Si è svolto presso la sede dell’Isfol il convegno Oltre l’inclusione verso la qualità di vita. Percorsi di transizione per l’inserimento socio-lavorativo dei giovani con disabilità psichica. L’incontro organizzato dai promotori del Programma Strategico Pro.P. si poneva l’obiettivo di favorire il confronto tra istituzioni, organizzazioni ed esperti allo scopo di accrescere la cultura collegata alla tematica del disagio psichico. (http://www.isfol.it/primo-piano/linserimento-socio-lavorativo-dei-giovani-con-disagio-psichico)

In apertura dei lavori sono intervenuti i rappresentanti dei due Ministeri del Lavoro e dell’Istruzione che hanno collaborato alla ricerca e che hanno parlato rispettivamente attraverso le voci di Grazia Strano e Speranzina Ferraro. Entrambe hanno ribadito l’importanza di attivare una rete di soggetti capaci di dare gambe ad un progetto come questo che intende passare dalla teoria alla pratica ed in particolare è stata sottolineata l’importanza di considerare il giovane con disagio psichico non più un utente assistito ma piuttosto un lavoratore. In questa maniera, hanno concluso, inserimento lavorativo e inclusione sociale non verranno più pensati come elementi distinti.

Ad Amedeo Spagnolo, responsabile del Progetto Pro.P. dell’Isfol è stato assegnato il compito di introdurre e moderare la prima parte del dibattito durante la quale sono stati diffusi i risultati della ricerca Isfol Analisi della dimensione inclusiva dell’offerta formativa e delle misure di accompagnamento dei giovani 14-18 anni affetti da disturbi mentali . Secondo Spagnolo “quello che manca oggi ai giovani con disagio psichico è proprio il passaggio tra la scuola e il mondo del lavoro. Per questo motivo il nostro studio ha lavorato su due fronti l’analisi dei fattori di rischio collegati al disagio e dall’altra le buone prassi di inserimento.”

L’intervento successivo affidato alla curatrice dell’indagine Daniela Pavoncello ha descritto i particolari della ricerca che è stata condotta su un campione di 2.800 giovani distribuiti in cinque regioni italiane (Puglia, Campania, Lazio, Marche e Molise). Sono state indagate soprattutto quelle scuole come gli Istituti tecnici o i professionali in cui il disturbo mentale è maggiormente presente, in tutto 53. Di queste circa la metà (26) hanno partecipato portando una proposta di interventi a supporto della transizione dall’istruzione al lavoro dei giovani con disagio psichico.

La Pavoncello ha concluso affermando che “prevenire nei contesti educativi si può, ma per far questo è necessario trasformare le esperienze realizzate in buone pratiche trasferibili. Solo attraverso la modellizzazione di percorsi di intervento è possibile individuare i fattori di rischio che consentono di intervenire precocemente sul fenomeno”. A dare corpo a queste affermazioni sono stati i Dirigenti scolastici che hanno presentato le esperienze realizzate presso le loro strutture attraverso video ed interventi illustrativi.

L’ultima sessione, a carattere più istituzionale, ha visto la presenza nelle vesti di moderatore del Presidente dell’Isfol Antonio Varesi che ha ricordato le intenzioni di quel tavolo ossia “creare attraverso le istituzioni una forte sensibilità dell’amministrazione centrale attorno al tema del disagio psichico e questo perché - ha proseguito Varesi- giungere ad una sperimentazione e modellizzazione non basta se non c’è anche l’applicazione e la diffusione”. In accordo con Varesi anche il Sottosegretario di stato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Luigi Bobba il quale, in chiusura, ha sottolineato come “il successo di questo progetto dipende dal coinvolgimento dei diversi attori” e ha proseguito affermando che “l’elemento di contesto è il jolly che fa vincere la partita. Per questo dobbiamo restituire il disagio alla responsabilità della comunità. In questo quadro la capacità dell’Isfol di promuovere la rete, segnalare e diffondere buone prassi è motivo di apprezzamento e incoraggiamento”.

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