L’appello di VIS e dei Salesiani per il Sociale alle Istituzioni italiane in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato: Riduzione soggiorni nei centri di accoglienza, velocizzazione procedure e un’accoglienza familiare e sostenibile.
Roma. "E’ meglio agevolare strutture di accoglienza “piccole” dove è facilitata una modalità “familiare” più sostenibile nell’accogliere. Allo stesso tempo bisogna velocizzare i tempi per l’audizione dei migranti nelle commissioni territoriali”. E’ questo il cuore del messaggio rivolto alle Istituzioni italiane dal VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) e dai Salesiani per il Sociale (Federazione SCS/CNOS) in occasione della “Giornata mondiale del Rifugiato” del 20 giugno. Le due realtà civilistiche salesiane sono impegnate in un tavolo operativo congiunto per coordinare le attività in favore dei migranti in Italia e nei Paesi di partenza.
Don Giovanni D’Andrea, Presidente dei Salesiani per il Sociale, la federazione che riunisce 85 soci in tutta Italia impegnati nel contrasto del disagio e alla emarginazione minorile dichiara: “I migranti che arrivano in Italia, molto spesso, trascorrono nei centri di accoglienza lunghi periodi che vanno dai 10 ai 18 mesi, prima di essere ascoltati dalle Commissioni territoriali deputate a conferire o meno lo status di rifugiato. L’iniziativa Mare Nostrum avviata dal governo italiano rappresenta un grande gesto di solidarietà e dimostra che l’Italia è una nazione in grado di concretizzare gli articoli della Dichiarazione dei Diritti Umani alle volte solo tanto decantati con belle parole. Occorre però un maggiore impegno da parte delle istituzioni per velocizzare il rilascio dei documenti attestanti lo status di rifugiati e, così, permettere ai migranti di raggiungere quei Paesi europei nei quali vogliono recarsi”.
Il Presidente del VIS, Nico Lotta, sottolinea le condizioni di vita nei centri di accoglienza: “Occorre privilegiare i centri di accoglienza con un numero sostenibile di migranti, dai 20 ai 50. Oggi invece assistiamo al consolidamento ed alla nascita di centri con centinaia ed a volte migliaia di persone che non hanno nessun progetto di integrazione. Spesso imprenditori s’improvvisano operatori sociali e trasformano alberghi in centri di accoglienza vedendo il fenomeno dell’immigrazione solo come business per salvare dal fallimento le strutture ricettive. Il fenomeno diventa ancora più grave quando in questi centri ci sono dei Minori Stranieri non Accompagnati. Le piccole comunità garantiscono maggiore attenzione ai migranti e sono più adatte a favorire i processi di integrazione con le comunità locali”.