Documento della Conferenza delle Regioni del 12 giugno. (Regioni.it 2524 - 25/06/2014) La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella riunione del 12 giugno, ha approvato un documento contenente “prime riflessioni” sule linee guida per una riforma del terzo settore. (http://www.regioni.it/it/show-2524/newsletter.php?id=2017&art=12696)

Il testo (pubblicato nella sezione “Conferenze” del sito www.regioni.it) è stato trasmesso dal presidente Vasco Errani al ministro Giuliano Poletti, in vista della presentazione di un disegno di legge delega in materia.
La proposta di Linee guida per la riforma del Terzo Settore risponde oggi ad una esigenza diffusa di adeguare scenari e norme superate, facendo chiarezza e dando coerenza e regole nuove ad un mondo sempre più ricco, articolato e dinamico di cui, con gli attuali strumenti, è difficile cogliere tutti gli aspetti e le potenzialità.

Appare però difficoltoso promuovere una riforma del Terzo Settore senza collocarla in una visione più ampia di Welfare. In alcuni punti del documento, forse anche per la brevità delle affermazioni, si lascia spazio a diverse interpretazioni “nuovo welfare partecipativo”, “ voucher universale” per i servizi alla persona e alla famiglia”, “secondo welfare”, etc. Certamente il Terzo Settore è uno degli attori principali del Welfare, ma è necessario introdurre alcune considerazioni sul passaggio ad un “nuovo welfare” di responsabilità pubblica, sia pure con una centralità di ruolo del Terzo Settore.

In particolare, sulla disciplina sperimentale del voucher universale come strumento di infrastrutturazione del secondo welfare: non vi è chiarezza né dell’ambito di applicazione, né del significato, pare ovvio, che non sarebbe accettabile una misura avulsa dalla programmazione territoriale e dalla presa in carico nell’ambito del progetto individuale.

Proprio per affrontare una nuova fase dello Stato Sociale, si dovrà pensare a definire il quadro entro il quale si muovono le politiche sociali e soprattutto definire quei diritti di cittadinanza previsti dalla Costituzione, attraverso la individuazione dei LEP, passando anche per i Macro Obiettivi, già proposti dalla Commissione Politiche Sociali della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nel 2012, che ben si adattano anche all’Obiettivo Europeo dell’Inclusione e lotta alla povertà. In questi termini la collaborazione sistematica, la ricomposizione dei rapporti tra Stato e cittadini, tra pubblico e privato, si svolgerebbe nella chiarezza di ruoli.

Ancora sugli aspetti generali, va sottolineato che i temi affrontati nel documento, in realtà non riguardano solo il Terzo Settore ma attengono “trasversalmente” a tutto il modello di sviluppo storico-sociale, quindi si deve porre attenzione a non costruire modelli “poco reali”.

In questi termini va sottolineato che non si può dare per scontato che il modesto sviluppo, in Italia, rispetto ad altri paesi dell’economia sociale, sia dovuto ad una normativa inadeguata o alla mancanza di finanziamenti e/o agevolazioni per il Terzo Settore, è un’ottica riduttiva, che non tiene conto della complessità della crisi che attraversa il Paese da almeno un triennio.

Sulla relazione pubblico/privato, va poi ricordato, anche alla luce della giurisprudenza comunitaria dell’ultimo decennio e di quella nazionale degli ultimi quindici/venti anni, non è la natura del soggetto a caratterizzare i modelli di relazione pubblico/privato, bensì le oggettive caratteristiche dei contenuti negoziali1.

1 Si cita in proposito la paradossale vicenda dei c.s. “trasporti sanitari” e le implicazione per gli stessi, da parte dei soggetti del Terzo Settore.

Infine, sempre sugli aspetti generali, valorizzare il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale è più che positivo, ma si tratta di due profili che pur complementari, non sono da non confondere tra loro con espressioni generiche, ovvero affermare che la tutela dei diritti si realizza attraverso la sussidiarietà è piuttosto un petizione di principio, riduttiva degli stessi diritti e che all’interno del documento può addirittura apparire come un depotenziamento delle funzioni istituzionali pubbliche derivanti dai principi Costituzionali.

Di fronte alla positività che le Linee Guida riconoscano il valore e il ruolo anche economico dei soggetti del Terzo Settore, il tema dell’economia sociale va affrontato con una maggiore profondità, avviando una riflessione anche sul rapporto con i soggetti profit. Per far decollare l'impresa sociale sarà necessario definirne maggiormente l'identità e l'utilità sociale anche in relazione ai soggetti già esistenti.

