Juba/Roma. Sono oltre 315 i casi di colera registrati in Sud Sudan da quando il Ministero della Salute ha confermato ufficialmente l’epidemia nella capitale Juba, il 15 maggio 2014. In altre località nel paese ci sono stati casi sospetti che sono in attesa della conferma di laboratorio. L’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) ha risposto immediatamente, supportando con donazioni di medicinali e materiali medicali le strutture sanitarie del Ministero della Salute. Nella corsa per contenere l’epidemia, le équipe di emergenza di MSF hanno anche allestito un centro per il trattamento del colera, hanno già individuato località dove poter installare altri eventuali centri in futuro, organizzato distribuzioni di acqua potabile, condotto campagne di sensibilizzazione e organizzato campagne di vaccinazione contro il colera nei campi sfollati.
“Dopo cinque mesi di intenso conflitto, a causa delle drammatiche condizioni di molti campi sfollati e di una stagione delle piogge con precipitazioni sempre più intense, siamo preoccupati dell’impatto che avrà la malattia” dichiara Brian P. Moller, Capo missione per MSF in Sud Sudan. “Il colera può essere curato in maniera semplice ed efficace se preso in tempo. La priorità di MSF è quella di assicurare una risposta rapida ed efficiente per contenere l’epidemia quanto possibile, sia attraverso il trattamento dei pazienti sia prevenendo la diffusione della malattia.”
A Juba, nell’ultima settimana, MSF ha fornito medicinali e materiali medicali a diverse piccole cliniche del Ministero della Salute presenti in città, e in particolare al Juba Teaching Hospital, attualmente l’unico centro per il trattamento del colera. Queste donazioni includono letti, kit per la diagnosi, occorrente per la clorazione dell’acqua, sali per la reidratazione orale. Inoltre MSF ha inviato medici esperti di colera e un esperto di acqua e servizi igienico-sanitari per supportare lo staff dell’ospedale.
Allo stesso tempo, le équipe di MSF hanno avviato l’allestimento di un centro per il trattamento del colera di 50 posti letto nel distretto di Gudele, una delle aree maggiormente colpite dall’epidemia. Questo centro sarà completamente operativo a partire da questo fine settimana, e se necessario potrà essere ampliato fino a 100 posti letto.
L’organizzazione sta anche programmando di aprire altri centri per il trattamento del colera nella capitale per aumentare la capacità di assistenza nelle prossime settimane. Nei campi sfollati di Juba, dove MSF fornisce assistenza medica da dicembre, le équipe di emergenza hanno già identificato possibili siti per nuovi centri per il trattamento del colera nel caso l’epidemia si diffonda anche lì, e stanno portando avanti attività di promozione della salute.
Nel resto del paese, MSF sta rispondendo all’epidemia in diversi stati dove sono stati riportati casi sospetti. Nel campo sfollati di Malakal, nell’Upper Nile State, MSF ha installato in via precauzionale un centro per il trattamento del colera dopo aver vaccinato circa 17.000 persone ad aprile e maggio di quest’anno. Nello stesso stato, MSF ha inviato un’équipe di emergenza a Kaka, a 40km da Melut, per valutare le condizioni di una clinica locale e donare attrezzature e rifornimenti. L’organizzazione sta preparando un piano di emergenza nel caso di un’epidemia di colera nel campo sfollati di Melut. Nel campo rifugiati di Bentiu, Unity State, MSF sta supportando una campagna di vaccinazione contro il colera e sta predisponendo ulteriori risorse per rispondere all’epidemia.
Nel Lakes State, a Minkamman, dove da dicembre MSF sta fornendo assistenza a circa 80.000 sfollati, l’organizzazione ha portato avanti una campagna di vaccinazione supplementare all’interno del campo. Questa campagna è indirizzata agli sfollati che potrebbero aver mancato le precedenti campagne di vaccinazione condotte all’inizio di quest’anno. Sono infatti necessarie due dosi di vaccino perché questo sia efficace, e anche in quel caso si stima la protezione massima raggiungibile sia del 65%. Cionostante, è uno dei pochi metodi, insieme al miglioramento delle condizioni igieniche generali, della fornitura d’acqua e dei servizi igienico-sanitari, per offrire a una comunità vulnerabile la possibilità di evitare un’epidemia.
A Minkamman, MSF sta fornendo anche 500.000 litri di acqua clorinata al giorno, di fondamentale importanza per ridurre la trasmissione della malattia. In caso di epidemia, le équipe sul terreno sono pronte ad installare un reparto di isolamento con 20 posti letto nelle strutture sanitarie già presenti e, se si rendesse necessario, anche un centro per il trattamento del colera.
Il colera è un’infezione intestinale acuta causata da un batterio – Vibrio cholerae – che sopravvive a lungo in ambienti malsani. La diarrea e il vomito causati dall’infezione inducono velocemente disidratazione severa e possono portare alla morte. Il colera può essere trattato in modo semplice ed efficace se preso in tempo. Il trattamento consiste nel reintegrare i liquidi e gli elettroliti perduti e reidratando il paziente con soluzioni orali o, nei casi più gravi, intravenose.
MSF IN SUD SUDAN: MSF ha fornito assistenza umanitaria in quello che adesso è il Sud Sudan per oltre 30 anni. Dopo gli scontri scoppiati a Juba, il 15 dicembre 2013, e poi in diversi altri stati, MSF ha aumentato la sua capacità rispondere rapidamente ai bisogni medici di emergenza del paese. Nei primi cinque mesi della crisi, le équipe di MSF hanno fornito più di 270.000 visite ambulatoriali, di cui più di 110.000 a bambini sotto i cinque anni. MSF ha assicurato anche 11.000 ricoveri, 6.500 dei quali riguardavano bambini sotto i cinque anni. Inoltre, le équipe di MSF hanno effettuato più di 2.000 interventi chirurgici, curato oltre 2.300 persone per ferite di guerra e assistito quasi 6.400 parti. Le équipe mediche di MSF adesso lavorano a 22 progetti, in 9 dei 10 stati del Sud Sudan, fornendo assistenza medica di base, supporto nutrizionale, chirurgia, vaccinazioni e supporto relativo ad acqua e servizi igienico sanitari.