Caritas italiana ha pubblicato
“False partenze”, rapporto 2014 su povertà ed esclusione sociale, con i dati raccolti dalle Caritas diocesane e da meno di un terzo dei 2832 centri d’ascolto Caritas. (
http://www.uneba.org/caritas-rapporto-2014-sulla-poverta-e-le-nostre-proposte-sul-welfare/)
Evidenziamo alcuni aspetti
- Media nazionale: il 61% di chi chiede aiuto ai centri d’ascolto è straniero. Ma al Sud le percentuali si invertono, è italiano il 60%
- 54% di chi chiede aiuto è donna, 72% ha figli, 6% è anziano
- 59% ha il problema della povertà, il 47% della mancanza di lavoro. Il 10% chiede al centro d’ascolto informazioni sulle misure o prestazioni socioassistenziali disponibili sul territorio
- 1148 le diverse iniziative anti crisi economica promosse dalle Caritas o direttamente dalle diocesi
- Nel 90% delle diocesi ci sono iniziative di erogazione diretta di denaro
- Nel 70% delle diocesi ci sono “empori solidali” che offrono beni di prima necessità a prezzi inferiori a quelli di mercato
- 3583 dal 2009 ad oggi hanno beneficiato del “Prestito della speranza”, frutto di un accordo tra Cei e Abi
Nella sua parte finale il Rapporto compie un analisi degli assetti del welfare italiano.
“Appare positivo – si legge – ad esempio, il rifinanziamento del Fondo nazionale per l’autosufficienza, così come l’introduzione del
nuovo Isee (…)Tuttavia la reale operatività di entrambi i provvedimenti non sarà immediata. Troppo spesso (questo accade) determinando incertezza e criticità a processi pur virtuosi di riforma”.
“Se è oggettivo – prosegue il Rapporto – riconoscere che la legge di stabilità 2014 ha impegnato un ammontare di risorse mai visto in questi ultimi anni per la lotta alla povertà, dall’altro lato assistiamo a percorsi di implementazione definiti ancora una volta nei termini di “sperimentazione” (si pensi alla nuova
Carta Acquisti), senza una prospettiva normativa definita e di copertura economica chiara di eventuali ulteriori misure in questo ambito. Il rischio è quello di avviare grandi cantieri territoriali che non trovano esito legislativo, generando più un sentimento di amarezza nei confronti di un’opera incompiuta, che la sedimentazione di competenze e strumenti efficaci di contrasto alla povertà”.