Oxfam: “per la popolazione sempre maggiori difficoltà di accesso a cibo e acqua. Stimati in 25 milioni di dollari i danni diretti all'agricoltura dall'inizio del conflitto, 300 mila dollari al giorno i costi indiretti”.
La conta degli sfollati sale a 32.500 civili, mentre con la maggioranza della popolazione chiusa nelle proprie case, sono 263 le abitazioni totalmente distrutte e 1.494 quelle danneggiate.
Roma. “Qualche ora di tregua ieri rotta prima del previsto, che ha permesso a 75 mila persone di recarsi nelle banche e nei negozi, e poi la situazione nella Striscia di Gaza è ripiombata nel caos culminato con l’invasione terrestre israeliana delle ultime ore”, così la responsabile ufficio Mediterraneo di Oxfam Italia, Umiliana Grifoni, riassume il dramma delle ultime ore a Gaza, dati i continui aggiornamenti che arrivano dai 34 operatori locali di Oxfam al lavoro per portare soccorso alla popolazione colpita dal conflitto.
“Le ultime 24 sono state le più difficili. Il breve cessate il fuoco di ieri – continua la Grifoni - ha permesso alle persone di prendere fiato ed uscire dalle case per prendersi cura di aspetti pratici della vita quotidiana (come acquistare cibo, acqua, medicine o gas per cucinare) ma anche di andare a trovare parenti ed amici. Poi, con le notizie dello stallo dei negoziati, le cose hanno preso una piega ancora più drammatica”.
3.844 attacchi israeliani negli ultimi dieci giorni: di cui 2.403 attacchi aerei, 733 bombardamenti navali e 708 attacchi di artiglieria, che hanno provocato sino ad ora 270 morti palestinesi, almeno 27 dall’inizio dell’attacco israeliano via terra, e oltre 2.000 feriti. Questi sono i dati dell’escalation militare in corso che con la maggioranza della popolazione di Gaza chiusa nelle proprie case per la paura, hanno già provocato 263 case totalmente distrutte; 1.494 danneggiate e danneggiamenti all’ospedale geriatrico dì Al Wafa ed all’Ospedale Europeo di Rafah.
“Ci sono bombardamenti ed esplosioni ovunque e in ogni momento, interruzioni di corrente mischiate alle grida dei bambini. – testimonia Ahmed Sourani, operatore di Oxfam, che lavora e vive con la propria famiglia dentro Gaza - I genitori sono molto preoccupati riguardo la sicurezza dei loro figli, e tentano di calmarli e proteggerli in diversi modi. Ci sentiamo prigionieri nelle nostre case perché non possiamo muoverci liberamente”.
Ad oggi si stima siano 25 mila i bambini che hanno subito traumi psicologici per aver perso un familiare o a causa dei bombardamenti.
Nel frattempo dall’inizio del conflitto sono partiti qualcosa come 1.383 razzi da Gaza contro Israele, che hanno causato la morte di un civile israeliano 26 feriti, mentre adesso durante l’attacco di stanotte si è verificata l’uccisione di militare israeliano. Intanto però la popolazione inizia ad avere problemi di accesso al cibo, sempre più scarso, soprattutto per i prodotti freschi, e costoso. La situazione non rende possibile una completa valutazione sul campo, ma secondo informazioni raccolte localmente, Oxfam stima che dall’inizio del conflitto siano di 25 milioni di dollari i danni diretti al settore agricolo nella Striscia di Gaza mentre siano quantificabili in 300.000 dollari al giorno quelli indiretti.
“Stanotte ero in comunicazione con i colleghi a Gaza - continua Umiliana Grifoni - che raccontavano della giornata ma anche della forte preoccupazione per i pesanti bombardamenti in corso, sia via terra che via mare. Preceduti da razzi illuminanti, raccontavano che facevano tremare la terra. Di lì a poco la preoccupazione si è cristallizzata nella notizia, temuta, dell’avvio dell’operazione di terra.
La crisi umanitaria non fa che aggravarsi con, solo da ieri sera, altri 27 morti tra la popolazione civile palestinese, bambini inclusi, ed altre abitazioni ed infrastrutture distrutte o danneggiate, inclusi ospedali. Questi hanno sempre più difficoltà ad operare sia per la carenza di medicine e gasolio per far funzionare i generatori che per la stanchezza del personale impegnato oramai da 11 giorni a fare fronte all’emergenza. Manca anche il sangue: uno dei colleghi mi diceva che ieri mattina voleva andare a donarlo ma la moglie aveva paura di rimanere da sola a casa e ha rinunciato. I nostri colleghi a Gaza hanno utilizzato il breve tempo della tregua anche per raccogliere ulteriori dati su danni e bisogni, in particolare in relazione ai settori nei quali interveniamo ossia l’allevamento, l’agricoltura e la pesca”.