Emma Cavallaro è stata rieletta presidente nazionale della ConVol nella giornata che ha chiuso l’Assemblea che si è svolta dal 20 giugno al 22 giugno a Reggio Calabria. Durante i lavori si è riflettuto a lungo sui cambiamenti che stanno riguardando le Organizzazioni di Volontariato, sul ruolo che può avere una realtà come ConVol e sulle sfide che la attendono. La prima è la riforma del Terzo Settore che il Governo sta mettendo a punto, una riforma alla quale ConVol, dopo aver inviato un testo di risposta alle Linee Guida, intende partecipare come soggetto attivo.
Durante l’Assemblea è stata ribadita la necessità di evitare che la riforma porti a un Testo Unico del Terzo Settore che, non tenendo conto delle tante specificità che compongono questo mondo, potrebbe annullarle invece che considerarle ricchezza e risorsa. È stata inoltre ribadita l’importanza della gratuità dell’azione volontaria come elemento fondamentale delle OdV. “Il tema della gratuità dell’azione volontaria deve essere affrontato con la consapevolezza che solo il Volontariato può intervenire per contrastare gli effetti più drammatici della crisi” ha affermato Emma Cavallaro, concludendo che “occorre ritrovare il principio della sobrietà, che rappresenta un valore da condividere e di questo il Volontariato si sente responsabile. Maggiore sobrietà per tutti è infatti un imperativo morale nel senso che tutti sono chiamati in causa nelle proprie scelte”.
Il mondo del Volontariato sta cambiando. E proprio per questo l’Assemblea è stata pensata come un’importante occasione di riflessione per indagare ed esaminare bene le sfide e i rischi che ConVol incontrerà nel prossimo triennio. L’Assemblea è stata aperta dalle relazioni di Ugo Ascoli dell’Università Politecnica delle Marche, Giorgio Marcello e Sabina Licursi dell’Università della Calabria che hanno preso spunto dai primi dati della ricerca che la ConVol sta realizzando in Italia, “Le trasformazioni delle Organizzazioni di Volontariato”. La ricerca, la cui raccolta dati si è appena conclusa, ha inteso, da un lato, fare il punto sulle trasformazioni in atto nelle Organizzazioni di Volontariato e, dall’altro, costruire una sorta di identikit socio-culturale del “volontario”, cioè di colui che presta la sua attività gratuitamente presso organizzazioni piccole o grandi del Terzo Settore.
È stato somministrato un questionario a quasi 900 organizzazioni selezionate in tutto il Paese. Sono stati intervistati oltre 1000 volontari tramite la costruzione di un campione statisticamente rappresentativo. Dalla ricerca si evince che le persone che fanno Volontariato, una volta presa la decisione di aderire ad un’organizzazione, mantengono il loro impegno per molti anni (il 34,6% lo fa da almeno 15 anni) e mostrano una dedizione “robusta”, fatta di molte ore al mese (il 21,7% dedica al Volontariato almeno 20 ore al mese). Fare Volontariato al Sud non rivela grandi differenze rispetto all’impegno nel Centro-Nord, tutti i volontari danno un giudizio positivo dell’organizzazione nella quale operano (tra chi ha abbandonato il volontariato solo il 16,5% lo ha fatto perché non si riconosceva nell’organizzazione o era in disaccordo su come si prendevano le decisioni). Si è voluto verificare anche come l’attività di Volontariato possa influenzare il senso civico, l’impegno sociale e politico, la fiducia nelle istituzioni, la fiducia negli altri. Dalla ricerca emerge un quadro assai differenziato: fare Volontariato aiuta a relazionarsi con gli altri e quindi incrementa la fiducia negli altri (è così per l’81% degli intervistati); fare Volontariato invece non conduce a una maggiore fiducia nelle istituzioni e nella politica. Confrontarsi quotidianamente con le problematiche sociali e allo stesso tempo con le carenze del Welfare e le rigidità della burocrazia fa sì che emerga un giudizio critico assai forte: tra i volontari si evidenzia una valutazione assai severa nei confronti dell’attuale politica italiana. Solo il 24,5% dei volontari italiani ha dichiarato di avere fiducia nella politica. Ma c’è un altro dato interessante: i volontari del Sud appaiono leggermente più impegnati politicamente rispetto ai volontari del Nord.
Un altro degli obiettivi della ricerca è quello di evidenziare le tendenze e i cambiamenti delle OdV italiane. A questo riguardo in particolare si è indagato il profilo istitutivo delle associazioni, la loro dimensione politica, la tenuta del criterio della gratuità. I primi risultati della ricerca consentono di fotografare un volontariato che si divide tra le organizzazioni del settore socio-assistenziale e sanitario, per un verso, e quelle di tutela dei diritti, per un altro. È un dato che andrà indagato ulteriormente, ma che lascia immaginare un avvicinamento della solidarietà organizzata alle nuove emergenze sociali. In questo senso, 9 organizzazioni su 10 ritengono che le OdV siano una soluzione alla crisi del Welfare.