le persone hanno iniziato a fuggire dall’area a piedi o in veicoli strapieni, e i feriti sono riusciti a raggiungere l’ospedale in ambulanza o per conto proprio.
“Nella sala di rianimazione del pronto soccorso, metà dei casi gravi sono morti entro dieci minuti e metà hanno subito interventi chirurgici d’urgenza” ha detto Audrey Landmann, coordinatore medico MSF a Gaza.
All’ospedale, MSF ha anche visto due paramedici deceduti e altri due rimasti feriti mentre cercavano di recuperare dei feriti da Ash Shuja’iyeh. Sempre in mattinata, un veicolo di MSF chiaramente identificabile è sfuggito a un attacco aereo a 300 metri di distanza. Poco prima, le autorità israeliane avevano garantito spostamenti sicuri per MSF dal passaggio di frontiera di Erez a Gaza City, in modo da poter accompagnare in città un’équipe chirurgica appena arrivata.
“Gli operatori e le strutture mediche devono essere rispettate e non si deve sparare contro o nei pressi di ambulanze e ospedali” dichiara Palarus di MSF.
Da quando Israele ha lanciato l’offensiva di terra il numero di vittime sta crescendo in modo esponenziale.
“Mentre secondo le dichiarazioni ufficiali l’offensiva di terra punta a distruggere i tunnel che portano a Israele, quello che vediamo sul campo è che i bombardamenti sono indiscriminati e chi muore sono i civili” continua Palarus.
Tre famiglie di operatori MSF hanno trovato rifugio nella clinica post-operatoria di MSF a Gaza City. “Non hanno un altro posto dove andare e attraversare la frontiera non sembra essere un’alternativa realistica” ha detto Palarus. “I rifugi delle Nazioni Unite sono ora sovraffollati e le condizioni di igiene sono estremamente preoccupanti.”
Per rispondere all’emergenza, MSF sta supportando l’ospedale Al Shifa a Gaza City con un’équipe chirurgica completa e materiali medici e di emergenza, e ha donato due forniture di emergenza al Central Drug Store a nord e a sud di Gaza. La clinica post-operatoria di MSF a Gaza City lavora al 10-30% della propria capacità perché l’intensità dei bombardamenti impedisce ai pazienti di accedere alla struttura. Le attività regolari di MSF al Nasser Hospital a Khan Younis sono state interrotte dal conflitto. MSF lavora a Gaza da più di 10 anni, fornendo servizi medici, chirurgici e psicologici. Ha anche risposto alle emergenze a Gaza nel 2009 e nel 2012.