Sono oltre 4 milioni le persone colpite dal conflitto in Darfur, tra popolazioni sfollate e comunità intrappolate nelle aree di guerra: 1,8 milioni sono bambini e adolescenti sotto i 18 anni. Dall'inizio del conflitto, oltre 2 milioni di persone, tra cui un milione di bambini, sono state costrette ad abbandonare le proprie terre d'origine e vivono ora in 700 campi per sfollati allestiti nei 3 Stati del Darfur, cui si aggiungono circa 230.000 profughi nel Ciad orientale. Donne e bambini pagano il prezzo più alto della guerra, in termini di mancato accesso ai servizi sociali e di protezione di base: l'Unicef stima che circa 75 bambini muoiano ogni giorno a causa di malattie prevenibili e curabili, per la difficoltà di ricevere cure mediche di base e acqua potabile.

Donne e ragazze sono le più esposte ad abusi e violenze sessuali, con ripetute denunce di aggressioni sia all'interno che fuori dai campi sfollati. La mancanza delle minime condizioni di sicurezza resta il principale ostacolo all'assistenza umanitaria per le popolazioni colpite dalla guerra. A partire dal mese di aprile, gli attacchi indiscriminati alle organizzazioni umanitarie sono progressivamente aumentati: 16 convogli di aiuti sono stati assaltati e saccheggiati, 22 operatori umanitari sono stati rapiti nel corso di imboscate e 2 detenuti temporaneamente dalle autorità sudanesi. Altri ancora sono stati aggrediti fisicamente o minacciati; in 5 occasioni si sono registrati attacchi a sedi di organizzazioni umanitarie.

L'azione dell'Unicef.

La recrudescenza degli scontri e il continuo sfollamento di popolazione che ne consegue - 80.000 persone da gennaio 2007 - implica che, sebbene gli interventi umanitari abbiano progressivamente raggiunto un numero sempre maggiore di popolazioni in bisogno, la percentuale di persone che necessita assistenza rimane sostanzialmente invariato: allo stato attuale, l'Unicef stima che circa il 50% della popolazione colpita dalla guerra non abbia accesso a strutture mediche di base. Gli alti livelli di insicurezza incidono soprattutto sulla riattivazione e il regolare funzionamento dei servizi sanitari di base.

Se nella prima campagna di vaccinazioni d'emergenza del 2007 l'Unicef ha potuto vaccinare oltre 6 milioni di bambini contro la polio in tutto il Nord Sudan, Darfur incluso, la riattivazione dei sistemi di vaccinazione di routine (indispensabili per una completa copertura vaccinale contro le principali malattie dell'infanzia) resta la difficoltà principale, in quanto presuppone strutture sanitarie adeguatamente equipaggiate e regolarmente rifornite, personale qualificato e un'erogazione capillare dei servizi a livello comunitario.

Per rispondere alle esigenze della popolazione colpita dalla guerra, l'Unicef ha ampliato i propri programmi di emergenza in Darfur, con interventi nel settore sanitario e nutrizionale, idrico e igienico-sanitario, della protezione dell'infanzia e per l'istruzione:

- 1,7 milioni di bambini sono stati vaccinati contro il morbillo;

- 1,3 milioni di bambini sono stati vaccinati contro la polio;

- servizi di vaccinazione di routine sono stati finanziati in 260 centri sanitari;

- attività per la lotta alla malnutrizione sono state condotte in 140 centri nutrizionali;

- è stata fornita acqua potabile a 1,1 milioni di persone;

- garantiti servizi igienici a circa 450.000 abitanti;assistenza psicosociale prestata a oltre 270.000 tra donne e bambini;

- 516.500 bambini sono stati inseriti a scuola - un numero senza precedenti in Darfur

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