Tramite questa riforma sarà necessario definire non solo la soggettività giuridica e sociale dei diversi soggetti del Terzo Settore quanto, in ragione di tale soggettività, quali sono i ruoli, le competenze che questi soggetti debbono rivestire nel sistema, soprattutto in rapporto con la Pubblica Amministrazione. Tutto questo, può agevolare l'individuazione dei bisogni, la programmazione e definire “chi fa che cosa”, assetto indispensabile per l'ottimizzazione degli interventi.

È molto positiva l’idea di un Testo Unico, tenendo fermo l’impianto normativo della legge 328/2000. Sarebbe utile, ai fini di un Testo Unico, abrogare solo gli articoli della legge 328 che riguardano il Terzo Settore, rimandando al TU stesso.

In relazione ai punti su cui si intende lavorare con il Piano, va sottolineato che se si va verso la riforma del Codice Civile, questa deve essere fatta contemporaneamente alle leggi su Volontariato, APS e Cooperazione, in coordinamento con le norme sulle soggettività fiscali. Le norme attuali in materia hanno creato non pochi problemi interpretativi e non solo si sovrappongono, ma talvolta si contraddicono. Utile e positivo è chiarire meglio anche l'accezione "modalità non commerciale".

Sotto il profilo fiscale il riordino previsto è necessario e indispensabile, in materia va sottolineata la problematica IVA, sostenendola anche nei confronti delle regole europee, tutelando il regime di IVA agevolata particolarmente per la cooperazione sociale ed i servizi sociosanitari.

Sulla riforma del Codice Civile, va rammentato che lo scopo dovrebbe essere quello di rafforzare la flessibilità e la snellezza dell’attuale disciplina per gli enti non lucrativi, secondo le indicazioni costituzionali che ne hanno costantemente fornito dottrina e giurisprudenza.
Circa la revisione dei requisiti per l’Autorizzazione e l’Accreditamento, nonché delle procedure di affidamento per l’erogazione dei servizi sociali da parte degli enti locali ad organizzazioni del Terzo Settore, va ricordato che tali principi non riguardano esclusivamente il Terzo Settore, ma l’intero sistema dei servizi pubblici locali, con il necessario recepimento delle Direttive Comunitarie.

La revisione dei registri e albi, può e deve essere fatta in una logica di quadro generale, evitando la ridondanza. Va quindi potenziato il sistema di riconoscimento e di monitoraggio. Il registro nazionale deve avere una funzione ben precisa e devono essere chiare le relazioni fra albi nazionali e regionali.

Pieno accordo sulla riduzione degli adempimenti burocratici. Il sistema di rendicontazione deve comunque rimanere consono all'identità giuridica e sociale dei soggetti. Molto opportuna appare l'armonizzazione dei regimi delle agevolazioni fiscali e dei benefici di legge riconosciuti alle diverse forme del non profit. Positivo il punto 9, da collegarsi al punto 13. Nel complesso appare utile accompagnare i soggetti del Terzo Settore al mutamento istituzionale.

Anche l’ampliamento delle categorie dei lavoratori svantaggiati è una richiesta diffusa, la crisi rende evidente le diverse tutele tra i cittadini, occorre però evitare siano “troppo irrigidite” le definizioni in legge.

Il potenziamento del 5x1000 deve accompagnare la “ridefinizione della platea dei destinatari” andando a tutelare le realtà minori. L’Istituzione dell’Autority, va inquadrata nel più ampia azione di riordini di tali organismi e secondo un’ottica di concretezza senza ridondanze e sovrapposizioni. Pare più utile che il controllo sia esercitato a livello regionale, in accordo con l'Agenzia delle Entrate, dando autonomia interpretativa sia dal punto di vista amministrativo che fiscale.

Infine, pieno accordo sull’istituzione del Servizio Civile Nazionale Universale anche se dovranno essere chiari e ridefiniti i termini di finanziamento con un’applicazione che si presume graduale che richieda procedure più semplificate, riduzione dei tempi e l’apertura dei bandi ai giovani stranieri.

In ultimo, parrebbe importante anche introdurre un riferimento alle Società di Mutuo Soccorso, che potrebbero essere rivitalizzate in modo molto significativo, soprattutto per la parte relativa alla mutualità sanitaria integrativa relativa per le long-term care.

Le Regioni, auspicano infine, che per il riordino della normativa sul Terzo Settore siano avviate forme di collaborazione tra Governo, Regioni, Autonomie Locali ed anche Terzo Settore, affinché la revisione legislativa sia organica e rispettosa delle competenze regionali in materia di indirizzi e di pianificazione.

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