Si conclude il ciclo di incontri di FREQUENZA200. 180 ragazzi, 30 insegnanti, 8 dirigenti scolastici, 120 volontari, 40 operatori sociali, 8 funzionari dei Comuni si sono confrontati sulla scuola di oggi: saranno riusciti a comunicare davvero?

La prossima settimana si diplomeranno gli ultimi maturandi. Per loro la scuola è finita, e il percorso educativo non si può più cambiare ma migliorare la scuola si può. Intervita si è chiesta da dove partire.

Frequenza200, network nazionale di Intervita per combattere la dispersione scolastica, ha scelto di affrontare il tema mettendo al centro della discussione i ragazzi. Sono stati loro i protagonisti di un ciclo di seminari, che ha preso il via da Torino passando da Napoli, Palermo e Milano.

180 ragazzi, 30 insegnanti, 8 dirigenti scolastici, 120 volontari, 40 operatori sociali, 8 funzionari dei Comuni si sono confrontati sulla scuola di oggi. Non era scontato che i ragazzi potessero far loro un momento, come quello dei seminari, spesso pensato per soli adulti. Eppure si sono parlati, eccome!

Tra una provocazione, un rap e uno scambio serrato di idee i ragazzi, protagonisti dell’evento hanno raccontato a educatori, genitori, dirigenti scolastici, insegnanti, operatori sociali e volontari del doposcuola il loro quotidiano, quello che funziona in classe e quello che vorrebbero cambiare.

All’interno dei seminari, proprio per dimostrare che una “buona scuola” è possibile, è stato raccontato il progetto Frequenza200, network nazionale di Intervita per combattere la dispersione scolastica; è stata inoltre l’occasione per presentare ufficialmente il Manifesto di Frequenza200, un paper che racconta per punti il modello educativo proposto, fondato su culture politiche e pratiche inclusive finalizzate a garantire il diritto allo studio e all’educazione.

Le parole dei ragazzi e le loro esperienze sono state il punto di partenza di ogni riflessione. Da nord a sud, quello che emerge è che sono tante le cose che rendono la scuola ostile ai ragazzi “L’insegnante usa il voto anziché le parole”, Giulia 14 anni; “La cosa peggiore che puoi dire ad un professore è dire quello che pensi di loro. Ma a volte ti viene di dire quello che pensi e da lì sono guai!” Massimo, 16 anni; “Gli insegnanti spesso hanno una visione preconcetta”, Zhang, 13 anni; “La prima interrogazione ha troppo peso, se sbagli quella sei fregato”, Carmela, 12 anni.

Ma al di là delle polemiche e delle provocazioni degli adolescenti a uscirne sono tanti suggerimenti dati agli adulti per riuscire a capirli e per rendere la scuola di oggi migliore.

“Un professore dovrebbe essere più amico e meno prof”; “Meglio la valutazione orale che quella scritta”; “Deve nascere un rapporto umano”; “In che modo l'insegnante ci dà una mano? Iniziando ad ascoltare!”

Anche gli adulti non sono stati da meno. Professori, educatori e genitori si sono messi allo stesso livello dei ragazzi e si sono interrogati sulle buone pratiche da mettere in atto per costruire insieme una scuola migliore, con l’obiettivo di far emergere i principali problemi e criticità di cui oggi soffre la scuola italiana e a proporre idee e azioni concrete che permettano di superarli.

Partendo dall’autocritica (“Come possiamo insegnare a sognare se noi adulti non abbiamo sogni?”; “Il voto è un nemico della scuola”; “Nei cantoni svizzeri c'è la prova della relazione prima di essere ammessi alla scuola per insegnanti”) in ogni seminario sono emersi spunti e conclusioni: “In Italia abbiamo fatto pace con l’infanzia ed abbiamo dichiarato guerra ai ragazzi. Per i primi abbiamo i diritti per i secondi solo reprimende”; “Ascoltare significa prendere sul serio chi ci sta parlando senza pensare alla risposta da dare”; “L’insegnante non deve aiutare deve allenare”; “Perché viene detto che la scuola è un ostacolo? La scuola è una scala per superare gli ostacoli”.

“I seminari hanno vinto una scommessa: adulti e ragazzi hanno mostrato una grande responsabilità.

Per una volta insieme e per una volta alla pari, alla fine è arrivata la conferma della gioia alla partecipazione, del piacere reciproco di essere ascoltati” ha dichiarato Marco Chiesara, Presidente di Intervita. “Credo di poter dire che in tutti i contesti sia emerso che un cambiamento è possibile, ma è necessario partire dall’ascolto dei ragazzi; e quindi dalla conoscenza reciproca, senza pregiudizi.

Sembra questa la conferma più evidente: la dispersione scolastica è legata fortemente ai tanti preconcetti che gli adulti affibbiano ai ragazzi (i bulli, gli inappetenti, i sognatori…), spingendoli a comportarsi con ciascuna categoria secondo schemi precostituiti. Spezzando questi schemi sarà più facile iniziare un dialogo sincero e puntare, finalmente, su una reale inclusione sociale e scolastica”.

La scuola è - e rimane, lo dicono i ragazzi stessi - il luogo del crescere per eccellenza: dell’imparare a sognare.

È il più arduo compito degli insegnanti quello di riuscire ad accompagnarli nella scoperta del mondo con una didattica capace di fornire a questi giovani gli strumenti necessari per affrontare le sfide della vita.


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